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Violenza al nido. Torniamo a parlarne con Loredana Bondi esperta in materia d'infanzia e di servizi. Per anni ha diretto l'istituzione di Ferrara, che "contiene" servizi educativi, scolastici e servizi per le famiglie. Nella sua cariera ha visto tante cose, si è misurata con tante esperienze diverse e sopratutto ha sempre valorizzato il rapporto tra servizi e i genitori. Un rapporto difficile ma sfidante e capace di restituire grande qualità. Con parole semplici e chiare ci spiega come un genitore può capire se al nido c'è qualcosa che non va, come riconoscere un buon servizio da uno meno buono e ci racconta come i genitori potrebbero aiutare a renderlo migliore.
I genitori possono capire che al nido i bambini stanno subendo violenza? Se si, come?
Una domanda
complessa che meriterebbe una lunga analisi delle capacità di
osservazione e di lettura dei comportamenti dei bambini da parte
dei genitori e non solo. Non è che possiamo trovare in giro “un
preciso manuale ” per capire immediatamente se un bambino subisce
alcune delle forme in cui la violenza si può manifestare,
soprattutto se è molto piccolo…Si tratta di una condizione
verosimilmente difficile da individuare, sia che si tratti di
violenza esterna , che domestica…(Non dimentichiamo che le violenze
spesso presentano anche questo aspetto).
Che dire ? I
genitori devono osservare e conoscere gli eventuali comportamenti
“diversi” dei bambini, senza caricarli eccessivamente di
negatività, perché i primi anni di vita sono anche gli, anni delle
nuove esperienze, dei nuovi apprendimenti, della scoperta
dell’altro, di un mondo che non è sempre e solo quello che
vogliono…Poi tra la capacità di adattamento, sempre abbastanza
difficile, ma naturale, potrebbero presentarsi reazioni
riconducibili ad eventuali situazioni stressanti(soprattutto
all’inizio e dopo la scuola). Allora che fare? Viene spontaneo dire
che quando si iscrive il bambino al Nido ci dev’essere “la presa
in carico” da parte della scuola anche dei genitori: Ci si informa,
ci si conosce, si scambiano informazioni con le insegnanti sugli
eventuali problemi del bambino, sulle aspettative della famiglia e si
approfondiscono gli elementi essenziali della vita della scuola ,
dei tempi e dei modi dell’apprendere, delle routines, ecc., ma
soprattutto si crea una relazione che ogni giorno si riempie di
contatti e sensazioni, ancor più approfonditi nelle riunioni
periodiche, sia a livello collettivo che individuale. Bisogna anche
dire che i servizi educativi come i Nidi- purtroppo ancora servizi a
domanda individuale e non aperti a tutti - non sono solo servizi
necessari per la conciliazione fra il lavoro dei genitori e la cura
dei bambini, ma sono i luoghi in cui, secondo le indicazioni offerte
dalle più moderne riflessioni pedagogiche e dai risultati delle
ricerche a livello di neuroscienze, si attiva un “beneficio”
in termini di serio e preciso investimento educativo per la vita. E’
necessario che le Istituzioni pubbliche e private che gestiscono i
Nidi attivino una seria programmazione di lavoro che dia certezza
di controllo professionale , organizzativo e relazionale del
personale addetto.
Se la
telecamera non sono uno strumento efficace per tutelare i bambini in
quali altri modi i genitori possono verificare cosa succede al nido?
Certo che dinnanzi
alle recenti cronache relative a violenze, percosse e/o altri
maltrattamenti a danno di uno o più bambini del Nido da parte di
personale insegnante, restiamo ammutoliti dall’indignazione e
subito dopo la reazione è quella di dover fermare in tutti i modi
fenomeni del
Genere. In tali
situazioni sono state avviate le necessarie denunce insieme alla
richiesta di un sistema di “prevenzione” che offra soluzioni
radicali attraverso un controllo sistematico dei luoghi in cui i
bambini vivono, installando telecamere nascoste che individuino le
violenze e chi le commette. Su questo piano occorre fare chiarezza.
E’ necessario
precisare che l’unica possibilità di investigare su casi di
maltrattamento passa per una serie di denunce fatte dai genitori dei
bambini alle Autorità di Pubblica Sicurezza, che dopo aver
constatato i “danni” inducono la Polizia a disporre strumenti
telematici nascosti che possano individuare gli atti dei violenti.
Solo ciò consente di avere il nulla osta all’installazione
certificata dentro gli asili nido, perché le immagini vengono
storicizzate su un sistema criptato che non consente la
visualizzazione se non con l’autorizzazione dal magistrato che
dispone delle indagini. Questo a tutela dei
bimbi, dell’organizzazione e dei tecnici dell’asilo stesso.
Nel
caso in questione, quando si parla di eventi di violenza si è
passati certamente da un ambito di normalità ad uno di patologia,
che dev’essere assolutamente scongiurato prevenendo, conoscendo il
personale, definendo chiaramente una formazione specifica sulle
responsabilità individuali ed effettuando costante controllo.
Come
riconoscere
un buon nido?
Ritengo
che i Nostri Nidi abbiano le carte in regola per essere considerati
tutti ambienti idonei e qualificati per la crescita dei nostri
bambini, soprattutto nella nostra Regione , che per anni ha investito
in quantità e qualità dei servizi, come nella formazione del
personale e nel sostegno del coordinamento pedagogico: qualità
riconosciuta a livello nazionale ed europeo. Non può un caso
patologico - che pur non deve assolutamente succedere - disconoscere
la validità di un sistema educativo ampiamente positivo. Corre
l’obbligo dire anche che il notevole ridimensionamento dei
finanziamenti a sostegno del sistema educativo può seriamente
mettere in difficoltà di gestione delle strutture , soprattutto di
piccole dimensioni e questo potrebbe anche essere causa , fra
l’altro, di scarso investimento nei controlli e nei percorsi
obbligatori di formazione di tutto il personale.
Come
combattere l'omertà dei colleghi che non denunciano? Quali sono le
responsabilità
del coordinatore pedagogico in situazioni di questo tipo?
Torniamo
al discorso di qualificazione e responsabilizzazione del contesto,
oltre che individuale. Penso che sia giuridicamente rilevante la
responsabilità del singolo, ma in un contesto educativo non possa
non esservi la corresponsabilità nella conduzione delle sezioni di
Nido e fatico a pensare che le colleghe/i colleghi non notino
situazioni patologiche nei comportamenti di coloro che lavorano con
loro, anche se non compresenti per tutto l’orario scolastico.
Ebbene nel Nido, come nella scuola dell’infanzia e in qualsiasi
altro contesto educativo scolastico questo non è ammissibile, non
deve succedere e credo che in questi casi i provvedimenti devono
essere molto precisi. Notevole è il ruolo del coordinatore
pedagogico che deve poter essere in grado di valutare direttamente il
funzionamento del Nido, partecipando alle riunioni coi genitori,
verificando la gestione della programmazione educativo- didattica,
monitorandone le fasi ed intervenendo con i correttivi necessari.
Devo dire infine che, l’aver vissuto per anni la conduzione di
decine di realtà educative, le riflessioni che mi vengono alla
mente sono moltissime: tante le esperienze molto faticose, ma
affascinanti per la grande professionalità di insegnanti e
coordinatori che le hanno organizzate e gestite; tanti problemi
risolti con i genitori, percorsi di confronto e formazione anche con
le famiglie e soprattutto bambini e bambine al centro del nostro
comune progetto educativo.Proviamo a pensare insieme ad una
partecipazione più attiva di tutti per difendere la qualità dei
servizi e della vita dei nostri figli!