Una riflessione senza risposte





Per qualche giorno BolognaNidi chiude i battenti per le feste, ci troveremo con l'anno nuovo, prima di congedarmi però, vorrei aprire una riflessione che spero  possa contagiare anche i lettori. Personalmente ho molte domande e
poche se non nessuna risposta. L'anno scolastico è quasi a metà, e a questo punto si possono fare un po' di conti. La scuola dell'infanzia ha un costo di frequentazione di circa 200 euro mensili. Spese da dividere tra trasporto, mensa, e altre rette non ufficiali ma dovute: regalo alle maestra, materiale vari tra cui fazzoletti, carta igienica, colla, matite colorate, pennarelli, acquarelli, pasta da modellare, salviette.... e poi ci sono altre rette di attività extra: ginnastica motoria, uscite gite e yoga... La scuola pubblica ha un costo che tutti conoscono e nessuno dice. Si tratta di un costo non tracciato. Durante le feste di Natale ho guardato genitori, collaboratori e maestre. Ho cercato di cogliere gli umori e di ascoltare i discorsi...Siamo in molti ad essere contenti di aver trovato un modo di partecipare alla vita scolastica, dandoci da fare per la recita, la tombola o partecipando al comitato genitori per verificare l'andamento. La maggior parte dei genitori pur sentendosi un po' in colpa non fa nulla e non sa nulla, perché è oppresso dai ritmi o dai problemi di tutti i giorni. La scuola è sempre più povera e da questa povertà si è attivata una piccola comunità che crea relazioni e ci fa sentire tutti migliori, perché alla fine, lavorare per uno scopo condiviso è sempre appagante. Eppure in tutto questo fare vedo pericolose crepe: intanto una scuola concepita sul sostegno volontario dei genitori crea necessariamente delle differenze. Più volte nella nostra città, Bologna, facendo una mappatura delle attività è risultato che nei quartieri più poveri le attività languono, mentre nei quartieri più ricchi non sanno più cosa inventarsi per dilettare e deliziare i bambini. E poi affiorano tante domande: per quanto i genitori e i lavoratori potranno supplire alla mancanza sempre più evidente di economie? Da quest'anno è finito anche l'ultimo investimento straordinario sui nidi. E ora? Il destino che è già in atto è la chiusura. Ma la domanda che mi pesa da molto tempo è: perché la scuola pubblica deve essere pagata sottobanco? Non sarebbe meglio introdurre una retta per spese chiare e alla luce del giorno? E dire in modo ufficiale a quali carenze il sistema è arrivato. Recentemente mi ha chiamata un'amica pedagogista. Mi ha raccontato che in un nido bolognese un'educatrice finito l'orario nella stessa struttura, si fa pagare per fare un corso di massaggio. E' accettabile? Un servizio senza soldi va avanti per un po' sul buon senso generale, e per fortuna ce n'è molto in giro tra educatori e insegnanti. In tutt'Italia si stanno formando comitati di genitori in difesa del pubblico. Ovunque ci sono battaglie per difendere il servizio che è minacciato da rette altissime ma anche dalla generale sciatteria governativa, che non conosce appartenenza politica, ma è ben radicata. In tutto questo mi chiedo se è questo il posto dove vogliamo lasciare i nostri bambini sempre più minacciato, sempre più cupo, stritolato da logiche di mercato che non trovano educatori o insegnanti per fare le sostituzioni, dove i metri quadri degli spazi interni e esterni si riducono, dove le cucine interne diventano un lusso, dove i genitori sono sempre chiamati a sborsare, senza poter dire la loro. I comitati che incontro sono tutti spontanei, quelli ufficiali sono silenziosi oppure sono chiamati in causa dall'Amministrazione solo per tentare una convalida. Questa non la chiamo partecipazione, la chiamo impotenza. E ora arrivo alla domanda che spero non rimanga sospesa: come potremmo cambiare questo andamento? da dove partire? Per andare verso quale modello gestionale? E' possibile  rilanciare il pubblico? Come?