“...le donne hanno la cattiva abitudine di cascare
ogni tanto in un pozzo, di lasciarsi prendere da una tremenda
malinconia e affogarci dentro, e annaspare per tornare a galla:
questo è il vero guaio delle donne.... sono una stirpe disgraziata e
infelice con tanti secoli di schiavitù sulle spalle...” mentre
leggo le statistiche e ai numeri dell'ultimo studio di Save the
children “Mamme equilibriste” mi tornano alla mente le parole di
Natalia Ginzburg. Con occhio clinico Save the children ci ricorda
come in Italia noi donne siamo ultime.
Ultime perché abbiamo lavori
frammentari e precari, perché facciamo tanto lavoro che NON è
pagato in casa e in famiglia, accudendo piccoli e vecchi, perché non
c'è un ruolo o un riconoscimento a quel che facciamo, come si fa
appunto con gli schiavi...Il report ci racconta di carenze
istituzionali e ci spiega come le opportunità di lavoro siano sempre
a vantaggio degli uomini. Dati che conosciamo tutte bene sulla nostra
pelle. Abbiamo tanti ricordi in proposito, ripensando alle nostre
nonne e alle nostre mamme e abbiamo la certezza della schiavitù
anche dal nostro presente di tutti i giorni. Eppure facciamo fatica a
mettere a fuoco quel che ci succede o a parlarne. Da una generazione
all'altra abbiamo cambiato molto poco la nostra condizione. Non ci
siamo poi molte evolute negli ultimi decenni e forse siamo retrocesse
nel cammino verso la libertà . Prima era brutto: una donna non aveva
scelta, doveva fare figli e smettere di lavorare fuori da casa. Oggi
non abbiamo scelta: dobbiamo continuare a lavorare fuori casa e se
vogliamo proprio fare una famiglia, dannarci a far tutto e fare le
equilibriste. Per le donne povere, come è sempre successo, le cose
vanno ancora peggio. E spesso penso che in tanta schiavitù ci
dimentichiamo da dove veniamo e come siamo. Il nostro corpo che
cambia tutti i mesi, che si gonfia in gravidanza, che partorisce
e che allatta ci rende agli occhi della società deboli... Io mi
rendo conto di essere schiava anche
per questo, perché ho un corpo più delicato e mutevole che è
portato per natura alla pazienza e all'attesa, che è un corpo
fantastico e quasi magico, indispensabile alla vita, ma pur sempre un
corpo che rallenta e ha bisogno di tempo...queste caratteristiche
fanno parte del nostro essere femmine e schiave e non possiamo
cambiarle. Quello che possiamo cambiare è la prospettiva con cui ci
vediamo e ci consideriamo. Possiamo cambiare rompendo il silenzio,
con cui tratteniamo dentro di noi la condizione di schiavitù che è
tutta nostra, facciamoci i conti. E in tutto questo pensare e
sentirmi triste, penso anche che i nidi nel loro piccolo, possano
essere una grande risposta alla nostra schiavitù e a quella delle
nostre bambine.