Come chiude il primo nido italiano?


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Il primo Nido in Italia chiude e non si sa, se, e quando riaprirà. Non si sa quanto costerà la ristrutturazione e non si capisce dove saranno reperiti i soldi. I bambini nel mentre saranno smistati in diversi servizi e le educatrici comunali, si troveranno a lavorare con educatrici del privato. Un vero pasticcio all'Italiana fatto di scorciatoie, spreco di soldi pubblici e nessuna garanzia di qualità. Diamo la parola al consigliere Francesco Comotto di Ivrea, che con l'aiuto del consigliere Alberto Tognoli, si batte per l'asilo più famoso d'Italia: il Nido voluto e aperto da Adriano Olivetti.

A chi appartiene l'immobile oggi?
L'Asilo Nido Olivetti è di proprietà comunale dal 2005. Sarebbe interessante capire quali verifiche siano state effettuate sull'immobile prima di acquisirlo al patrimonio immobiliare del Comune.
Perché? 
Perché alla luce dei gravi problemi manifestatisi negli anni successivi: dalla presenza di amianto ai problemi strutturali emersi dall'ultimo studio di fattibilità, si può immaginare che tali problematiche fossero già presenti allora.
E quindi? 
Quindi si sarebbero potuti immaginare i rilevanti costi di ristrutturazione, con particolare attenzione alle criticità strutturali, alla messa a norma in tema di sicurezza e alla rimozione e smaltimento dell'amianto, dei quali ora si dovrà fare carico, in un periodo di scarsità di risorse, l'Amministrazione Pubblica. 
Ci sono due studi in cui si elencano i lavori necessari per la ristrutturazione del nido e tra uno studio e l'altro la cifra è aumentata tantissimo: quale dei due studi è attendibile? 
La differenza tra i due studi non è legata all'attendibilità degli stessi. Avevano due finalità differenti: il primo, effettuato dall'Ufficio Tecnico Comunale è consistito in una “Ricognizione per la documentazione di elementi di valutazione finalizzati al restauro e risanamento conservativo” che nel capitolo dei costi sottolineava la necessità di “una verifica sismica ai sensi della DGR 4/3084 del 12.12.2011, che potrebbe implicare la realizzazione di rinforzi strutturali”.
Mentre il secondo?
Il secondo, redatto da un pool di professionisti esterni, è uno studio di fattibilità a tutti gli effetti che è sceso molto di più nel dettaglio anche sugli aspetti strutturali non toccati dal precedente elaborato.
Il primo era fatto male?
Il primo è stato elaborato, con gli strumenti a loro disposizione, dai tecnici degli uffici comunali e, come detto si limitava ad una prima “ricognizione”. Alla luce di questo l'esecutivo avrebbe dovuto fare qualche ragionamento in più per capire se fosse sufficiente invece di inserire nel piano triennale 2015-2017 solo l'esatta cifra di 1.707.000 euro ipotizzata, con i limiti del caso, dal documento. Già si poteva intuire che tale importo non fosse adeguato. Sarebbe bastato un confronto nell’apposita commissione consiliare con i redattori di tale studio, ma l’attuale esecutivo pare allergico a discutere con i consiglieri comunali di problematiche di interesse collettivo.
Dove e come saranno reperite le risorse economiche necessarie per la ristrutturazione del nido?
Volendo fare una battuta potremmo dire che questa è una domanda da 5 milioni di euro. Rimanendo seri dobbiamo rimarcare che la superficialità con la quale è stata gestita questa vicenda rispecchia il comportamento dell'attuale Amministrazione sul tema degli investimenti in genere con un particolare riferimento alla scarsa attenzione alla manutenzione ordinaria e al mancato monitoraggio costante dell'intero patrimonio immobiliare comunale.
La scarsa attenzione ha creato...?
Inefficienze. Inefficienze che anno dopo anno portano a situazioni economicamente insostenibili come questa.
Diamo un po’ di numeri
Nel piano triennale si individuano solo 150.000 euro per il 2017 (da avanzo economico), 575.000 euro per il 2018 (da mutuo), 1.037.500 per il 2019 (da mutuo). Al di là che 1.612.500 proverrebbero dall'accensione di un mutuo la somma totale inserita nel triennale è pari a 1.762.500 ben lontana dai 5.120.212 previsti dallo studio di fattibilità approvato dalla Giunta.
Quindi cosa vuol dire?
Che non c'è nessuna certezza sul reperimento delle risorse ed è ovvio che se non ci sono risorse certe i lavori non potranno mai iniziare.
Chiude l'unico nido comunale di Ivrea: dove saranno sistemati i bambini e con quali garanzie di qualità?
Anche in questo caso la Giunta ha visto bene di non portare all'attenzione delle commissioni consiliari competenti la questione se non a giochi fatti. A metà maggio ci hanno comunicato, in Commissione Cultura, che delle cinque sezioni esistenti ne rimarranno quattro e verranno sparpagliate in altrettante strutture presenti in città delle quali una è pubblica e le altre private.
E il personale?
Per quanto riguarda il personale: delle cinque educatrici dipendenti del Comune due andranno in pensione a fine anno, e non ci risulta che verranno rimpiazzate. Il resto del servizio sarà garantito da 16 educatrici professionali, già presenti oggi, facenti parte di una cooperativa esterna. In sostanza ognuna della 4 sezioni avrà 4 educatrici esterne e una dipendente comunale (le tre rimaste più una figura ausiliaria che verrà individuata).
La qualità del servizio sarà garantita?
Sulla qualità del servizio crediamo che la professionalità delle educatrici e del personale sia elevata e non abbiamo motivo per pensare che debba peggiorare. Certo il cambiamento sarà pesante soprattutto con la trasformazione delle sezioni da orizzontali (bambini della stessa età) a verticali (bambini da 6 a 36 mesi). Quanto poi la ripartizione delle sezioni in quattro sedi distaccate e la conseguente riorganizzazione dei progetti educativi possa influire sulla qualità questo non siamo in grado di valutarlo. Se ci fossero certezze di riapertura in tempi abbastanza brevi l’eventuale disagio ed un ipotetico e temporaneo abbassamento della qualità del servizio sarebbero comprensibili e accettabili; ci preoccupa di più il fatto che, come spesso accade in Italia, una situazione temporanea e precaria diventi definitiva.
Quindi c'è il rischio che si esternalizzi al privato?
La tendenza pare portarci in quella direzione. Una volta tutto il personale era interno; ora delle 5 educatrici rimaste 2 andranno in pensione e probabilmente non verranno rimpiazzate con nuove assunzioni. La volontà politica ci sembra chiara e non riguarda solo l'Asilo nido purtroppo.
Secondo lei ci sono possibilità che il nido Olivetti non riapra più come nido?
Ci è stato spiegato dai professionisti che hanno redatto lo studio di fattibilità e le prime analisi di idoneità strutturale che un asilo nido è un edificio “sensibile” ai sensi della normativa antisismica per cui deve rientrare in parametri di sicurezza stringenti che comportano una lievitazione dei costi di ristrutturazione.
Detto questo?
Detto questo la sua domanda è anche la nostra preoccupazione dettata dal fatto che, come al solito, non ci vengono dati elementi chiari per poter esprimere la nostra opinione ed eventualmente incidere nel processo decisionale. Se la cantano e se la suonano e i consiglieri generalmente prendono atto di decisioni già prese. Ci sono troppe variabili e troppe incognite per poter affermare, oggi, che il nido Olivetti riaprirà i battenti entro tre anni; proprio a partire dall’incertezza sulle risorse.
Capisco l’incertezza ma lei cosa pensa?
La nostra impressione è che da anni sia in atto un disegno finalizzato ad un lento, ma inesorabile impoverimento dei servizi pubblici confermato da una massiccia esternalizzazione al privato di servizi anche strategici per la Pubblica Amministrazione come potrebbe essere quello della manutenzione del patrimonio immobiliare. Siamo infatti convinti che, nel caso specifico, se si fosse eseguita tempestivamente la manutenzione nel corso del tempo oggi probabilmente non saremmo qui a discutere di interventi di questa entità difficilmente sostenibili dalle casse pubbliche.
Mi tolga una curiosità: Ivrea è una città appetibile per le giovani coppie?
Ivrea è una città nella quale è in corso un rapido invecchiamento della popolazione che le amministrazioni degli ultimi decenni non hanno contrastato in alcun modo. Una città senza giovani è una città senza futuro e verso di loro andrebbero pianificati ingenti investimenti che si ripagherebbero nel tempo grazie al fatto che rimanendo qui, invece di emigrare verso luoghi che offrono migliori prospettive di studio e di lavoro, potrebbero determinare processi virtuosi di ripresa occupazionale ed economica.
Quindi niente liste d’attesa?
Fino a qualche anno fa c’era una lunga lista d’attesa per poter accedere all'Asilo nido mentre ora pare si riescano a malapena a riempire i posti disponibili, al netto delle ultime vicissitudini che certo non gioveranno.
Perché?
Dal nostro punto di vista questa situazione critica in larga parte è riconducibile alla totale assenza di visione e di programmazione delle ultime amministrazioni tutte concentrate nel rincorrere le emergenze, come quella dell’asilo nido Olivetti, senza dedicarsi con impegno nell’elaborazione di politiche pubbliche basate su investimenti mirati in grado di innescare virtuosi processi di ripresa. Oggi chi governa la città dovrebbe chiedersi se ci sono le condizioni e per quale motivo una giovane coppia dovrebbe decidere di rimanere qua. La risposta farebbe capire immediatamente quale dovrebbe essere la strada da seguire nel prossimo futuro.