Franca Marchesi racconta











A raccontare è Franca Marchesi, ex responsabile per i nidi del settore istruzione al comune di Bologna. Ha di recente lasciato il posto, esattamente in settembre, a Elena Iacucci.

La Marchesi ha un vivissimo interesse per i nidi e per il loro andamento. L'ho incontrata con entusiasmo per tracciare, attraverso la sua esperienza, una breve storia dei nidi nel comune.
"Quando ha cominciato a prestar servizio nel comune di Bologna in qualità di responsabile nidi?
"Ho cominciato nel 1979 In quegli anni si avvertiva una grande voglia di fare, di costruire, pensi che erano molte le educatrici che richiedevano di essere aggiornate costantemente. Le famiglie partecipavano molto e collaboravano attivamente alla crescita del servizio che era avvertito come un bene collettivo.
Che problemi avete dovuto affrontare?
Il mio è stato un bel percorso. Ho visto i nidi in un momento in cui c'erano grandi potenzialità, e queste potenzialità si sono evolute in una complessiva qualità diffusa. Abbiamo dovuto puntare, sopratutto inizialmente, sulla intensificazione del servizio. Fin da principio si vantavano grandi eccellenze, ma non erano distribuite omogeneamente. Ancora oggi ci sono delle differenze tra un quartiere e l'altro, per disparità di servizi, ma Bologna oggi può dirsi ricca di servizi.
In che modo siete riusciti a diffondere una qualità omogenea?
Lo abbiamo ottenuto sostenendo un forte lavoro pedagogico di scambio e di confronto interno al nido, tra educatori e collaboratori, e tra i nidi dei diversi quartieri. Questo scambio ha portato nel tempo ad un incontro di saperi, di conoscenze. E' stato un work in progress.
Una volta raggiunta qualità e quantità di servizi, in che direzione avete lavorato?
Dalla seconda metà degli anni '80 ci siamo focalizzati sulla documentazione, anche attraverso impegnativi percorsi di formazione per gli operatori. E' stato un'attività lunga e faticosa, ma che si è rivelata utile. Abbiamo ripreso e catalogato le esperienze passate, per poter così organizzarci al meglio e fissare nuovi obbiettivi. Ancora una volta il lavoro è stato di incrocio di saperi, di conoscenze. E' nata su queste basi la figura del coordinamento pedagogico, una figura che organizza, supporta gli operatori, si occupa di comunicare e di portare esperienze in confronto, fissa anche i parametri educativi, è, in sintesi responsabile della qualità dei servizi. Altro aspetto davvero importante è stata la comunicazione con le famiglie. Tramite i documenti raccolti siamo riusciti ad estrapolare del materiale da rendere fruibile a chi sta fuori dai nidi, i genitori e a tutti i cittadini interessati. Dagli anni '90 si sono costituiti i centri genitori, luoghi dove i bimbi vengono accolti con i genitori.
Come vede il paragone tra pubblico e privato? 
C'è stato un buon lavoro di scambio tra pubblico e il privato sempre con il supporto del  coordinamento pedagogico e grazie anche all'istituzione del coordinamento pedagogico provinciale, organismo composto da tutti i coordinatori pedagogici del pubblico, del privato, del privato sociale e federati FISM. Ci si è scambiato sapere. Il privato ha portato nuove spinte, ma dobbiamo pensare che il rapporto di pubblico e privato deve rimanere in un buon equilibrio perché va da se, che un lavoro perfezionato in 40 anni di attività, non va sostituito solo con il nuovo. L'asilo comunale ha avuto un percorso di raffinata ricchezza personale.