Cronaca cittadina. Mancano maestri, educatori e
supplenti. E come spesso accade, tagli, su tagli, la qualità offerta
finisce per consumarsi, impoverirsi e declinare. La situazione che
sta vivendo Venezia è di profonda crisi, una situazione che parte da
lontano, e che porta inevitabilmente ad una protesta serrata. Domani
(sabato 22 ottobre) sindacati, lavoratori e genitori scenderanno in
piazza per farsi ascoltare. Ai lavoratori viene chiesto di fare da
tappa buchi, per non assumere supplenti che sarebbero necessarie. Al
personale dei nidi viene chiesto di ampliare l’orario, ai genitori
di arrangiarsi, perché per non assumere, hanno ridotto le capacità
di accoglienza dei nidi. Cosa succede? Vediamo di capire insieme.
Vaporetto, bus, tram e
via... "Ogni mattina arriva una telefonata che ci
indirizza in questa, o in quella scuola d'infanzia. In una scuola
dove per un motivo, o per un altro, la maestra non c'è" Ci
spiega un'educatrice di nido, che per ovvi motivi, manterremo
anonima. "Ci troviamo a fronteggiare situazioni davvero
difficili e imprevedibili. Un pomeriggio ero a far supplenza in una
classe con 24 alunni sconosciuti e un bambino autistico...Non è
facile anche se si ha esperienza." E in questa situazione
complessa di vera emergenza si chiede ai lavoratori anche di pagarsi
il viaggio di tasca propria.
Cosa succede nei nidi tutti i giorni? Da quest’anno l’amministrazione comunale ha
deciso di allungare l’apertura dei nidi di mezz’ora, riducendo
così le ore di compresenza, che sono ore preziose e indispensabili,
per realizzare le attività didattiche. Il calcolo della giunta è
stato: più orari e meno personale. “Quando un collega viene
spostata in una scuola, chi rimane al nido, ha più bambini a cui
prestare attenzione. Capita di averne anche 15 bambini di varie età,
bambini di diverse età compresi quelli di pochi mesi. Quel che è
peggio è che con questi continui spostamenti, che sono all'ordine
del giorno, non riusciamo a fare progettazione pedagogica... e come
potremmo progettare in queste condizioni? Come potremmo farli
giocare divisi in piccoli gruppi e garantire contemporaneamente la
sicurezza?”
Fuori i bambini Alcuni nidi sono stati ridimensionati in capienza.
Per assumere meno personale si è scelto di accogliere meno bambini.
Con uno spreco di risorse pubbliche a ben vedere, causando anche una
grande difficoltà ai genitori.
La formazione e la qualità "Abbiamo fatto dei corsi d'aggiornamento
fantastici gli anni scorsi, con pedagogisti incredibili, ora è da un
paio di anni di formazione non si vede più nemmeno l'ombra".
L’educatrice continua a raccontare “Come garantire la stessa
qualità se ci sono tre diverse età a cui badare, spazi diversi in
cui lavorare, ci sono nidi con le scale interne... e al contempo
l’orario d’apertura si allunga a nove ore e trenta?”
La continuità educativa Gli spostamenti
da un servizi all’altro sono
a tempo indefinito. Per
il momento non ci sono date
ad indicare
un termine.
Un
servizio
progettato
in questo modo non
considera in nessun modo uno dei pilastri su cui si basa la qualità:
la
continuità educativa. In
più rimane il vincolo europeo, se le precarie non verranno
stabilizzate, dopo
36 mesi di lavoro a tempo determinato, non potranno più essere
assunte.
Perché sta succedendo tutto questo? La questione è squisitamente politica ed
economica. Il comune di Venezia ha un bilancio che fa acqua da tutte
le parti, è stato commissariato, e il sindaco Brugnaro, eletto il
giungo del ‘15, si è trovato a fronteggiare una situazione a dir
poco impossibile, con sanzioni da pagare, un bilancio da far quadrare
e lavoratori da assumere… E ha fatto delle scelte. Il sindaco ha
dichiarato in più occasioni che le maestre sono tante, anzi troppe e
“...si imboscano sul lavoro… " d’altra parte la nostra
educatrice, ci racconta che “Non riusciamo nemmeno a fermarci per
andare al bagno! ”A noi da lontano pare più evidente che le
ruberie, quelle vere, le hanno fatte gli amministratori precedenti.
Ci pare anche che le attuali scelte politiche stiano ricadendo sugli
ultimi: i lavoratori e sopratutto sui bambini, che con ruberie e
imboscamenti non centrano proprio niente.