E’ successo il 15 febbraio scorso in un centro
di prima accoglienza per Minori stranieri a Cassano delle Murge, in
Puglia. Il Garante dell’infanzia Filomena Albano e altri
delegati in visita, sono stati tenuti in ostaggio, per circa un ora, dai ragazzi. “Vogliamo andare a scuola” chiedevano a gran voce. E per sedare la sommossa sono dovute intervenire le forze dell’ordine.
La notizia ha fatto il giro dei media e poi è stata messa nel
dimenticatoio. Il centro di Cassano ha aperto da pochi mesi e in poco tempo si sono verificati più casi di disordine. A dicembre
alcuni educatori hanno chiamato il pronto intervento per un tso
(ricovero psichiatrico forzato) di un ragazzo. I medici però una
volta sul posto, non hanno proceduto al ricovero. Altri ragazzo del
centro sono intervenuti in sua difeso mentre lui chiedeva di andare a
Milano. Ma oggi il ragazzo è ancora nel centro chiedo a Francesco
Monopoli uno dei gestori della struttura “Si, è ancora con noi. Ci tengo però a specificare che non abbiamo chiamato per un tso ma per avere aiuto. Comunque la domanda mi pare poco rispettosa nei confronti
dei ragazzi. Qui la situazione è delicata e molto difficile. Sono molti i ragazzi ad
avere difficoltà e squilibri emotivi. Loro vogliono, e giustamente, iniziare un percorso di integrazione, cosa
che in un centro di prima accoglienza, non si può garantire.” Per
capire meglio cosa è successo e cosa accadrà abbiamo incontrato Rosy Paparella, Garante per la regione
Puglia anche lei sequestrata lo scorso 15 febbraio.
Che impressione ha avuto visitando il centro? Il centro è nuovo e ben funzionante. Le camere
dove dormono i ragazzi hanno due posti letti e sono fornite di
servizi igienici. L’abbigliamento è adeguato, c’è una mensa che
rispetta le esigenze alimentari legate alle esigenze religiose e
culturali.
Quindi tutto bene? La struttura ha una pecca si trova in aperta
campagna. Questo non aiuta l’integrazione. Lo stesso decreto
specifica che i centri di prima accoglienza debbano collocarsi in
prossimità di centri abitati. E questo per ovvi motivi.
I minori dovrebbero sostare nei centri di prima
accoglienza non più di 60 giorni. Succede spesso che sostino più a
lungo e molto più a lungo? Se, sì, perché? Succede di frequente e il perché è presto detto.
In Italia l’hanno scorso c’erano 1800 posti nelle SPAR (centri di
seconda accoglienza) e i minori che ne avrebbero avuto bisogno erano
12mila.
L’associazione Etnie APS è una Onlus attiva
dal 1998. Mi risulta che gestisca il centro aperto con finanziamenti
del fondo Fami da pochi mesi. In questo periodo la struttura ha
subito danni agli stabili, il tentato tso e ora il “sequestro”.
Saranno avviate inchieste? Oltre all’associazione a chi vanno le
responsabilità dei centri? Al Ministero degli Interni? Chi dovrebbe
controllare e come con quali cadenza temporali? Il Ministero degli Interni ha responsabilità di
controllo e verifica. L’ultimo controllo l’ha effettuato 15
giorni prima della nostra visita. Dopo la protesta dei ragazzi, come
da procedura quando le forze dell’ordine intervengono, sono avviate
indagini per accertare responsabilità.
Si fanno indagini sui ragazzi o sui gestori del
centro? Sui minori, purtroppo la situazione è degenerata
e la procedura è questa.
Perché la situazione è degenerata? Per diversi motivi. Conosco personalmente la ONLUS
che gestisce la struttura. Lavorano con grande competenza e impegno.
Il problema non sta lì.
E allora dov’è il problema? Nei tempi. I centri di accoglienza sono previsti
per soli 60 giorni. I ragazzi tra un trasferimento e l’altro hanno
perso un anno di vita, non possono andare a scuola e non possono
avviare un progetto per il futuro.
Perché non possono andare a scuola? Sempre per i tempi. La scuola chiede di poter
avviare un percorso di frequentazione certo e non per due mesi.
Oltre la scuola che altri problemi ci sono? Spesso sono le aspettative dei ragazzi. Circa dici
dei trenta ospiti provenivano da mesi di permanenza in un centro per
adulti in Calabria. I centri per adulti sono meno strutturati, hanno
meno regole, avevano il permesso di usare un telefono cellulare,
avevano dei soldi tutti i giorni. Quando sono arrivati nel centro di
Cassano si sono sentiti retrocedere nei diritti.
I soldi a disposizione ammontano a 2,50 euro al
giorno. I ragazzi del centro di Cassano chiedevano invece di andare a
scuola... I ragazzi sono esasperati. E alzano i toni per
farsi ascoltare. Hanno bisogno di cure, attenzione e di un progetto
di vita, che solo un centro di seconda accoglienza potrebbero dargli.
Secondo sua dichiarazioni i ragazzi dovrebbero
avere assistenza medica. Si sono svolte visite mediche? Si, certo i ragazzi sono stati visitati.
Personalmente ho proposto ad uno psichiatra dell’ASL, che mi ha
contattata subito dopo i fatti, che si riprendesse un Piano di
formazione per un percorso di Etno psichiatria dedicato ai minori e
alle donne.
Un minore in un centro di prima accoglienza ha
un costo di 40 Euro. Con 40 Euro cosa si dovrebbe garantire al
minore? Visite mediche e figure professionali che possano
avviare un percorso di mediazione culturale e uno di mediazione
linguistica. Ma anche degli educatori. Queste figure nel centro di
Cassano sono sono tutte presenti.
Ma se tutto va bene perché tanti disordini a
Cassano? Per i motivi di tempo che abbiamo già detto, ma
anche per i numeri. Trenta ragazzi in una struttura sono tanti. La
maggior parte dei minori hanno affrontato viaggi difficili, in molti
hanno transitato in Libia e sappiamo essere un paese particolarmente
difficile.
Tra primo e secondo centro di accoglienza che
differenze di servizio ed economiche ci sono? Nei centri di prima accoglienza si dovrebbe
prendere visione dello stato di salute generale e un primo approccio
alla lingua. Ogni ragazzo ha un costo di circa 45 Euro al giorno da
parte del Ministero. I centri di seconda dovrebbero offrire un
progetto molto più articolato di integrazione., Con il supporto di
un tutore, si con la frequentazione scolastica, percorsi di lingua,
d’integrazione e visite psicologiche. Non dimentichiamo che
arrivano da situazioni difficili spesso di guerra.
Come sono i ragazzi che arrivano? Hanno affrontato viaggi estremi ma hanno idee
molto chiare su quello che sono i loro diritti e non accettano il gap
tra ciò che dovrebbe essere e ciò che è. Non accettano di rimanere
in meridione e vogliono andare al nord. Vogliono istruzione e un
percorso di vita.
Diritti che sono solo sulla carta? Teoricamente siamo ad un buon livello, in
particolare la Puglia mi sento di dire, ha raggiunto ottimi livelli
qualitativi eppure...
Eppure? Non riusciamo a rispettare i tempi di permanenza e
casi di questo tipo potrebbero verificarsi più volte e in tanti
contesti.