Bambini senza. Mettiamoci in ascolto












Il rapporto sull'infanzia di Save the cildren sull'infanzia ha fatto riflettere. Per qualche giorno tutti i media ne hanno parlato e nonostante ci siamo anestetizzati alle cattive notizie, questa ha fatto presa. Colpisce il fatto che nel nostro paese, un paese ricco, ci siano tanti poveri (1,8 mln minori sono in povertà assoluta).
Il documento li chiamo "bambini senza". Sono senza tante cose che riteniamo indispensabili l'abbiamo già scritto. In uno dei paese più ricchi al mondo stanno affiorando profonde crepe, in un sistema che pensavamo fosse destinato a crescere all'infinito, in una continua ricchezza per tutti. Ma non è così e forse non lo è mai stato. Oggi è evidente quello che tanti economisti hanno denunciato e continuano a denunciare cioè il fatto che si allargano le "forbici sociali": molti più ricchi, ricchi, molti più poveri poveri. Bambini Senza ci ha mostrato la parte più sgradevole, i poveri esistono e spesso sono i nostri vicini di casa.
Ma cosa possiamo fare noi tutti i giorni? Come approcciarci?


Credo che un passo importante sia metterci in ascolto e non dare per scontato nulla. Troppo spesso, parlo di esperienze personali e quotidiane, diamo per scontato che "gli altri" abbiano le nostre stesse possibilità.
Per cui si propongono cena di classe a 25 euro a persona(!), regali alle maestre anche due volte all'anno, ( non ne basta uno alle fine del percorso scolastico?) regali alla classe (telecamere, macchine fotografiche, pc ecc), continue attività e gite extra (anche 4-5 all'anno) sono semplicemente un insulto alla miseria.
Con leggerezza e senza troppi pensieri emarginiamo chi già, per tanti versi, vive ai margini. (Mi ha colpito il fatto che i bambini più poveri non possono invitare gli amici a giocare a casa).
Forse è perché vivo a Bologna una città particolarmente ricca, forse è perché noi genitori facciamo sempre salti mortali per non far mancare nulla ai figli, ma credo sia tempo di ripensare. Ripensare non tanto al nostro tenore di vita, ma  al fatto che ci siano tante realtà diverse, realtà che non sono sempre palesi e visibili, i poveri che frequentiamo non hanno vestiti laceri e toppe alle ginocchia, ma ci sono, e se non ci mettiamo in ascolto rischiamo emarginare e ferire.