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A
Venezia per la prima volta dagli anni '90 c'è un sindaco di destra:
risponde al nome di Luigi Brugnaro è imprenditore e dirigente
sportivo ed è stato eletto il giugno scorso. Brugnaro arriva dopo un
periodo di commissariamento durato circa un anno, sotto il controllo
del prefetto Zappalorto che ha sempre dichiarato “di non dover fare
scelte politiche” ma traghettare Venezia verso il nuovo sindaco.
Non si capisce bene cose significhi “non fare scelte politiche”
visto che spendere i soldi pubblici, significa necessariamente fare
scelte politiche, ma sorvoliamo e arriviamo al centro del nostro
discorso che sono i servizi educativi. Come se la cavano i nidi a
Venezia?
“Da
sempre i servizi sociali sono forti e ben radicati, il welfare- ci
racconta Sabina Anesin educatrice e sindacalista cgil – qui è
forte, è pubblico ed è stimato da tutti i cittadini”. Così
quando il commissario Zappalorto è andato ad intaccare le economie e
il sistema dei nidi, c'è stato movimento di protesta tra i
veneziani. Dagli anni ottanta agli inizi del 2000 nonostante molte
difficoltà, di bilancio e non solo, i nidi sono cresciuti sia in
quantità che in qualità.
Oggi
tra Venezia, Mestre e isole ci sono 30 servizi educativi (contando
nidi, nidi aziendali e centri gioco) l'orario di apertura va dalle
7,30, alle 16,30 del pomeriggio e ci sono cucine interne.
Particolarità notevole è che tutti i nidi sono a gestione pubblica
e diretta. “Nel tempo ci sono state difficoltà e tagli. Il
personale ausiliario e di cucina ad esempio è stato esternalizzato
ed il rapporto numerico è stato innalzato. Dopo una mediazione siamo
arrivati ad avere un educatore ogni sei bambini”. Ma i problemi in
città sono molteplici e non si limitano al rapporto numerico.
C'è
stato un forte aumento delle rette, avvenuta in corso d'anno. Oggi la
tariffe massime sono di 470 euro mensili c.ca e non ci sono
distinzioni d'orario. C'è un evidente calo delle iscrizioni, diverso
da distretto a distretto, ma evidente in tutto il territorio,
sopratutto nel centro della città. “Venezia è una città molto
complessa da vivere, gli affitti sono altissimi e le giovani coppie
preferiscono andare a vivere nella terra ferma. Ma c'è anche un
altro grande problema ed è il calo degli stranieri. La crisi del
lavoro morde e morde duro tutti. Il lavoro stagionale è calato
moltissimo e gli stranieri migrano verso altri paesi le nascite di
conseguenza calano e così le iscrizioni ai nidi”. Venezia è una
città che presenta tante particolarità, certo, ma in tutta la sua
originalità anche qui registriamo le tendenze che abbiamo
individuato in “Mille Nidi in Mille giorni” che sono a livello
nazionale. C'è un forte rischio di chiusura, un drastico calo
d'iscrizione e una probabile abbassamento della qualità visto il
malcontento dei lavoratori a cui tocca lavorare di più per meno
stipendio. Il personale pubblico è amareggiato perché tra ultime
novità c'è anche il taglio del salario accessorio. “Noi
dipendenti di Venezia -continua la Anesin- avevamo un'integrazione
salariale prevista dal contratto decentrato, che il sindaco ci vuole
tagliare. Parliamo di 197 euro mensili in meno su uno stipendio
complessivo medio di circa 1200/1400 euro, a seconda
dell'inquadramento di fascia. E non sono pochi soldi. C'è molta
amarezza anche perché non sono pochi i cittadini a darci contro,
anche se parlandoci, si rendono consapevoli della qualità dei
servizi che offriamo e che non si limita ai soli nidi”. La Cgil ha
presentato le proprie osservazioni su come si potrebbe risparmiare su
altre voci del bilancio e cioè su alcune società partecipate e il
casinò che a detta di molti veneziani “è un vero mangiasoldi”.
Torneremo presto e a più riprese in città che è da seguire da
vicino.