E' passato poco più di un mese dal referendum sulla scuola pubblica che si è consumato a Bologna. Nonostante molta divulgazione e ampio spazio da parte dei media, ancora oggi sono molte la questioni, che la discussione ha avviata, ad essere aperte a volte sfocate. A votazione effettuata e con vittoria della soluzione A, quindi per la scuola pubblica, rimane un risultato da accogliere e capire nella sua complessità. Giorgio Tassinari uno dei componenti del nuovo Art 33 ha spiegato la sua visione dei fatti.
Sgombriamo il campo da fraintendimenti di varia natura. Ci
spiega i perché del referendum in pochi punti.
Sarò schematico. Il sistema delle
convenzioni iniziato a Bologna da Walter Vitali è fallito. Le liste
d'attesa si succedono tutto gli anni. In questo contesto sottrarre
risorse alla scuola di tutti per destinarli alla scuola di pochi è un
errore grave, molto grave. Il referendum ha l'obiettivo di restaurare il
primato della scuola pubblica. Il voto dei cittadini ci ha dato
ragione.
Come mai un tema così specifico sulla città di Bologna ha avuto
tale risonanza a livello nazionale?
Perché il tema della scuola è un grande tema della
democrazia contemporanea, che mobilita le coscienze. Perché la reazione
del PD e della Giunta è stata così fuori misura da calamitare sul
Comitato Art33 la simpatia generica della cittadinanza. Perché i
cittadini, non solo a Bologna, hanno colto l'importanza della difesa
della Costituzione . La lotta per la scuola é stata anche una lotta per
la Costituzione e la Repubblica. Non a caso i partiti avversi al
referendum sono tutti a favore della revisione costituzionale.
Un commento sui risultati in fatto di numeri. E' un risultato
che rappresa la città nonostante la bassa l'affluenza alle urne?
3. Il risultato è rappresentativo se contestualizzato. 86.000 cittadini sono una marea, tenuto conto che si votava in un solo giorno, e che con la numerosità e dislocazione dei seggi il Sindaco ha di fatto boicottato la partecipazione al voto. Va messa in conto la generale disaffezione alla politica (il Sindaco di Messina, al secondo turno, eletto dal 30% degli elettori).
3. Il risultato è rappresentativo se contestualizzato. 86.000 cittadini sono una marea, tenuto conto che si votava in un solo giorno, e che con la numerosità e dislocazione dei seggi il Sindaco ha di fatto boicottato la partecipazione al voto. Va messa in conto la generale disaffezione alla politica (il Sindaco di Messina, al secondo turno, eletto dal 30% degli elettori).
Il sindaco commentando in consiglio il referendum ha dichiarato
che per accogliere il voler dei cittadini vuole rimettere mano ai
finanziamenti alla privata paritaria.
Ci sono margini di trattativa e accordi con il nuovo ART 33? Se si
come?
Il termine trattativa è
improprio, a mio giudizio, perchè un comitato referendario non è
abilitato a "trattare". Ci aspettiamo che il Consiglio Comunale, come
suggerito dal presidente Prodi, accolga il risultato e accetti che
l'ipotesi di lasciare tutto invariato non è praticabile. Noi vogliamo
che sia rispettata la volontà dei cittadini, espressa in forme
istituzionalmente regolamentate, ovvero che tutti i fondi comunali
vadano alle scuole pubbliche. Farlo è responsabilità dei consiglieri
comunali, che ne risponderanno davanti all'opinione pubblica e ai loro
elettori (assai contendibili, in verità).
Nel nostro blog molti comitati di altre città hanno accolto il
referendum con favore. Come suggerite loro di agire per proporlo
in altri contesti?
Auspichiamo che l'esperienza di
Bologna si ripeta in altre città. Tuttavia,other rooms , other voices,
come scriveva Truman Capote. La vicenda di Bologna ha le sue peculiarità
che non possono essere trascurate. Per farla breve, il bravo
giardiniera annaffia le piantine per farle crescere. Se le tira, si
spezzano.