Educatrici anche sui social siete educatrici

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Cronaca Bambina Un’educatrice di asilo nido di Imperia, con una buona dose di ingenuità, scrive su fb “Sparate!” riferendosi ai migranti. La donna lo posta sotto un appello del Partito democratico che chiede di aprire i porti.


Il commento ha creato un certo disappunto ed è intervenuta la polizia postale che ha intercettato il post la sta facendo accertamenti. Sarà poi la Procura a verificare se ci sono gli estremi per procedere con una denuncia. Questa breve e inquietante notizia mi da lo spunto per scrivere un post che ho in mente da tempo. Perché tutto sommato ci sono delle volte in cui penso che i social siano fraintesi.

I social e l’educazione

Educatori e maestri che siate maschi o femmine, che abbiate 20 anni o 60, ha poca importanza il vostro profilo fb, twitter, instagram ha bisogno di cura e attenzione.

Scrivere e postare contenuti online equivale a scendere in piazza e gridare le vostre idee, ad appendere le foto del vostro gatto, cane, marito sui muri della città. Magari ne sentite la necessità, magari è giusto che lo facciate, magari è bello, o buffo, o provocatorio, ciò che avete da dire, ma divulgare le proprie idee comporta delle responsabilità. E voi che siete educatori e maestri avete maggiori responsabilità rispetto ad altri perché svolgete un lavoro delicato di cura che si fonda sull’esempio.

Educare è un lavoro

Poco tempo fa una mamma, dalla voce ansiosa, mi ha chiamata

La maestra di mia figlia posta le foto delle sue tette su fb e lo fa durante le ore scolastiche!”

Non è possibile postare foto durante le ore di lavoro (a meno che riguardino il lavoro stesso). Secondo, anche se forse posso sembrare un po’ bigotta mi chiedo: ma è il caso di mettere foto provocanti sul profilo personale dove c’è il vostro lavoro? In fondo c’è sempre la possibilità di creare un profilo apposito di sole foto provocanti, senza mischiare la vita professionale a quella privata…

Le denunce per maltrattamento non vanno fatte online

Mi è capitato di leggere questo “post appello” in un gruppo pubblico, firmato da una maestra licenziata, a suo dire, dalla collega "cattiva" che legava i bambini al seggiolone.L'ho contatta immediatamente per farmi raccontare ma ha appena ha sentito che avrei fatto verifiche si è ritirata...

Il blog, il giornale, e i social sono tutti luoghi di responsabilità.

Sempre!Denunciare una collega è molto grave, è giusto farlo, ma le denunce vanno fatte a chi di dovere: ai dirigenti scolastici o alle forze dell’ordine.

Scrivere sui social affermazioni del genere è grave anche se il gruppo è chiuso: i contenuti possono essere girati, divulgati, storpiati... Accusare una collega in questo modo ha un nome: si chiama diffamazione! Ed è un reato.

Sparate!

Altre questione è quella di esprimente concetti violenti e/o razzisti. Scrivere “sparate” riferendosi a delle persone è osceno, perché esprime un’idea oscena. Un pensiero che magari capita a tutti di fare, anche per i più futili motivi .... Ma un conto è pensare, un conto è dire e un altro ancora è scrivere.

Scrivere “sparate!” online e pubblicarlo su un social è un’azione veloce. Si tratta di comporre solo una piccola parola…

Ma scrivere è ancora un mezzo potentissimo che ha precise responsabilità.

Educare è anche comunicare

Educare è complesso e difficile perché significa sopratutto guidare e dare il buon esempio. E come pensate di poter essere autorevoli con bambini e genitori se sui social vi trasformate in giustizialisti che gridano con la schiuma alla bocca?

Laura Branca