La scuola e i bambini in carne ed ossa. BolognaNidi incontra la Rete di Cooperazione educativa. Intervista a Carlo Ridolfi
Si chiama Rete di Cooperazione educativa, C’è speranza seaccade@, un nome e un cognome che fondono passato e futuro. Riunisce insegnanti,
educatori, genitori e cittadini che hanno a cuore l’educazione e la cultura dei
bambini e dell’infanzia. La rete è nata nel 2011 dal desiderio di “fare rete”
per far conoscere e ampliare tante esperienze educative sperimentate su e giù
per il paese. La rete si ispira a
esperienze come quelle di Mario Lodi e don Lorenzo Milani con il desiderio di
contribuire a far crescere “una scuola di qualità e di ricchezza a disposizione
di tutti", una definizione che può apparire utopica ma che ha a che fare con tanti
temi di grande concretezza ed attualità come la tendenza a esternalizzare e
privatizzare e l’introduzione dei sistemi di videosorveglianza nei servizi
educativi 0-6. Questioni che hanno ricadute su migliaia di bambini e bambine.
Bambini reali, come ricorda più volte in quest’intervista il presidente della
rete Carlo Ridolfi.
In un suo articolo
sul vostro recente incontro nazionale si parla di "una scuola di qualità,
di ricchezza, di bellezza" a disposizione di tutti. La scuola italiana,
dai nidi alle superiori, risponde a queste caratteristiche?
Nella scuola italiana sono numerosissime - noi ne incontriamo in
continuazione - le esperienze e le attività che rispondono a criteri di
qualità, ricchezza pedagogica e didattica e bellezza. Purtroppo, molto spesso,
si tratta di attività ed esperienze che non sono in comunicazione tra loro
e che rispondono più alla buonissima volontà di gruppi di insegnanti, di studenti
e di genitori, che non a orientamenti e decisioni istituzionali. È possibile
realizzare una scuola di questo tipo solo se si mettono "a sistema"
le buone pratiche, che andrebbero attentamente conosciute e valorizzate.
Esiste oggi una
scuola pubblica di qualità?
Certo che esiste! Come in ogni campo, le cose da migliorare sono moltissime,
dall'edilizia scolastica alle forme di partecipazione reale di genitori e
studenti, tanto per fare solo due esempi generali, ma in ogni parte d'Italia
possiamo incontrare realtà di grandissima qualità.
BolognaNidi si
occupa prevalentemente di nidi e scuole dell'infanzia, un segmento in cui si
assiste costantemente a nuove esternalizzazioni e privatizzazioni. Pensa sia
possibile un'inversione di rotta?
Questa è una tendenza davvero pericolosa, che va criticata e, vorrei dire,
avversata con tutta l'intelligenza e la forza che abbiamo a disposizione. Fino
a quando Stato, Regioni e Comuni considereranno la scuola come un costo e
non come una risorsa, non andremo nella direzione giusta. Che è quella, invece,
di valorizzare capacità e proposte che sono ben presenti e che, in molti casi,
riescono persino a costo zero o bassissimo a realizzare esperienze di pregio.
Come è nata la rete di cooperazione
educativa?
"Nome" e "cognome" non sono casuali. Ci chiamiamo Retedi Cooperazione Educativa C'è speranzase accade @ proprio per indicare che proveniamo da radici antiche e profonde. Nel
primo c’è un riferimento evidente e voluto al Movimento di CooperazioneEducativa, MCE, l’associazione di insegnanti nata nel secondo dopoguerra e tutt’ora
in piena attività, il secondo è una citazione diretta del titolo del libro C’è
speranza se accade al Vhò di Mario Lodi.
La Rete nasce nel 2011, ad opera di un piccolo gruppo di insegnanti,
genitori, persone che hanno a cuore l'educazione, per cercare e
raccogliere le esperienze di educazione attiva esistenti in Italia, e non solo,
e per mettere in collegamento fra loro persone che a volte rischiano la
sindrome della solitudine e del "don Chisciotte". Cerchiamo di farlo
con i nostri incontri nazionali, con le attività dei "nodi di Rete"
che abbiamo ormai in quasi tutte le regioni italiane e con il nostro sito.
Tra le figure a
cui vi ispirate spicca Mario Lodi…
Mario Lodi è volato su una mongolfiera correndo dietro a Cipì il 2 marzo
2014. Era nato il 17 febbraio 1922 e aveva da poco compiuto 92. Oltre alla sua
trentennale esperienza di maestro e ai molti libri e scritti per bambini e per
educatori, ci ha lasciato un esempio di vita e di cultura pedagogica che non
finiremo mai di approfondire ed apprezzare, come continua a fare l'associazione
Casa delle Arti e
del Gioco - Mario Lodi, da lui fondata e oggi portata avanti dalla
moglie Fiorella, dalle figlie Cosetta e Rossella e da un gruppo di educatori.
Cosa può
insegnare il maestro alla scuola di oggi?
Non è possibile riassumere in poche parole tutto il bene che abbiamo avuto in eredità. Direi, solo per accennarne un paio di lasciti ideali, che alla scuola di
oggi Mario ha lasciato l'insegnamento di mettere al centro dell'attenzione il
bambino e la bambina veri, in carne ed ossa, quelli e quelle che si incontrano
tutti i giorni. Non un "fanciullo ideale", vagheggiato da pedagogie
sorpassate, ma ogni singolo individuo, con la sua storia, la sua cultura,
le tracce dell'ambiente di provenienza che, com'è noto, è sempre più articolato
e diversificato. Insegnare ed educare i bambini e le bambine reali è certamente
molto più difficile, ma anche infinitamente più appassionante.
L'incontro nazionale del prossimo anno
ruoterà intorno al concetto di "educar-ridendo". Pensate che la
scuola di oggi sia triste?
Il titolo è ancora provvisorio ma vorremmo intitolare il nostro prossimo
incontro nazionale, che si terrà ad ottobre 2017, “Una risata ci
educherà! Genitori, insegnanti, studenti in allegra compagnia di conoscenza.”
Molte scuole sono tristi. Sono tristi strutturalmente: basta guardare come
sono state concepite e costruite. Sono tristi nella scansione degli orari e della
didattica. Come direbbe Guccini per troppi di noi, nel passato e anche nel
presente, il ricordo della propria esperienza scolastica è "un lungo
incubo scuro, un periodo di buio, gettato via".
Abbiamo introiettato una letale coincidenza
tra le parole "fatica" e "sofferenza". Invece non è vero che per conoscere e capire sia necessario soffrire. Chi ha la passione della bicicletta a volte fatica molto, ma non
soffre: perché sta facendo una cosa che gli piace.
E qualsiasi seria acquisizione delle neuroscienze, ma basterebbe
il semplice buon senso, dimostra che stare in un ambiente piacevole, allegro,
accogliente e rasserenato predispone all'apprendimento molto di più e molto
meglio che il contrario.
Ci può spiegare
il concetto di "vocazione educativa"?
"Spiegare" sarebbe eccessivo. Posso provare a dire qual è il mio
parere. Una "vocazione" non è, secondo me, qualcosa di
naturale, una predisposizione magari genetica ad essere o comportarsi in un
certo modo. E', invece, il frutto di una ponderata serie di scelte che derivano
da e orientano verso una ben precisa responsabilità.
Chiunque abbia a che fare con generazioni successive alla sua - sia
genitore o insegnante - dovrebbe predisporsi a "lasciare il mondo migliore
di come l'ha trovato", come direbbe il fondatore del movimento scout
Robert Baden-Powell. Per far ciò, non credo esista mezzo più potente,
non violento, appassionante e divertente dell'educazione.
In questi
giorni sta facendo discutere la proposta di legge che prevede l'uso delle
telecamere nei nidi e nelle scuole dell'infanzia per prevenire episodi di
violenza. Cosa ne pensa?
Esprimo la mia personale opinione. Non mi piace per nulla quella che
considero davvero una deriva autoritaria presente sia negli insegnanti che nei
genitori, orientata ad un peraltro impossibile "controllo totale"
delle attività che si svolgono a scuola.
E' chiaro e indiscutibile il fatto che eccessi ed episodi da codice penale
vadano accertati e perseguiti, ma sono convinto che si tratti di casi
eccezionali, che non mettono in discussione una realtà quotidiana nella quale
centinaia di migliaia di operatori scolastici, insegnanti e non solo, svolgono
con passione e professionalità il loro lavoro.
Quale potrebbe essere l’alternativa?
Mi piacerebbe molto che si ribadisse il senso di responsabilità di noi
tutti, grazie al quale all'ossessione del "controllo totale"
si rispondesse con la buona pratica del controllo sociale e della
partecipazione attiva.
Delegare alla sorveglianza elettronica il nostro compito di educatori
significherebbe una sconfitta, aggiungendo anche che, mentre forse dal ruolo di
insegnante è possibile dar le dimissioni, questo non vale se si è
genitori. Si tratta, quindi, di ampliare il più possibile le occasioni di
confronto e partecipazione diretta di tutte le componenti sociali che
fanno parte della realtà scolastica: insegnanti, personale non docente, genitori
e studenti. Per far questo servono strumenti e risorse, a partire da una
significativa e decisa revisione dei provvedimenti legislativi sugli organi collegiali, così come, ad esempio, viene riproposta dalla Legge di Iniziativa Popolare per una
Buona Scuola della Repubblica, che considero di grandissimo interesse e
valore.