Mangia le fave al nido e rischia la vita...Un problema di pappa o di fiducia?

BolognaNidi












Cronaca Bambina E' successo qualche giorno fa a Bologna, fortunatamente senza gravi conseguenze, un bambino di soli due anni dopo aver mangiato la pappa al nido, un piatto di pasta e fave, è stato male, molto male. Purtroppo il piccolo ha scoperto così di essere affetto da favismo (anemia emolitica). La notizia è apparsa sulle pagine dei quotidiani locali e oggi è finita sul tavolo dell'assessore Marilena Pillati, quando la consigliere Elena Foresti, durante il question time, ha domandato: "Non sarà il caso di eliminare le fave nelle diete del nido?" Ma forse la domanda da porsi è un'altra, ed è più complessa: "Non sarà il caso di avere maggiore fiducia nelle istituzioni?". Vediamo insieme come si sono svolti i fatti e la risposta dall'assessore.


Fave al nido: cosa è successo?

Secondo quanto riportato dal Resto del Carlino il bambino qualche giorno fa cade e batte il braccio. Si fa male e si lamenta. Come consueto le educatrici chiamano i genitori. Il padre afferma di aver trovato il bimbo abbastanza "in forma"e averlo rimandato al nido il giorno seguente. Il piccolo torna, mangia un piatto di pasta e fave e sta male. Le educatrici nuovamente chiamano i genitori che questa volta lo portano al pronto soccorso. Il medico individua così una frattura al braccio, ma il bambino una volta a casa,sta ancora male. La mattina seguente si presenta con un colorito giallognolo, i genitori tornano al pronto soccorso e qui, il medico che lo visita, capisce subito che potrebbe trattarsi di anemia emolitica e procedono con le cure necessarie.  

Ma cos'è il favismo?

Si tratta di un decifit enzimatico ereditario, G6PD.  La malattia colpisce prevalentemente i maschi, mentre le femmine, colpite da forme più lievi, sono portatrici sane. Quando ci sono casi di favismo in famiglia i genitori devono segnalarlo al pediatra. E nel caso specifico, i casi di favismo in famiglia erano due, ma non erano stati segnalati al pediatra o al nido.

Sarà il caso di togliere le fave dalla pappa del nido?

E ' la domanda che ha posto oggi la consigliera Elena Foresti all'assessore alla scuola Marilena Pillati che ha risposto "...abbiamo valutato la momentanea sospensione di questo alimento nei menu dei nidi d'infanzia" E prosegue "E’ innegabile che nei nidi, frequentati da bambini molto piccoli, ancora nella fase dello svezzamento, l'alimentazione assume un particolare profilo di delicatezza che richiede una strettissima collaborazione tra il personale del nido e la famiglia". 

Collaborazione tra nido e famiglie 

E forse la collaborazione tra nido e famiglia, in questi ultimi anni, si è un po' allentata, e non solo quella, ma anche la collaborazione tra genitori, pediatra e nido. Oggi non occorre più il certificato del pediatra dopo la dimissione al nido. Un tempo invece era obbligatoria. So per esperienza, come genitore, che è una scocciatura passare dal pediatra per farsi fare il certificato. Le file dal medico sono spesso lunghe, gli orari scomodi e nell'attesa si ha sempre paura di qualche contagio... Ma non possiamo sostituirci al pediatra, così come non possiamo sottrarci dall'avere fiducia delle educatrici quando scegliamo di mandare i nostri bambini al nido. Se c'è una cosa che può suggerirci questa vicenda, molto particolare e specifica, è che si dovrebbe avere maggiore fiducia tra noi adulti educati: genitori, pediatri e educatori. Dovremmo sforzarci di trovare una strada per collaborare senza sovrapposizioni di ruoli per educare e dare il buon esempio ai nostri piccoli.