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Per il momento si tratta solo di
un'idea, anzi di un annuncio, fatto ai genitori ferraresi la scorsa settimana.
Il motivo è legato a difficoltà economiche che l'istituzione dei servizi educativi e scolastici sta attraversando. Ma vediamo di
cosa si tratta più da vicino. Due scuole e un nido rischiano
l'esternalizzazione a soggetti privati e una scuola comunale potrebbe
passare allo Stato. I genitori si sono dimostrati attenti al problema
e molto preoccupati. Non è la prima volta che succede, nel tempo Ferrara, ha
esternalizzato alcuni servizi (come la mensa e le pulizie) e due
scuole nel 2012. Cerchiamo di addentrarci nel fitto della questione
con Loredana Bondi, già responsabile dei servizi e che nel 2007 ideò
e realizzò l'attuale l'istituzione.
Uno dei motivi
dell'istituzione era poter accedere a donazioni di privati per
rimpolpare le casse. Perché l'istituzione è in difficoltà?
Certo,
questo poteva essere uno degli elementi sul quale fare qualche
affidamento, in realtà non più di tanto; la Fondazione Carife, per
esempio, che più volte aveva dimostrato di condividere la qualità
delle nostre scelte culturali e progetti, ha subito la crisi locale e
generale del sistema bancario; i contributi regionali sono
andati via, via riducendosi, pur restando il punto di riferimento
essenziale. I privati non si sono impegnati, se non raramente e in
modo assai modesto nel locale sistema educativo.
Oggi siamo di
fronte a nuove esternalizzazione. Cose ne pensa?
Penso che a
Ferrara stia succedendo quello che succede in tutto il paese, sia
pure in misura ridotta.. Lo Stato, nonostante proclami e promesse,
sta disinvestendo nei servizi e nelle scuole e il passo obbligato è
quello di “esternalizzare”, perché questa scelta peserebbe di
meno sui Bilanci Comunali. Sta di fatto che non è che si “svendano
“ i servizi, che rimarrebbero comunali, ma gestiti in modo
indiretto : insomma un compromesso, dove si assicura che il
controllo resta comunque pubblico, mentre la gestione è data a
soggetti privati.
Quindi poco
male?
Non ho detto
questo. Mantenere il pubblico è importantissimo, a mio avviso una
scelta storicamente all’avanguardia sul piano culturale e sociale
giacché si rivolge a tutti i bambini, ma il sistema integrato va
visto senza pregiudizi. Credo che potrebbe essere una bella occasione
per estendere i servizi, per offrire maggiori e diverse opportunità,
per un confronto e una crescita comune del sistema educativo di una
comunità. In realtà questo non succede: oggi vediamo che il
pubblico chiude i servizi e i privati sostituiscono e il problema
principale è quello economico finanziario.
Nel sistema
integrato, pubblico e privato dovrebbero garantire la stessa qualità.
E quindi?
Occorre precisare
che le esperienze sono assai diverse a seconda delle regioni e del
sistema politico locale, dato che lo Stato è latente. Quindi “il
fattore qualità” dei servizi, oltre che non omogeneamente
condiviso nei criteri e nei
metodi, è assai difficile da verificare e valutare.
Ragionando senza pregiudiziali, ma con conoscenza e approfondimenti
seri sulla struttura organizzativa, sappiamo che le differenze ci
sono e sono spesso di notevole portata. Molte regioni nel tempo si
sono adeguate cambiando le normative per riconoscere e controllare
il funzionamento del sistema integrato dei servizi. In alcune realtà
troppo spesso assistiamo, però, ad una esternalizzazione forzata,
veloce, creata da necessità impellenti e soprattutto impostata sul
fattore economico e non certo sulla qualità dei servizi rivolti ai
bambini. A proposito di qualità vorrei precisare che non viene
mai citato il discorso dell’importanza che le famiglie sappiano di
questa realtà, si rendano esattamente conto che il valore
dell’educazione della prima infanzia non è un fatto individuale,
relativo al proprio figlio, ma è un sistema da difendere a livello
sociale per lo sviluppo della propria comunità. I genitori non
possono pensarci solo quando “tocca a loro” cambiare scuola o nel
peggiore dei casi vedersela chiusa: è una scelta politica e sociale
di grande rilevanza…spesso relegata a mero problema contabile da un
lato e dall’altro visto come scelta di un’amministrazione
incapace o altre valutazioni ancora. Il problema è molto più
complesso e richiama responsabilità da condividere.
Perché spesso
ci sono tempi così stretti che impongono
scelte veloci?
I tempi sono
forsennati per la mancate economie delle politiche nazionali.
L'ultimo patto di stabilità ha aggiunto nuove e ulteriori
difficoltà per le pubbliche amministrazioni (i comuni).
A
Ferrara c'è un esternalizzazione forsennata?
No, per fortuna
la regione in cui siamo, lavora molto bene e non credo che Ferrara
rientri in questa casistica, anche perché esistono condizioni
obbligate per gestire Nidi e servizi educativi per cui il privato
sociale che da anni conduce e segue esperienze di gestione, affianca
il pubblico anche nella formazione del personale. Tuttavia credo che
la condizione contrattuale degli educatori privati sia molto diversa
da quella dei pubblici e non è un aspetto secondario…
E' un passo
indispensabile passare la gestione?
Oggi come oggi
credo ancora che cercherei di “fare i salti mortali” per non
arrivare a questa scelta, ma so che non è cosa semplice. Si potrebbe
ragionare sulla statalizzazione di altre scuole d’infanzia. Nella
nostra città la scelta di gestire le scuole “comunali” è
storica, perché il Comune ha vicariato per anni una funzione dello
Stato. Già qualche anno fa abbiamo cercato di coinvolgere lo Stato
al passaggio di gestione, ma è stata un'esperienza limitata. Pensi
che a livello comunale e provinciale abbiamo proposto anche la
formazione dei dipendenti statali in comune con noi, per dare
continuità formativa ed educativa a quegli stessi contesti. Siamo
all'assurdo, anche se credo fermamente nella validità del sistema
0-6 così come anche la nostra regione ha sostenuto. La pratica di
anni di lavoro con e per i bambini ha dimostrato che i risultati sul
piano degli apprendimenti cognitivi e relazionali hanno inciso
positivamente sullo sviluppo dei bambini e sul rapporto con famiglie
e territorio.
Il privato può
garantire la stessa qualità del pubblico?
Credo nella
possibilità del privato di garantire un’offerta professionale,
gestionale e organizzativa positiva, ma non credo di poter
generalizzare. Per l’esperienza di gestione del pubblico, so di
certo che criteri, metodi, percorsi di controllo qualità ci sono,
sono fatte costanti verifiche e valutazioni, è assolutamente
garantito un modello di lavoro e di approccio interno-esterno. Certo
è anche che i migliori privati applicano come si diceva, condizioni
contrattuali peggiorative al personale: forse il vero risparmio e le
differenze di “garanzia” del sistema vengono proprio dal fatto
che persone con stesso profilo siano trattate diversamente (orari,
stipendio, tipo di contratto ecc.) limitazione a figure di
coordinamento pedagogico, ovvero figure che svolgono il doppio ruolo
di educatore e coordinatore ecc.
Il contratto
fa la differenza sulla qualità?
Si, per quanto
possa sembrare strano si. Migliori contratti significa più
formazione, più tempo per attività di gruppo per il personale, di
relazione con le famiglie, di rapporto con agenzie culturali del
territorio ecc. e queste sono attività importanti. I tempi di lavoro
nei servizi non possono essere forzati, veloci devono rispettare i
tempi dei bambini e della crescita.