Dormire o non dormire alla scuola d’infanzia?

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Cronaca Bambina Dormire o non dormire alla scuola d’infanzia? E’ uno di quei dilemmi per cui i genitori si dividono in due fazioni. C’è chi è pro e lamenta “Mio figlio senza riposino pomeridiano è troppo stanco e nervoso la sera...”E allora fa il diavolo a 4 per avere lettini, per avere una sala dedicata al sonno, e perché si dia la possibilità di far fare la nanna al figlio con l’orsacchiotto preferito. Dall’altra parte c’è chi replica “E’ mai possibile che mia figlia debba dormire a scuola quando non ne sente il bisogno? Non ha sonno! Si annoia...”. Ma adesso a complicare ulteriormente le cose arriva un nuovo tassello tutto scolastico.



Siamo a Marano sul Panaro in provincia di Modena dove un dirigente scolastico precisa in una circolare che dormire alla scuola dell’infanzia non è previsto nei programmi ministeriali. La precisazioni arriva, non tanto per far luce sul fatto se i bimbi debbano, o non debbano fare la nanna a scuola, ma per chiarire chi dovrebbe aprire e chiudere le brandine. La mansione infatti non spetterebbe ai collaboratori scolastici come invece fino ad ora la consuetudine poteva far credere. L’attività di posizionamento e risistemazione all’inizio e alla fine dell’eventuale attività di rilassamento (non dormire!) - continua la circolare- spetta alle docenti se è inserita nel Piano Triennnale offerta Formativa (PTOF).

La circolare specifica anche

Questo lavoro non è contemplato nel masioni descritte nel contratto (CCNL) dei collaboratori scolastici e può comportare infortuni sul lavoro e malattie professionali a braccia e schiena. E suggerisce quindi alle docenti di utilizzare strumenti alternativi come tappetini pieghevoli, oppure di dedicarsi ad altre attività.

La reazione dei genitori

I genitori di fronte alla circolare hanno avviato una raccolta di firme contro ed è dovuto intervenire anche il sindaco per chetare la disputa. Per tamponare la situazione a svolgere l’operazione, fino a che non si capirà come agire, arriveranno a scuola alcuni volontari che hanno dato la propria disponibilità per svolgere quotidianamente questa attività.

Una nota personale e storica

A Modena quasi 50 anni fa, nel 1969, è nato il primo asilo nido. E’ nato dalla lotta di donne operaie che hanno occupato uno stabile in disuso, per poter accudire “a turno” i bambini, mentre le colleghe continuavano a lavorare. L’assessore del tempo Aude Pacchioni (“Mimma” nella brigata partigiana del Diavolo) ha accolto la sfida delle lavoratrici e ha sostenuto questa esigenza trasformando quel che era di fatto un nido abusivo, in un nido pubblico gestito dal comune. E’ una storia, molto bella, di grande solidarietà e di grande capacità politica. Oggi a 50 anni di distanza torniamo negli stessi territori e rientrando in un servizio, diverso ma vicino ad un nido, troviamo disputa e litigi sui lettini...
A mio modo di vedere la questione l’uso dei tappettini potrebbe essere una bellissima soluzione, e sono quasi certa, che piacerebbe moltissimo anche ai bambini. Quel che resta invece è la pochezza della discussione e i termini con cui si discute. Deprime il tutto. Sopratutto ripensando al nostro glorioso passato.