Nidi di notte. Cenerini : " mettere i bambini al centro". "A Bologna miopia senza limiti"







"Il convegno di oggi dal titolo “Nidi di notte?” Si inquadra, a mio avviso, in una sorta di offuscamento di quella  visione  dei  nidi, ma soprattutto delle scuole dell’infanzia,  che nel corso degli anni aveva allargato l’orizzonte di queste istituzioni educative.". Non ha usato mezzi termini la presidente dell' ADI ( Associazione docenti italiani), Alessandra Cenerini intervenuta sabato scorso al convegno Nidi di Notte?, organizzato da Bologna Nidi. "Nel nuovo quadro che si va delineando, anche alla luce di richieste avanzate da alcuni settori del mondo sindacale,  non sembrano essere le esigenze dei genitori in quanto tali  ad essere prese in considerazione ,  ma  piuttosto le richieste del mondo economico e del mercato del lavoro. E sono queste ultime  che paiono imporsi sui bisogni educativi  e sul benessere delle bambine e dei  bambini ", questo il ragionamento proposto dalla presidente dell'adi sul tema della flessibilizzazione degli orari di apertura dei nidi e delle scuole dell'infanzia. Orari più lunghi , aperture notturne e festive altro non farebbero che istituzionalizzare la flessibilizzazione e la precarizzazione anche degli orari di vita dei bambini che, invece, "avrebbero un  fortissimo bisogno di certezze, di stabilità, di routine rassicuranti, per crescere persone equilibrate e possibilmente serene."

Svezia e Finlandia: modelli a confronto
L'apertura notturna dei nidi non è un tema soltanto italiano, se ne discute anche in altri paesi europe e diverse sono le soluzioni adottate, soluzioni che vanno considerate in rapporto al welfare e al contesto socio culturale. Due gli esempi proposti da Alessandra Cenerini: la Svezia e la Finlandia, due paesi scandinavi che hanno seguito strade differenti. La Svezia, più di altri paesi, ha percorso la strada dell'apertura notturna dei nidi: si tratta di un paese ",  dove è fortissima la spinta sociale ed economica al lavoro delle donne, ma dove, si badi, questa spinta porta con sé anche preoccupanti storture".   "Secondo varie testimonianze e reportage - ha spiegato -  le “madri” che rimangono a casa sono addirittura  “marchiate” di deprecabile forma di mammismo, in una società dove l’importanza del lavoro delle donne sopravanza, nella mentalità diffusa, le esigenze  del benessere dei bambini. Diverso il modello finlandese, sempre più citato da chiunque si occupi di welfare e di istruzione. In Finlandia  congedi parentali e i benefici concessi ai genitori  finchè il bambino non va a scuola sono prevalenti rispetto all’utilizzo delle strutture pubbliche. In compenso, però, sono diffusi e bellissimi i centri gioco e i parchi per bambini." ha illustrato.

Arretramento della scuola dell'infanzia?
Il dibattito sull'apertura dei nidi deve essere inserito in un contesto più ampio che non può prescindere dall'idea che nidi e scuole dell'infanzia siano e debbano restare servizi educativi.
Su questo tema Alessandra Cenerini  ha puntato il dito contro la Buona scuola e il disegno di legge 1260/2014 ripreso dalla nuova legge che nella parte relativa alle deleghe propone tra le finalità del settore 0-6 "la “conciliazione tra tempi di vita, di cura e di  lavoro  dei genitori”. Se da un lato la nuova legge ha superato la vecchia concezione dei nidi come servizi socio assistenziali per inserirli a pieno titolo tra i servizi educativi , come già accade in molte realtà, diverso sembra essere il pensiero del legislatore per quanto riguarda le scuole dell'infanzia che già gode a livello nazionale e locale dello status di "istituzione scolastica". Uno status da cui - ha ribadito con forza nel suo appassionato intervento - "non si deve arretrare di un millimetro ". In questo senso l’unificazione del segmento 0-6  se da un lato rappresenta  un avanzamento del nido da servizio socio assistenziale a servizio educativo, porta con sé anche un ripiegamento  della scuola dell’infanzia  verso una concezione che recupera la finalità dell’assistenza.",ha affermato.  Parole come “favorire la conciliazione con i tempi di lavoro dei genitori” - ha sottolineato - non trovano spazio nel Regolamento della scuola dell’infanzia di Bologna : il documento, infatti, assume come finalità "la formazione integrale della personalità delle bambine e dei bambini nonché la promozione di condizioni di benessere psicofisico secondo le indicazioni elaborate dall'organizzazione Mondiale della Sanità." " Ugualmente nulla del genere  si trova nella legge 53/2003  dove la fondamentale finalità della scuola dell’infanzia permane  quella della formazione integrale dei bambini e delle bambine, né tanto meno nelle Indicazioni nazionali per la scuola dell’infanzia del 2012" ha spiegato ancora.
L'unificazione dei servizi 0-6 porta inoltre con se quello della loro afferenza al Miur, tema che dovrà essere affrontato e chiarito nella discussione sull'attuazione delle deleghe previste dalla legge 107.
L'attuale situazione della scuola del'infanzia, inoltre,  va inserita nel contesto di una " persistente dicotomia fra  gestione statale e comunale"  che si riflette in una preoccupante instabilità con comuni che progressivamente lasciano spazio alle scuole statali.  Una crisi che non lascia immuni comuni come Milano e Bologna che, invece, hanno mantenuto una forte presenza di scuole dell'infanzia comunali.

Bologna:"Miopia senza fine"
Nel suo intervento Alessandra Cenerini è tornata ancora una volta sulla questione del doppio contratto delle insegnanti al centro da tempo di un braccio di ferro tra le maestre e l'amministrazione guidata da Virginio Merola. "l’assenza di una visione strategica, che deve avere come orizzonte l’unificazione delle scuole comunali e statali, ha   fatto compiere a un Comune come Bologna, per anni all’avanguardia in questo settore, scelte miopi e in contrasto sia con una lunga gloriosa tradizione locale sia  con il quadro  nazionale" ha affermato. A Bologna per anni le insegnanti della scuola dell'infanzia comunale, a differenza di quanto avveniva nella maggioranza dei comuni, godevano delle stesse condizioni retributive e normative delle colleghe della scuola statale. "Da quest’anno le cose sono cambiate: ora nella stessa scuola, con gli stessi bambini, convivono insegnanti che pur avendo gli stessi titoli e avendo fatto gli stessi concorsi, hanno  contratti diversi. 240 Insegnanti hanno mantenuto il contratto della scuola statale , altrettante insegnanti hanno avuto da quest’anno il contratto Enti locali, con un orario di servizio molto più pesante e una retribuzione inferiore" ha denunciato ancora una volta Alessandra Cenerini.  "Ma la miopia del Comune di Bologna non ha limiti. - ha rincarato - Non contenti di questa pesantissima discriminazione, alle maestre con contratto degli Enti Locali è stato imposto per due giorni alla settimana un orario di insegnamento  di 7 ore, con 25 bambini dai 3 ai 6 anni. Una situazione insostenibile che porta al “badantato” in un clima di stress che si riversa sui bambini."



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