Politica bambina
Nel mondo ci sono almeno 41 milioni di bambini minori di 5 anni obesi o in
sovrappeso. Il dato emerge dal rapporto
finale sull’obesità infantile, consegnato, nei giorni scorsi, all’OMS dalla
commissione Echo (Commission
on Ending Childhood Obesity). Per cercare di porre fine a quella che viene
considerata una vera e propria emergenza il rapporto ha stilato una serie di
raccomandazioni, divise in sei ambiti. Le raccomandazioni chiamano in causa i
governi ma anche i genitori, la scuola e le altre agenzie educative affinché
tutti i bambini possano godere dei vantaggi di un’alimentazione sana e di sani
stili di vita.
Le 6 raccomandazioni
Promozione di una sana alimentazione - La prima raccomandazione invita i governi e le
istituzioni a promuovere sin dalla prima infanzia sane abitudini alimentari e a
diffondere informazioni su una corretta alimentazione attraverso la
comunicazione pubblica e la scuola in modo che queste possano raggiungere tutti
gli strati sociali. Cultura della salute e nutrizione – si legge nel rapporto –
dovrebbero entrare a far parte dei programmi scolastici e la scuola divenire un
luogo di promozione della salute. Le scuole e gli ambienti dedicati ai bambini
possono contribuire a raggiungere quest’obiettivo, ad esempio, scoraggiando il
consumo e la vendita al loro interno di cibi poco salutari e bevande
zuccherate. Tra le strategie per scoraggiare il consumo di cibo insano la
commissione inserisce anche la tassazione delle bevande zuccherate. La
commissione sottolinea come il consumo di queste bibite sia associato ad un maggior
rischio di obesità e come il loro prezzo ne incoraggi l’acquisto da parte delle
famiglie con basso redditto. In questo contesto le scelte fiscali potrebbero
scoraggiare l’acquisto di questi prodotti da parte di alcune fasce di
consumatori ed influire anche se in modo non diretto a promuovere
un’alimentazione più sana. Nel mirino della commissione ci sono anche le
strategie di marketing rivolte ai bambini e i sistemi di etichettatura non
sempre chiari. L’approccio proposto è quello di porre limitazioni alle
strategie promozionali e di marketing rivolte ai bambini e alle famiglie ed
elaborare un sistema di etichettature standardizzato per tutti i prodotti
confezionati.
Promozione dell'attività fisica - La seconda raccomandazione punta alla lotta
alla sedentarietà e alla promozione dell’attività fisica. Secondo i dati
contenuti nel rapporto oltre l’80% degli adolescenti non svolge una sufficiente
attività fisica. L’attività fisica contribuisce alla prevenzione dell’obesità e
di altre malattie. Potersi muovere a piedi o in bicicletta su percorsi sicuri, il
poter godere di un giusto numero di ore di sonno e l’avere a disposizione
luoghi in cui giocare all’aria aperta o praticare sport sono tutti aspetti che
possono contribuire ad educare i bambini a prendersi cura della propria salute.
Attenzione alla salute prenatale - La prevenzione dell’obesità inizia prima della nascita:
questo il messaggio della terza raccomandazione. Gli esperti sottolineano l’importanza
di gestire l’aumento di peso in gravidanza, di monitorare glicemia ed
ipertensione materna, di fornire indicazioni chiare sull’alimentazione in
gravidanza e sui danni che possono derivare da alcol, droga, tabacco e dall’esposizione
ad altre tossine. Inoltre viene sottolineata l’importanza di informare entrambi
i genitori sull’importanza di una dieta e di uno stile di vita sano sin dalla
fase preconcezionale. La cattiva alimentazione in gravidanza, il sovrappeso, l’eccessivo
aumento di peso, alcune patologie come il diabete gestazionale e l’esposizione
al fumo, infatti, possono aumentare il rischio di obesità infantile. Tutti
questi fattori, inoltre, possono pregiudicare l’esito della gravidanza e
esporre a maggiori rischi durante il travaglio ed il parto: tenerli
sotto controllo contribuisce sia alla salute
materna che a quella fetale.
Promozione di uno stile di vita sano sin dalla prima infanzia - Gli esperti raccomandano la
promozione dell’allattamento materno, allattamento che deve essere sostenuto
nei reparti di maternità ma anche attraverso misure che permettano alle madri
di continuare ad allattare dopo il rientro al lavoro. Inoltre, viene ribadita
la necessità di sviluppare linee guida, coerenti con le indicazioni dell’OMS,
sulla commercializzazione dei prodotti destinati alla prima infanzia affinché venga
limitato il consumo da parte dei bambini di cibi e bevande ricche di zuccheri,
grassi e sale. Viene inoltre sottolineata l’importanza di fornire a chi si
prende cura dei bambini informazioni adeguate sugli alimenti che devono essere
evitati per prevenire l’obesità infantile. I genitori e a chi si occupa dei
bambini devono essere incoraggiati a proporre una dieta varia e informati sulle
quantità adatte ai più piccoli. Nelle mense scolastiche dovrebbero essere
serviti solo cibi sani e l’educazione alimentare dovrebbe entrare a far parte
dei percorsi formativi sin dalla prima infanzia. Allo stesso modo la scuola e
le agenzie educative dovrebbero garantire lo svolgimento di un’adeguata
attività fisica. I genitori devono ricevere informazioni corrette sul ritmo del
sonno e sul tempo che i bambini tra i 2 e i 5 anni possono passare davanti allo
schermo.
Promozione di una sana alimentazione tra i bambini e gli adolescenti - Gli esperti invitano a stabilire norme sui cibi che possono
essere serviti nelle mense scolastiche e venduti all’interno delle scuole
eliminando bibite zuccherate e cibi ipercalorici ma poveri di nutrienti. Nelle
scuole inoltre devono essere garantite acqua potabile e strutture sportive.
Anche per questa fascia di età viene ribadita la necessità di inserire l’educazione
alimentare e l’educazione fisica nei programmi scolastici.
Servizi a sostegno dei bambini in sovrappeso - Gli estensori
della relazione invitano a sviluppare servizi di consulenza e monitoraggio
multidisciplinari a sostegno delle famiglie con bambini e ragazzi con problemi
di sovrappeso ed obesità. L’obiettivo deve essere quello di ridurre i livelli
di sovrappeso e i rischi per la salute e lo sviluppo psicologico ad esso
correlati.
L'obesità infantile nel mondo
Nel complesso le raccomandazioni sollecitano
gli stati ad intervenire su più fronti: scuola, sistema sanitario, mercato ed
industria alimentare, politiche agricole e scelte urbanistiche, per arginare l’obesità
infantile i cui livelli sono allarmanti e costituiscono una sfida per molti
paesi. Una sfida che richiede impegno politico e risorse finanziarie.
Tra gli
obiettivi delle Nazioni unite c’è quello di contrastare le malattie non
trasmissibili e tra queste c’è l’obesità che può mettere a rischio l’aspettativa
di vita raggiunta in molte aree del globo e minare lo sviluppo fisico e
psicologico di chi ne soffre. Chi è obeso da piccolo rischia di esserlo anche
da adulto con ripercussioni negative sulla salute fisica e psicologica, sui
risultati scolastici, sulla vita relazionale e lavorativa.
Alcuni
dei suggerimenti forniti nelle raccomandazioni potrebbero apparire ai nostri
occhi banali o scontati. Per capire il perché di tali raccomandazioni occorre
però fare un passo indietro e vedere come l’obesità infantile sia distribuita
nel pianeta. Come scritto all’inizio sono almeno 41 milioni i bambini di età
inferiore ai 5 anni che soffrono di obesità, problema che, contrariamente a
quanto si potrebbe pensare, non lascia indenni i paesi più poveri. L’obesità
infantile è in crescita in tutto il mondo ma i numeri mostrano la presenza di
più bambini in sovrappeso nei paesi a basso e medio reddito che in quelli a
reddito alto. In generale viene sottolineato che i bambini vivono oggi in
contesti che favoriscono l’obesità e la sedentarietà: l’alimentazione è
cambiata e sono cambiati i prodotti a disposizione, si svolge meno attività
fisica e si passano molte ore davanti agli schermi televisivi e a quelli dei
computer. Tornando alla distribuzione geografica dell’obesità infantile non si
può non notare che nel 2014 il 48% dei bambini in sovrappeso viveva in Asia e
il 25% in Africa. Nel continente africano dal 1990 al 2014 il numero dei
bambini obesi o in sovrappeso è quasi raddoppiato passando da 5,4 a 10,3
milioni.
Nei
paesi ricchi i bambini più a rischio continuano ad essere quelli appartenenti
alle fasce più povere della popolazione. Nei paesi a reddito basso malnutrizione
e obesità coesistono e quest’ultima viene sottovalutata perché è ancora diffusa
l’opinione comune che un bambino in sovrappeso sia un bambino sano. Inoltre, viene
sottolineato, che i bambini denutriti nella primissima infanzia, sono
maggiormente a rischio di obesità quando cambiano la disponibilità di cibo e le
abitudini relative all’attività fisica.