Asino vola: "il cinema un bellissimo gioco, fatto molto seriamente". Grande schermo e infanzia, dialogo con il regista Paolo Tripodi



La fiumara è un corso d’acqua caratteristico dell’Italia meridionale, ha un letto ampio e ciottoloso, il suo corso impetuoso in primavera resta asciutto nel resto dell'anno. Basta la definizione per capire come questi torrenti, numerosi in Calabria e in particolare sulla costa reggina,  abbiano affascinato e continuino ad affascinare i bambini. Non a caso la fiumara è lo scenario in cui Maurizio, protagonista di Asino Vola, inizia ad inseguire i suoi sogni. Il film, diretto da Paolo Tripodi e Marcello Fonte , racconta la magica avventura di un bambino che ha fatto di una fiumara, usata come discarica dalla gente del paese, il suo parco giochi. Ed è da qui che, insieme a Mosè e Angiulina, il suo amico asino e una gallina bisbetica, a cui hanno prestato la voce  Lino Banfi e Maria Grazia Cucinotta, parte per realizzare il sogno di diventare musicista. 

Il film, prodotto da Tempesta in collaborazione con Rai Cinema, sarà presentato in anteprima mondiale il 16 agosto  e sarà l'evento di chiusura del 68° Festival del Film di Locarno, kermesse che ogni anno attira in Piazza Grande migliaia di cinefili.

Il film, che ha tra i suoi protagonisti anche Luigi Lo Cascio, sostiene l'AIRLl'associazione italiana per la lotta al retinoblastoma. Il retinoblastoma è un tumore maligno della retina che colpisce in età pediatrica.  Parte del ricavato della serata verrà devoluto per l'acquisto di un macchinario oculistico per il controllo dello stato della malattia senza dover sottoporre ad anestesia i piccoli pazienti.

" Il cinema è un bellissimo gioco fatto molto seriamente" ha confidato il regista Paolo Tripodi in questa intervista per Bolognanidi, un dialogo partito dalla sua opera prima e terminato con il binomio cinema e infanzia.


Un bambino che insegue il sogno di diventare musicista, una mamma che considera la musica un capriccio che la famiglia non può permettersi ed un asino parlante come amico. Siamo di fronte ad una favola contemporanea?

Abbiamo provato a calarci nell’immaginazione di un bambino, a vedere il mondo attraverso i suoi occhi e a sentirlo attraverso le sue orecchie. Partendo da una storia molto vera e da una grande passione per il mondo degli animali e per la vita contadina, ci siamo concessi il lusso di immaginare cose che vanno oltre il reale, convinti che l’immaginazione sia un campo di apprendimento, di scoperta, di inventiva straordinario.


Come è nata l'idea di un film che ha come protagonista un bambino? 
Intanto penso che sia stata una scelta coraggiosa da parte nostra e da tutti coloro che hanno sposato il progetto, anche perché il protagonista non è l’unico bambino ad avere un ruolo in questo film.  Credo sia sempre una scommessa far adattare dei bambini a un sistema produttivo che ha rigide regole di lavoro. Per venire invece alla tua domanda, come dicevo prima il film trae origine da una storia vera, che è una storia che si svolge nell’infanzia e proprio per questo ci ha colpito. Ci è piaciuto immaginare che dentro un corpo minuto si nascondesse un’energia straordinaria. Crediamo sia da esempio per chi ha le spalle larghe e si butta giù alle prime difficoltà.

 Definiresti Asino Vola un film per bambini?
Nell’accezione generale credo sia un film per bambini, però aggiungo che io non sono bambino, ma adoro vedere certi film per bambini.

Maurizio è un bambino caparbio. Cosa può insegnare ai piccoli spettatori e ai loro genitori?
Si può dire che Asino vola sia un film per bambini, ma anche e forse ancora di più per i genitori: è un film sulla potenza del desiderio, inteso nel suo significato più profondo, come capacità di cogliere e sentire la mancanza di ciò che è necessario alla vita, la ricerca della propria stella, aggiunto alla consapevolezza di un limite, la povertà materiale e culturale, che non ti inchioda ma che aguzza l’ingegno e alimenta un orizzonte di speranza e realizzazione personale. Nella dialettica figlio/genitori  si costruisce l’identità di Maurizio, si concretizza la sua emancipazione dal “destino", verso una dimensione extra familiare. Il film può essere visto come un percorso di riscatto che passa attraverso la “conquista” della stima e del rispetto dei propri genitori. Papà Peppino, apparentemente distante, accompagnando il figlio da don Paolino comprende finalmente l’importanza che per lui ha la musica e si rende utile mettendo a disposizione ciò che ha, permettendo che si possa nutrire dell’apprendimento di altri padri. Mamma Rosa, per tutto il tempo ostile e riluttante a lasciare che il figlio prenda la strada che ha scelto, alla fine è conquistata anche lei: quel Maurizio che per tutto il tempo ha scalciato, urlato, implorato alla fine le mette nelle mani i soldi guadagnati suonando.

L'avventura di Maurizio inizia in una fiumara, un corso d'acqua il cui letto resta secco per buona parte dell'anno. Per te e i tuoi coetanei era, come per il protagonista del film, un luogo in cui giocare e inventare avventure?
La fiumara, credo che per tanti bambini nati nella provincia di Reggio Calabria, abbia avuto e abbia un fascino particolare. In un territorio tanto aspro, rappresenta la possibilità di esplorare, di inoltrarsi senza troppa difficoltà, di dare libero sfogo alla propria curiosità.: è stata credo la nostra “frontiera”. 

 La tua passione per il cinema è iniziata da bambino?
Da bambino i film mi colpivano, come, credo, accada a tutti. La passione per il cinema è nata più tardi, quando ero adolescente. A quindici anni realizzammo un western con un solo cavallo e tanto paesaggio.Il cinema è tutto sommato un bellissimo gioco, fatto molto seriamente.

Cinema e infanzia, come vedi questo binomio oggi in Italia?
Credo che rispetto al nostro patrimonio culturale, si faccia poco. Sono convinto che la storia, la preistoria, il mito, l’archeologia, la favola, siano un terreno per narrazioni affascinanti ed educative. Manca una produzione significativa di film d’animazione che possa far concorrenza agli americani, ai francesi, ai giapponesi. 


 Anche nell'offerta rivolta ai bambini e alle famiglie sono i multisala e le grandi produzioni a fare la parte del leone. Pensi ci sia spazio per il cinema indipendente?
Premetto che le grandi produzioni fanno spesso ottimi film e noto uno sforzo anche da parte degli americani a sperimentare, sia nelle forme che nei contenuti. Ho tutta una serie di grandi titoli che farò volentieri vedere a mio figlio, perché credo siano molto belli ed educativi. Penso anche però che si possano fare bei film senza quell’enorme dispiego di risorse. Importante è prefiggersi obiettivi che si possono realizzare con le risorse che si hanno a disposizione. Certo non è facile far concorrenza a draghi e principesse, ma noi ci abbiamo provato, fiduciosi nel fatto che stiamo offrendo al pubblico un prodotto alternativo. 

 Da anni la cineteca di Bologna, come altre realtà in Italia, cura rassegne di film d'autore rivolti ai bambini e alle famiglie. Da regista, cosa pensi di iniziative di questo tipo?
Penso che siano iniziative di enorme valore, proprio perché arricchiscono di punti di vista alternativi l’offerta che altrimenti sarebbe solo di matrice americana. E siccome sono convinto del forte valore educativo del cinema, più varia è l’offerta, più sono le campane che si ascoltano, maggiori saranno le capacità critiche delle future generazioni.


























































































































































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