Rimini esternalizza senza motivo?









Cronaca cittadina. E' interessante l'intervista rivolta all'assessore di Rimini Mattia Morolli, che è stata trasmessa sabato scorso a Si può fare, un programma di Radio 24.  In modo semplice ma puntuale i due conduttori hanno messo in fila un po' di concetti sull'esternalizzazione, di 1 nido e 5 scuole pubbliche che è osteggiata da cittadini, genitori e sindacati. La domanda che rimane dopo l'intervista è: perché esternalizzare? Perché farlo quando la normativa (decreto Madia) concede agli Enti locali la possibilità di assumere il personale per nidi e scuole? Perché esternalizzare se non c'è  risparmio economico? Come dichiara candidamente l'assessore Morolli. L'assessore spiega che l'esternalizzazione è una questione di quantità: esternalizzando si possono offrire più posti  per i bambini. Eppure non si parla di ampliare l'offerta che rimane immutata. La qualità dei servizi riminensi è riconosciuta dagli stessi utenti, i genitori, con una valutazione vicina al 10. Eppure si procede al privato..


Rimini come a Cesano Boscone 
Il grande caos che sta vivendo Rimini, l'abbiamo già incontrato tante volte, talmente tante, che molti dei nostri lettori, ne avranno a noia. L'ultimo caso molto simile, l'abbiamo seguito a Cesano Boscone, dove il sindaco Simone Negri, in poco più di 15 giorni ha esternalizzato tutti i nidi in un colpo solo. Nidi che avevano una storia. Nidi di grande qualità. A Cesano come a Rimini  la scelta non è stata discussa con nessuno, nemmeno con i sindacati. Il bando anche in quel caso, non definiva il "trattamento" contrattuale delle educatrici nel passaggio, dal pubblico passavano al privato. A Cesano le educatrici del comune sono state di fatto licenziate per essere assunte da un soggetto privato, con problemi enormi di origine tecnica (come armonizzare orari, con colleghe del privato? Come concordare la previdenza?...)  ma sopratutto con difficoltà emotive, quella di sentirsi trattare come bestiame, spostato da un pascolo all'altro.
Garanzie e tutele
L'assessore Morolli garantisce che le educatrici e le maestre già assunte dal comune, rimarranno al comune, mentre per quelle assunte dal privato? Sarà un problema dei sindacati. E a questo punto si torna al principio. Come si potrà mantenere la medesima qualità educativa se ai lavoratori non viene garantita la medesima qualità contrattuale?
Differenze di contratto
Le differenza tra un contratto pubblico e un contratto privato ce le ha raccontate con estrema lucidità Anita di Mattia, presente all'incontro organizzato dal comitato cittadino Giù le mani dalle scuole sabato mattina (lo stesso giorno in cui l'assessore parlava ai microfoni di Radio 24). La Di Matia ha spiegato: "Quando lavoravo al privato uscivo di casa alle 7 del mattino e tornavo alle sette di sera, pur avendo lavorato per 4 ore. Gli orari erano spalmati sul tutto l'arco della giornata,  gli spostamenti, tra una struttura e l'altra, me li dovevo pagare di tasca mia. Avevo 24 giorni di ferie all'anno, sparse, in modo imprevedibile, lungo tutto l'anno. Se nevica e quel giorno il nido era chiuso, ero in ferie. Ad un certo punto il pasto dovevamo pagarcelo noi. Non potevamo più pranzare con i bambini e mangiare insieme è un momento educativo importante."
Diritti dei lavoratori e doveri dei genitori
I lavoratori hanno sempre meno diritti, lo sappiamo e lo vediamo tutti, tutti i giorni, in tanti contesti. Il fatto è che il contesto su cui si stanno  parlando sono contesti molto delicati. Il cambio del contratto  apre il fianco a continue richieste a far di più con meno,  richieste che preludono ad un continuo abbassamento della qualità. Una qualità che stiamo offrendo a bambini tra o e sei anni.  E la domanda che rimane e che presto verrà soddisfatta è: chi ci guadagnerà da questa esternalizzazione? Certo non i bambini e non i lavoratori. Chi allora? Dove finiranno tanti MLN di euro pubblici?