Per quale motivo i genitori non vanno alle riunioni?



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Pensieri e parole... Più i figli crescono e più la partecipazione dei genitori diminuisce. E’ quasi una formula matematica, sale l’età, diminuiscono le presenze dei genitori alle riunioni di classe, il momento partecipativo più semplice e coinvolgente. E’ un tema affrontato dalle maestra dell’infanzia e dai professori delle superiori, online. Un tema che ha animato una vivace discussione. Le motivazioni individuate sono diverse e molteplici. Tutte invariabilmente si concentrano sulla poca attenzione dei genitori nei confronti dei figli. Eppure al nido e all’infanzia, i percorsi educativi considerati da molti genitori meno importanti, l’attenzione e la partecipazione è alta e le riunioni molto partecipate. Come mai?


Alle riunioni ci sono sempre gli stessi genitori

Su questo sono tutti concordi: “alle riunioni ci sono sempre gli stessi genitori”. Il più delle volte i presenti sono quelli con i figli con meno problemi, ne’ rispetto all’apprendimento, ne’ rispetto alle relazioni con gli altri. “Probabilmente la scuola non è una priorità!” scrivono in molti, mentre qualcuno azzarda “La scuola è solo un parcheggio!”

La tecnologia fa male alla partecipazione?

Tra le varie ipotesi si attribuisce la “colpa”al registro elettronico. Il registro che controlla bambini e ragazzi, fin dalla primaria, comunicando in tempo reale assenze, presenze, voti, andamento… Ma non tutti seguono questa teoria che è screditata dai veterani “Accadeva anche prima del registro elettronico! Il fatto è che si da poca importanza alla scuola!”

Alunni (stranieri) ingestibili: tutti presenti!

“Abbiamo convocato tutti i genitori per una situazione difficile a causa di un bel gruppetto di alunni stranieri ingestibili. Sono venuti incredibilmente tutti” Le risposte sono molte sopratutto per aver sottolineato la parola stranieri. E si sottolinea come: quando si tratta di puntare il dito contro qualcuno sono tutti in prima linea!

Ma perché i genitori non vanno alla riunioni?

Dai commenti emergono tante ipotesi e possibili risposte. Molti tentano il difficile “gioco” di capire come ragionano i genitori e cosa pensano, come se fossero un’unità indistinta. E pur non avendo una risposta univoca, come prevedibile fin dall’inizio, si aprono scenari di riflessione. Riflessioni che meriterebbe tanta attenzione sopratutto oggi, a 50 anni dalla rivoluzione del ‘68, quando gli studenti hanno tanto lottato per rendere la scuola più partecipativa e aperta al confronto.