È giusto
imporre l’obbligo di vaccino per frequentare i servizi educativi? Una domanda a
cui le regioni italiane continuano a rispondere in ordine sparso. Poco meno di
tre settimane fa l’assemblea legislativa dell’Emilia Romagna ha approvato la legge di riforma dei servizi educativi, provvedimento con cui ha introdotto l’obbligo,
per i bimbi che li frequentano di essere stati sottoposti alle vaccinazioni
antipolio, antidifterica, antiepatiteb, antitetanica.
“Quest’obbligo
è una novità nel panorama italiano perché, a livello nazionale non sono previste
sanzioni o ripercussioni per chi non rispetta l’obbligo vaccinale” ha recentemente ricordato l’epidemiologo Donato Greco.
Come c’era
da aspettarsi il provvedimento di viale Aldo Moro ha acceso o riacceso il
dibattito anche in altre regioni. Lombardia e Liguria sembrano intenzionate a
non introdurre alcun obbligo. La Toscana sta ragionando da tempo sull’opportunità
di introdurre l’obbligo e di estenderlo anche alle scuole dell’infanzia, così
come recentemente fatto a Trieste. L’estensione dell’obbligo anche alla scuole
dell’infanzia potrebbe essere la linea seguita anche dalla Sicilia. In Puglia c’è chi vorrebbe estendere la nuova norma anche alle scuole dell’obbligo e il
presidente del Lazio, Nicola Zingaretti ha annunciato di voler seguire lavia emiliana.
In
Veneto è stata scelta, invece, la strada del compromesso. La regione, che con la legge del 2007 è stata la prima a sospendere l’obbligo vaccinale, non intende
introdurre alcuna norma generale che vieti l’accesso al nido e alla scuola dell’infanzia.
A questa decisione se ne accompagna un’altra che sta facendo discutere: l’ammissione
dei bambini non vaccinati potrebbe essere negata qualora nella struttura scelta
dai genitori la copertura vaccinale scendesse al di sotto della soglia del 90%.
Nei giorni scorsi, il consigliere regionale Sergio Berlato, eletto nella lista
Fratelli d’Italia AN, ha presentato una mozione in cui chiede alla giunta non
solo di introdurre l’obbligo ma di estenderlo anche alle scuole elementari. “
Può sembrare una provocazione, ma vorrei sollevare il dibattito sulla necessità
di garantire la più alta copertura possibile” spiega in quest’intervista.
L’Emilia Romagna ha approvato una legge
regionale che impone l’obbligo di vaccinazione per frequentare i nidi. Il
comune di Trieste ha esteso l’obbligo anche alle materne. La sua mozione
presentata in Veneto allarga l’obbligo anche alla scuola primaria. Perché?
Potrebbe
sembrare una provocazione per far discutere, in realtà ho voluto inserire
questa previsione per stimolare il dibattito in merito alla necessità di
garantire la copertura più ampia possibile, considerato che si può accedere
alla scuola primaria anche senza frequentare la materna.
Nella sua proposta ha incluso tra i
vaccini obbligatori anche quello per il morbillo e la pertosse. Da cosa nasce
questa decisione?
Nasce
dal fatto che alcune malattie che si davano per debellate, e quindi
sottovalutate, negli ultimi tempi hanno fatto la loro ricomparsa a causa del
calo delle coperture vaccinali. Tra queste anche malattie pericolose come il
morbillo e la pertosse.
Il presidente Luca Zaia ha indicato comesoglia al di sotto della quale non scendere per introdurre l’obbligo divaccinazione quella del 90%. Pensa sia giusto aspettare il verificarsi di
questa condizione o che si debba agire subito?
Credo
che in questi casi bisogna attenersi alle indicazioni della Comunità
scientifica che ci riporta come tendenzialmente sicura una copertura vaccinale
del 95% per godere della cosiddetta immunità di gregge. In questi casi ritengo
sia più sicuro prevenire il verificarsi di condizioni di rischio, piuttosto che
agire a posteriori per arginare eventuali problemi. Occorre ricordare che
stiamo parlando della salute dei bambini e non di alchimie politiche. Tra
l’altro non trovo nemmeno praticabile che i Sindaci possano fare ordinanze di
allontanamento dei bambini non vaccinati al verificarsi delle succitate
condizioni. Sarebbero ordinanze che il Sindaco si troverebbe ad attuare “contra
personam” e creerebbero un danno ingiusto al singolo bambino che si troverebbe
in una situazione di forte stress. Servono regole certe utili a stabilire in
maniera precisa e puntuale i parametri per l’accesso alle strutture
scolastiche. Non abbiamo bisogno di liste di proscrizione.
L’assessore alla sanità del Piemonte e
coordinatore degli assessori regionali alla sanità ha invocato una legge nazionale che eviti differenze tra una zona e l’altra dell’Italia. Cosa ne pensa?
Sarebbe
una soluzione di buonsenso e pienamente condivisibile. Se l’Organizzazione
Mondiale della Sanità stabilisce dei protocolli utili a ridurre al minimo i
rischi di alcune malattie, è bene che sia lo Stato a legiferare in maniera
chiara e responsabile, senza lasciare spazio ad interpretazioni.
Da più parti si punta il dito contro le
informazioni non corrette e prive di basi scientifiche che circolano in
particolare in rete. Condivide questa preoccupazione?Nel
“mare magnum” del web sappiamo esserci tutto e il contrario di tutto.
Purtroppo, ed è un dato di fatto, vi sono anche notizie false fatte circolare
ad arte da chi tenta di accreditare fantasiose tesi in merito ai più disparati
complotti operati ai danni dei cittadini. In molti casi queste bufale vengono
smascherate, ma purtroppo la viralità della diffusione le rende dure a morire.
Nel caso dei vaccini basti pensare all’insistenza con la quale circola la
bufala secondo la quale ci sarebbe una correlazione tra vaccini e autismo,
ormai ampiamente smentita da più di uno studio scientifico. Quindi ritengo,
così ho avuto modo di ribadire più volte, che chi ha un ruolo politico debba
affidarsi alle indicazioni degli esperti in materia e sulla base di queste
sostenere e promuovere adeguate campagne di informazione alla cittadinanza.
Quale ruolo assegna alla comunicazione
nella sua proposta?
La mia
proposta vuole anche essere uno stimolo alla discussione e al confronto. So
bene che scatenerà polemiche. Mi auguro che queste non rimangano sterili
contrapposizioni di fronte, bensì siano foriere di una più ampia presa di
coscienza sulle conseguenze del calo della copertura vaccinale nel nostro
Paese.
Cosa risponde a chi obietta che l’obbligatorietà
non serve ad invertire la tendenza del calo delle vaccinazioni e rischia di
trasformarsi in un boomerang?
Che mi sembra una posizione debole e che non tiene conto del ruolo
delle Istituzioni e dell’obbligo della tutela della salute pubblica. Sulla base
dei dati reali, che vedono la copertura vaccinale in calo e il ritorno di
diverse malattie date per debellate, e tenendo conto delle indicazioni della
Comunità scientifica, è doveroso assumere decisioni che diano un chiaro
indirizzo. Non si vuole negare a nessuno di fare delle scelte, ma queste scelte
non possono coinvolgere e mettere a rischio la salute altrui. Le Istituzioni
devono fare tutto il possibile per offrire una più ampia e corretta
informazione alla cittadinanza sull’importanza individuale e collettiva delle
vaccinazioni, così come assumersi la responsabilità di fare scelte che in
alcuni casi possono anche non incontrare il favore di tutti.