Mille nidi in mille giorni? Parola alla Senatrice Puglisi



Francesca Puglisi















Francesca Puglisi è Senatrice e prima firmataria del  ddl 1260. La 1260 è una legge punta a sostanziali cambiamenti, prevede infatti un sistema educativo prescolastico 0-6 che "mette insieme" nidi e scuole d'infanzia. Oggi la legge è stata "inglobata" nell'articolo  nella più ampia 107 che riforma la scuola. (Art 1 comma 181 lettera e). Abbiamo incontrato la Senatrice per capire a che punto sono i lavori e qual'è la direzione generale del Governo che ad oggi ha fatto molti annunci seguiti da pochi fatti. 

Il 1 settembre 2014 Matteo Renzi annuncia di voler aprire “Mille Nidi in Mille Giorni”. Ma secondo un nostro report, trascorsa circa la metà dei giorni, i nidi stanno chiudendo invece di aprire. Perché?
L'annuncio di Renzi prevedeva l'attuazione della legge delega che riformerà il percorso educativo
0-6. E' stato un percorso lungo ma finalmente posso dire che sarà legge a breve. Nel mentre il Ministro Madia ha svincolato gli Enti pubblici dai limiti imposti dal patto di stabilità, che impedivano di assumere il personale necessario al funzionamento dei servizi. Un bel passo avanti!
I nidi però hanno chiuso...
Hanno chiuso per tanti motivi. Certo per il calo delle nascite, ma anche per il calo delle iscrizioni da parte dei genitori. Fortunatamente questo non è successo in tutt'Italia. Ad esempio a Bologna le liste hanno rette bene.
Secondo il nostro report il calo delle iscrizioni è dovuto anche e sopratutto per l'aumento delle rette e un abbassamento qualitativo dei servizi. A Bologna poi si sono comunque chiusi dei nidi e delle sezioni lattanti.
Mi pare corretto anche ricordare che sempre a Bologna si sono cancellate le liste d'attesa ed è aumentata l'offerta delle scuole d'infanzia. La città ha retto molto bene se confrontata nel panorama nazionale.
Verissimo. Torniamo ora ai tempi di realizzazione: a quanto per il decreto Madia? E per legge 0-6?
Il decreto Madia è già in consiglio dei Ministri. Per quel che riguarda la legge delega sarà presto. Non ho una data certa, ma a breve. Abbiamo lavorato costantemente con il Ministero e siamo a buon punto.
Qualche giorno fa avete approvato una legge dove per definire i nidi e le scuole infanzia non si usa più i termini: livelli essenziali ma fabbisogni standar . Cosa significa? Cosa cambia?
I livelli essenziali garantiscono i diritti all'universalità dell'individuo ad accedere ad un servizio. Il nostro obbiettivo per i nidi invece è quello di raggiungere il 33%, così come ci ha chiesto l'UE. Oggi siamo al 17%.
Per le scuole d'infanzia vale lo stesso discorso?
No, oggi le scuole d'infanzia hanno una diffusione oltre al 90%. Nessuno ha intenzione di retrocedere. Tramite la definizione dei fabbisogno standar avremmo una proiezione dei costi più corretta, che consentirà di usare al meglio le economie necessarie. La legge definirà meglio i soggetti che finanziano il sistema. Per i nidi sarà coinvolto per la prima volta anche lo Stato. Seguiranno le Regioni, che potranno accedere direttamente a finanziamenti Europei, i Comuni e le famiglie.
Quindi anche le scuola d'infanzia statale avranno una rette per le famiglie?
No, la scuola dello Stato rimarrà così come la conosciamo: gratis e a gestione statale.
Chiariamo bene. La legge ha molte finalità. Tra le principali finalità c'è quella di garantire una maggiore qualità. Faccio un esempio: tutta la scuola dovrà garantire un progetto pedagogico che oggi semplicemente non c'è nella scuola dello Stato. Al sud poi di nidi ce ne sono ben pochi. Questo fa si che le scuole accolgano bambini prima dei tre anni. Questo va corretto! Nel territorio nazionale i servizi sono gestiti in forme diverse. Se in Emilia Romagna siamo orgogliosi delle nostre scuole comunali, in Veneto lo sono altrettanto per le scuole paritarie private. Lasciamo le specificità territoriali e garantiamo la medesima qualità.
Di recente avete stanziato oltre 12 MLN (decreto legge 42-16) per le scuole paritarie private che accolgono il sostegno all'handicap. Non dovrebbero già garantire questa accoglienza?
l fondo di cui stiamo parlando, esistevano già, l'abbiamo solo rifinanziato. Oggi molte scuole non accolgono gli handicap per tanti motivi. Abbiamo scelto di incrementare e favorire questa accoglienza. Le scuole paritarie private sono un diritto per i cittadini che le scelgono, devono però dare le medesime garanzie di quelle pubbliche.
Perché non dare gli stessi finanziamenti anche alle scuole d'infanzia comunali? Anche loro rientrano nel “pacchetto” di scuole paritarie. Così non c'è una disparità?
Il finanziamento di cui stiamo parlando segue un chiaro principio che abbiamo avviato durante il Governo Renzi. Vogliamo togliere garanzie, tutele ed economie alle scuole che non assolvono i propri doveri e sono semplici “diplomifici”.
Rimanendo in tema pubblico e privato: la nostra associazione ha depositato il Senato una nota alla legge 0-6 in cui chiediamo di garantire una soglia minima di gestione diretta pubblica per i nidi almeno pari al 50%. Lei è d'accordo con questa richiesta? Se si, perché la soglia non è stata recepita nel testo di legge?
Certamente sono d'accordo. Il pubblico oltre a governare deve gestire anche direttamente. E' determinante per tutto il sistema. Non possiamo però mettere questi limiti in questa fase, lo faremo in un secondo momento.
Tornando invece al decreto Madia e agli svincoli d'assunzione. Valgono solo per le sostituzioni o anche per il personale a tempo indeterminato?
Questo dei tempi indeterminati è un tema importante che affronteremo quanto prima, il tutto è in evoluzione continua è difficile dare risposte precise ora. Ci stiamo lavorando.
Perché fare un sistema 0-6?
Per molti motivi. Anche per comodità e economicità di scala. Mi spiego: la demografia ha trend molto variabili. Oggi ci sono poche nascite e calano le domande di nido, domani le cose potrebbero andare in modo molto diverso. Avere delle strutture che possiamo riorganizzare a seconda delle delle domande è strategico. Prevediamo quindi la realizzazione nuove strutture e di ristrutturarne altre come poli educativi 0-6 anche in continuità con le scuole primarie.
Secondo uno studio della fondazione Brondolini i costi di costruzione dei nidi in Italia sono molto più alti rispetto a quelli di tutt'Europa. Secondo lei perché?
Francamente non conosco lo studio, ne' tanto meno i motivi di questa anomalia, è una materia complessa, da approfondire.