Come cambia il nido? Parola ad un'educatrice di Roma...


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Intervista a... “La pressione al nido si è alzata ormai da qualche anno. I bambini sono sempre più stanchi, i genitori sono sempre più stanchi e sempre più ricattabili”. E’ la voce di A. educatrice ai nidi comunali romani fin dagli anni ‘70. Lei si lascia andare ad una fluente conversazione in cui affronta tanti temi.
Con voce calma mi dice: “Sono stanca anch’io, tra un anno, forse, riuscirò ad andare in pensione, e ci andrò con un certo amaro in bocca, perché le cose sono cambiate, molto, e sono peggiorate”.
Qualche anno fa proprio a Roma ha aperto il primo nido notturno, ne sono seguiti altri nella grandi città. A Roma il nido si chiama “Buona notte fiorellino” e Anna Maria parte da qui per raccontarmi, non tanto di orari, ma di come lo sguardo sui servizi educativi sia cambiato.


Buona notte fiorellino il primo nido notturno in Italia apre a Roma... 
 
Sulla faccenda si è aperto un dibattito molto acceso e anche molto superficiale. Al di là delle modalità d’orario discutibili, il fatto che mi ha più colpito, è stata la valutazione che le persone ne facevano. E’ stato sdoganato “parcheggiare” i bambini di notte per andare a farsi una serata. Non metto in discussione che il nido in sé, sia più o meno, un nido di qualità, che l’ambiente sia accogliente e sicuro, quello che mi colpisce è la superficialità con cui si trattano i bambini di questa età. Farli dormire in un ambiente estraneo non è indifferente... farli dormire fuori per andare a farsi una serata, lo trovo davvero deprimente. 

La pedagogia in questo anni ci ha raccontato tutti dei bambini eppure pare mancare una cultura sui bisogni dei bambini. Lei cosa ne pensa?

Non è tanto la pedagogia ad aver sbagliato qualcosa. Il fatto è che il mondo gira su altri principi. Non vorrei fare ideologia da 4 soldi, ma quando il profitto vince su tutto e compra tutto, come si può pensare che i diritti e i bisogni dei bambini siano realmente compresi e ascoltati? 
 
Grande attenzione teorica, poca attenzione pratica. Potremmo riassumere così?

Peggio! Oggi mi pare che spesso costruiamo delle teoria che vadano a convalidare i “bisogni” del profitto. Poco tempo fa ho letto di un seminario sull’educazione in cui veniva presentato un’esperienza che veniva dal Nord Europa che “insegnava” ad inserire i bambini in tre giorni. Ma se lo immagina? Un inserimento a tempo!

Per l’inserimento al nido quanto tempo avrebbero bisogno i bambini?

Non c’è una risposta possibile. Ogni bambino è a se’ ha diverse reazioni che devono essere ascoltate e accolte. Ultimamente mi è capito di consigliare ad una famiglia di sospendere l’inserimento e riprenderlo dopo il periodo natalizio. Abbiamo parlato con i genitori, fatto valutazioni, abbiamo tentato alcune strategie condivise e poi siamo arrivati alla sospensione temporanea.

E dopo Natale come ha reagito il bambino?

Molto bene. Oggi il bambino frequenta il nido al mattino. Ma ripeto c’è stata una valutazione condivisa, abbiamo lavorato a casa, abbiamo lavorato con i genitori, per affrontare insieme il distacco e la crisi dell’abbandono. Sono momenti di crescita che devono essere affrontati in serenità. Vanno educati anche quei momenti!

Il distacco, la paura dell’abbandono, i mal di denti... Sono “problemi” comuni perché non dare risposte simili? 
 
Perché ogni bambino, come ogni individuo, affronta situazioni simili con reazioni diverse. Noi educatori dobbiamo accogliere, capire e rispondere nel migliore dei modi. E’ il nostro mestiere.

I nidi comunali a Roma sono cambiati nel tempo?

Domanda grande a cui rispondere. Sono entrata ai nidi comunali di Roma con il secondo concorso quello indetto nel ‘77. Li ho visti crescere, allontanarsi dal modello dell’Omni (opera Maternità nazionale italiana), li ho visti migliorare ed estendersi e li ho visti anche peggiorare negli ultimi anni. 
 
Peggiorare come?

Diciamo che oggi i nidi a Roma sono organizzati con un sistema verticale. Quando ho iniziato la gestione era circolare, condivisa. Manca la cultura pedagogica nella gestione del sistema. Prima era chiaro un concetto che ora è venuto meno.

Quale concetto?

Chiunque lavorava al nido era una figura importante, anche chi passava lo straccio. Oggi le pulizie sono affidate alla Multiservice, il personale lavora tantissimo ed è pagato pochissimo.
 
Torniamo alla questione del profitto…

E certo, è tutto un risparmio, anche sulle cose sui non è possibile risparmiare. Il personale va stimolato e non solo con lo stipendio, ma anche con la considerazione della professione, con la formazione... La considerazione per questo lavoro non c’è più. La qualità comunque continua a esistere ma è affidata al libero arbitrio. Così possiamo avere isole felici che resistono ma non c’è più un sistema in cui la qualità è diffusa.
 
Nel tempo sono cambiati i genitori o meglio è cambiato il rapporto tra genitori e il nido?

Dal mio punto di vista molto. Oggi al nido, come in molti altri contesti, c’è più diffidenza. Anch’io penso molto più spesso al linguaggio che devo usare anche quando sto con i bambini. Ci sono state nel tempo situazioni che non avrei creduto di dover affrontare e invece…

E invece? 
 
Invece una volta, tanto per fare un esempio, ci siamo dovute giustificare, abbiamo dovuto fare anche una riunione straordinaria, perché un papà che è venuto al nido e ha trovato sua figlia di due anni nuda, dopo aver giocato in piscina, ha trovato la cosa scandalosa
 
Passiamo a tutt’altro tema: formazione.

La formazione oggi è frammentata. Ci sono forse meno risorse, non so, quel che è certo è che abbiamo visto stagioni migliori, sopratutto quando c’era la dottoressa Nice Terzi. Lei ha svolto tutte le mansioni al nido l’educatrice, coordinatrice, funzionario... era una persona estremamente preparata e competente. 
 
Le figure dei Poses (posizione organizzativa dei servizi educativi e scolastici) hanno aiutato a migliorare la qualità del nido? 
 
E’ un discorso complesso. Diciamo che con l’istituzione di questa figura ha resa l’organizzazione più verticale. Anche prima esisteva questa figura ma era eletta dai colleghi la scelta era orizzontale. Poi si è scelto di riconoscere questo incarico e di sceglierlo tramite un bando. Per certi aspetti è stato positivo, si è data una regia educativa, si è data un’organizzazione agli spazi comune...altre volte queste figure sono entrate al nido a gamba tesa, con l’idea di comandare più che di coordinare. 
 
Come vede i nidi convenzionati?

Perché introdurre dei servizi gestiti da soggetti privati se non per risparmiare? Li ci sono tante colleghe che vivono peggio di noi, hanno stipendi minori e meno tutele. E’ stata creata un’ingiusta una diseguaglianza professionale. Detto questo, so anche che la qualità spesso è alta nei convenzionati.

Cosa cambierebbe dei nidi?

Sarebbe bello se i nidi fossero meno rigidi, con orari più elastici per aiutare davvero i genitori. Una buona flessibilità del sistema, che non significa organizzare i servizi senza regole, potrebbe restituire importanti risultati positivi.