Sabato
2 dicembre la legge della Repubblica n. 1044 ha compiuto 40 anni.
Con quella legge la necessità di assistere e prendersi cura dei
primi anni di vita di bambine e bambini le cui mamme lavoravano, si
trasformava nella virtù riconosciuta dell'esperienza educativa dei
nidi d'infanzia. La nostra Adriana Lodi, che era una delle prime
firmatarie di quella legge, poteva orgogliosamente pensare di aver
portato le prime pionieristiche esperienze bolognesi nel cuore della
Repubblica e nel futuro di tante famiglie italiane. Ho avuto il
piacere di conoscere e ascoltare questa straordinaria donna di 78
anni due giorni fa, durante la festa del nido Coccheri, in una delle
tante occasioni in cui i nostri nidi mettono in mostra niente di più
che il paziente, attento, premuroso lavoro quotidiano delle
educatrici e delle dade, frutto di saperi maturati con l'esperienza,
lo scambio reciproco, lo studio e tanta fatica.
Nelle
parole di Adriana Lodi e delle donne impegnate da anni in un lavoro
che ogni politico a parole considera importante (tranne quando si fa
la scelta di dove mettere o togliere le risorse di un paese,) c'erano
le avventure passate, i problemi affrontati e poi risolti ma anche la
preoccupazione, che in alcuni sguardi si mutava in angoscia, per la
situazione attuale, derivata da quella che comunemente chiamiamo
crisi e che volgarmente non è altro che il frutto marcio di
politiche economiche in cui i bisogni individuali di pochi hanno
avuto soddisfazione a discapito delle necessità dei molti. I
tagli ai comuni hanno fatto aumentare le rette e nella nostra città
il rischio è la chiusura di alcune strutture e ad oggi, ci
informano genitori ed educatrici, non si hanno certezze, se non che
molti edifici hanno bisogno di ristrutturazioni importanti e i soldi
nelle casse del comune scarseggiano. Di questo parleremo presto nella
commissione che presiedo, per affrontare anche i problemi derivati
dalla nuova riorganizzazione criticata dalle educatrici, e cercheremo
di avere informazioni sulle sperimentazioni di altri modelli
educativi che possono contribuire certo a tracciare nuove strade ma
solo se il nido pubblico mantiene il suo faro, i suoi indicatori di
qualità.
Ma
in questo momento voglio ancora celebrare e ringraziare chi la storia
dei nidi comunali bolognesi l'ha fatta e la sta facendo oggi con lo
stesso impegno di allora, anche se forse con meno illusioni, come
succede anche a noi quando vediamo sparire da una notizia un semplice
avverbio: ci sono 600 bambini in lista d'attesa... un tempo si
sarebbe aggiunto ancora...
Voglio
ringraziare tutte quelle persone che hanno fatto in modo che la
parola NIDO assumesse un significato quanto mai proprio: tanti
piccoli vicini e un essere adulto che si prende cura di loro in
attesa che siano pronti per il primo volo.
Voglio
ringraziarle anche a nome di persone, madri o padri, che, dopo aver
condiviso i primi mesi in cui sapevamo tutto di lei o lui,
incrociavamo il suo sguardo e credevano di capire sempre quando
sarebbe arrivato il pianto o se voleva stare in braccio, l'hanno
lasciata o lasciato a qualcuno che non era il papà, la mamma o la
nonna. Voglio ringraziare le nostre educatrici e le nostre dade
perché moltissimi genitori ricordano bene quel periodo e come sia
stato difficile il distacco, non solo per il bambino. Se hai
frequentato il nido da genitore non puoi aver dimenticato. E allora
ti ricordi quante volte, nei primi giorni, ti capitava di pensare ai
suoi occhi che ti avrebbero cercato, come avevano cominciato a fare,
ogni volta che avveniva una nuova scoperta e l'idea di non esserci in
quei momenti ti faceva stare male quanto il pianto al momento del
distacco.
Poi,
non molti giorni dopo, quando ancora lui sa dire più o meno solo
babbo o mamma, forse nonna e qualche altra parola che ancora non hai
capito, lo vai a prendere e, prima di muovere i suoi passi ancora
incerti, eccolo che ride e allunga il braccio verso una delle sue
educatrici e dice "Ina!" . Tu sai benissimo di chi sta
parlando e in quel momento dentro al nido anche tu ti senti a casa.
É
chiaro quello di cui stiamo parlando?. Forse, prima di prendere in
mano una calcolatrice, dobbiamo pensare a cosa vuol dire crescere,
anzi continuare tutti, adulti e bambini, a crescere. Bella parola la
crescita, in questo caso.
E
ancora buon compleanno, caro nido, sii orgoglioso di te stesso, e
resisti!