Bambini che costruiscono con fango, foglie e rametti. Bambini che continuano
a frequentare il nido nonostante la paura del terremoto. Genitori che mandano i bambini al nido nonostante tutto. Abbiamo
incontrato Francesca Ciabotti pedagogista e formatrice e responsabile del
progetto educativo degli AgriNido nelle Marche, l'abbiamo incontrata per farci raccontare come continua la vita nei servizi e
Francesca inizia prontamente a raccontare e racconta con estrema lucidità e sintesi. “Dopo
il 30 ottobre l’attenzione dei media è scemata eppure il terremoto
ha cambiato le nostre vite. I danni non si sono concentrati nella zona del cratere, sono estesi a tutta la nostra
regione e ci vorrà molto, molto tempo, forse anni, per risanare la
situazione.”
Quanti nidi sono
stati danneggiati?
I numeri sono in
elaborazione ancora non li conosciamo con esattezza, ma direi a colpo
d’occhio, che le strutture hanno retto bene. Le leggi antisismiche
sono ferree.
Anche per le
scuole, eppure una scuola è crollata nonostante gli adeguamenti.
Verissimo, il caso che cita pesa su tutti noi. La scuola crollata ha aggiunto paura, alla paura, e la sfiducia nelle istituzioni è aumentata. Ogni volta che c’è una scossa, il personale addetto esce
per controllare. Ma in molti si domandano se i controlli
siano svolti al meglio... Anche per questo
motivo stiamo tentando di studiare un modello pedagogico da consolidare per
affrontare queste situazioni di emergenza. Non è
possibile che ogni volta che c’è un terremoto, si riparta da zero. Sembra sempre una novità!
Un modello di che
tipo?
Siamo ancora in fase di
ideazione. Stiamo studiando dei progetti che hanno funzionato e sono stati applicati nelle scuole
dell’Emilia Romagna. Dal terremoto del 2012
possiamo apprendere, imparare. Si sono realizzati progetti e si sono fatte esperienze davvero interessanti. Stiamo tentando di
esportarle, arricchirle e sistematizzarle, per tentare
di costruire una cultura educativa della prevenzione. Ci stiamo muovendo
in uno scenario molto complesso anche dal punto di vista
sociale, è tutto difficile ma stiamo lavorando.
Complesso per
quali motivi?
Anche perché la
comunità si è frantumata. C’è chi vuole rimanere dov’è,
all’interno, c’è invece chi migra sulla costa, dove si sente più sicuro. Si è creata una
profonda frattura tra opposte reazioni. Dobbiamo poi rispondere a esigenze concrete e quotidiane del tipo: come organizzare gli studenti? In quali strutture?
Come vi state
muovendo in tal senso?
I nostri nidi
fortunatamente hanno retto bene all’impatto. C’è addirittura un
nido ad Apiro che ha aperto le porte alla cittadinanza. In questo edificio ad
un solo piano ci si sente più sicuri.
Come hanno
reagito i bambini?
Ogni bambino e a sé. E' impossibile generalizzare. Ci sono quelli più spaventati, altri
meno.
Quali progetti
avete avviato?
Si stanno avviando tante esperienze. Il coraggio e la voglia di
reagire non mancano. Un Agrinido a Gagliole,
paese vicinissimo al cratere, accoglie i bambini di tutto il paese.
Essendo un nido in una fattoria, i bambini sono accolti all’aperto, stanno a contatto con gli animali. Sono situazioni che aiutano, mettono
pace e serenità. Monika Delmanowicz che gestisce il servizio e ha
competenze cliniche e ha attivato percorsi con i piccoli. Costruiscono con la terra,
le foglie, le canne delle capanne. Si tratta di un gioco simbolico che aiuta a rielaborare e
superare la paura della terra che trema e continua a tremare.
Altre attività?
Ce ne sono tante...
in molti nidi stiamo lavorando sul personale con percorsi di
rielaborazione. Tutti i progetti formativi avviati hanno a incluso o
deviato sul terremoto. E’ importante parlarne, raccontarlo e anche
illustrarlo.
Cosa c’è da
ricordare per possibili emergenze future?
Salvare gli oggetti. E' sembrata una pazzia e invece si è rivelato molto utile per il benessere
dei bambini. Ritrovare gli oggetti cari, ha dato loro continuità, si
sono sentiti rassicurati anche nella nuova situazione.
Raccomandazioni
da fare ai genitori?
Spegnere la tv è il primo che mi viene in mente. I bambini non hanno la capacità
di capire se le immagini sono del passato, o succedono ora, se sono immagini
lontane, o vicine, non hanno gli strumenti per distinguere. Sopratutto nei giorni successivi è meglio spegnere la tv o girare canale, è semplice ed è molto utile.