Bambini iperconnessi? Peché chiedere aiuto ad Apple?

 
BolognaNidi















Cronaca Bambina La notizia ha maturato ormai qualche giorno. Alcuni azionisti di Apple hanno chiesto, alla stessa azienda, di tutelare i minori dai rischi di dipendenza che la nuova tecnologia può arrecare. Per rafforzare la richiesta si sono allegati studi, elaborati negli States, che hanno legato l'uso degli smartphone con l'aumento di depressione e suicidio tra i minori. Ora che la notizia si è depositata, e molti esperti hanno commentato, è possibile leggere la questione in una prospettiva più allargata. Vediamo insieme come.



Essere connessi fa male? 

Per rispondere a questa domanda non abbiamo necessità di ricorrere ad alcun esperto. Siamo noi i primi a sapere e conoscere gli effetti per esperienza diretta. E la risposta non può che essere positiva: Si! Rimanere incollati per ore agli apparecchi tecnologici fa male e stanca. E se fa male a noi adulti, non potrà che avere effetti simili e peggiori sui bambini e i ragazzi.

Gli esperti 

Il noto pedagogista Daniele Novara è intervenuto ieri sul tema in un programma di Radio Tre dedicato all'argomento. (ascolta qui) Con la solita chiarezza avverte "Non si può generalizzare, dipende dall'età" e poi racconta gli effetti riscontrati in un bambino di solo qualche anno " Fatto crescere davanti ad un tablet, non sapeva parlare, né comunicare..."

Il bambino impara dall'esperienza 
 
La pedagogia sa che il bambino impara attraverso l'esperienza diretta. Il rischio concreto a cui siamo di fronte è che un uso eccessivo dei mezzi tecnologici, impedisca ai piccoli di imparare a usare le mani per stringere, legare, scrivere con una penna, graffiare... e imparare a comunicare e relazionarsi con le persone.   


Ma perché davanti al problema educativo chiediamo aiuto ad apple?

Questa personalmente credo sia una domanda fondamentale sui cui dovremmo più riflettere. Di fronte ad un problema educativo, che facciamo fatica a padroneggiare, la reazione è stata chiedere aiuto, non agli esperti dell'educazione, ma un azienda produttrice. Da un lato la reazione ci suggerisce che in tanti anni la pedagogia non ha saputo conquistare i genitori e il mondo degli adulti. Dall'altro lato ci descrive dei genitori che non hanno fiducia in loro stessi e nel proprio ruolo che ricoprono. Dei genitori che hanno bisogno di grande aiuto e solidarietà e che non pare riescano a trovarla.

Ma educare alla tecnologia è possibile?

A questa risposta molto complessa, ci aiuta a rispondere Paola Cagliari presidente di ReggioChildren che in una bella intervista alla televisione locale (vedi qui)  risponde con massima serenità "E' inutile chiudere la porta alla tecnologia, entrerà dalla finestra. Noi adulti dovremmo imparare a educare i  bambini anche a questi mezzi che fanno sempre più parte delle nostre vite quotidiane".