Ormai è la battaglia del cotto
e mangiato. Teatro di questa lotta che vede contrapposti genitori e
amministrazione comunale è Terni, la
città di San Valentino, in Umbria. Oggetto del contendere, invece, sono le
cucine interne ai servizi educativi e scolastici che i genitori vogliono
mantenere mentre il comune, appare intenzionato a dismetterle a favore di
centri pasto esterni. La mobilitazione dei genitori ternani, riuniti nel Co.SEC (Comitato servizi educativi)
però non riguarda solo la mensa ma l’intero sistema dei servizi per l’infanzia
e si è inasprita con la bocciatura da parte del consiglio comunale di tutte le
loro proposte al Documento Unico di programmazione. “Le nostre non sono
critiche a priori, ma si fondano sulle scelte politiche che la Giunta si
appresta a fare: chiusura progressiva dei servizi educativi, rendere
incompatibili con il bilancio il mantenimento delle cucine in loco e coprire il
tutto realizzando un grande show mediatico chiamato “tavolo tecnico” “hanno
scritto in uno degli ultimi comunicati stampa
A raccontare a BolognaNidi cosa sta accadendo nella città
umbra è Chiara Dottori, mamma di un
bimbo che frequenta la scuola dell’infanzia e portavoce del comitato.
Come è iniziato il suo
impegno?
L’estate scorsa mi è giunta la voce secondo cui
l’amministrazione comunale appariva intenzionata a chiudere la scuola
dell’infanzia frequentata da mio figlio e ho chiesto un appuntamento
all’assessore alla scuola Carla Riccardi che mi ha confermato la cosa. Mi ha
spiegato che la scuola poteva ospitare due sezioni ma era frequentata solo da
18 bambini: secondo la sua spiegazione ci trovavamo di fronte ad una scarsità
di domande e tenerla aperta avrebbe comportato dei costi troppo elevati. Ci è
stato proposto di trasferire i nostri bambini in altre scuole: nove sarebbero
stati accolti in una scuola dell’infanzia statale e altri nove in una scuola di
un paese vicino. A quel punto abbiamo iniziato a mobilitarci e a sollevare il
polverone.
Siete riusciti a
salvare la scuola?
La giunta ha deciso con una delibera che la scuola sarebbe
rimasta aperta con una sola sezione e con una riduzione d’orario.
Si tratta di una
soluzione definitiva?
In realtà non sappiamo nulla sul futuro. A Terni ci sono 6
scuole dell’infanzia e sei nidi comunali: una delibera di febbraio ha
prospettato la chiusura delle scuole dell’infanzia per poter potenziare le
risorse destinate ai nidi. Si tratta di una mossa che non ci convince anche
perché qualche mese prima erano state sospese due sezioni lattanti per mancanza
di domande ma da due anni non vengono pubblicate le graduatorie e dunque non
abbiamo idea di quale sia effettivamente il numero delle domande.
Intanto è scoppiata la
questione della mensa. Come è nata questa battaglia?
Il Comune appare intenzionato a chiudere le cucine in loco,
una scelta a cui ci stiamo opponendo con forza. La protesta è nata dopo che
l’assessore ha annunciato la volontà dell’amministrazione di sostituire le 36
cucine in loco, presenti in altrettante strutture dai nidi alle scuole medie,
con uno o più centri cottura. Si tratta
di una soluzione che non vogliamo e possiamo accettare: il pasto deve essere
cucinato e mangiato caldo. Dopo la nostra prima mobilitazione è stata
annunciata la costituzione di un tavolo tecnico che però non è mai stato
convocato.
Come è stata
giustificata l’intenzione di voler chiudere le cucine?
Oggi a Terni coesistono vari modelli: ci sono cucine in loco
gestite direttamente dal comune, cucine interne esternalizzate e pasti trasportati
dall’esterno. Vogliono esternalizzare per tagliare i costi senza considerare
che la gestione diretta delle cucine interne costituisce un’eccellenza. Abbiamo
avuto modo di verificare che le cucine gestite direttamente dal comune sono più
pulite, meglio gestite e hanno uno standard qualitativo più alto rispetto a
quelle gestite da soggetti esterni. Se le cucine comunali spariranno il privato
non avrà più nessun incentivo a fare bene.
Perché accusate
l’amministrazione di non voler prendere in considerazione le vostre proposte?
A febbraio è stato presentato il DUP ( Documento unico di
programmazione) e tutte le nostre proposte di integrazione sono state respinte.
Abbiamo mandato le nostre proposte a tutti i consiglieri comunali ma solo i 5
stelle le hanno fatte proprie e presentate in consiglio. Sono state tutte
respinte: un segnale di chiusura che poteva essere evitato accogliendone almeno
alcune. Siamo convinti che questa amministrazione di centrosinistra voglia
tagliare i servizi educativi e modificare la refezione scolastica con la
mannaia per ripianare il bilancio sulla pelle delle famiglie e dei bambini.
Che intenzioni avete
per il futuro?
Stiamo aspettando una nuova convocazione e abbiamo annunciato
di voler far ricorso al Tar contro la delibera di febbraio, intanto
continueremo a fare pressione.