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Lei è educatrice di nido per scelta. Dalla seconda metà degli anni
ottanta ad oggi ha conosciuto tanti genitori, tanti bambini e visto
tanti nidi. Coltiva il suo lavoro con grande passione che continua a
svolgerlo imperterrita, nonostante le tante difficoltà e i tanti
ostacoli, che sindaco dopo sindaco, continuano ad affliggere i nidi
romani. Oggi incontriamo Caterina Fida educatrice per passione
e sindacalista per un periodo.
Come ha scelto
questo lavoro?
Quasi per caso.
Nasco come maestre di scuola primaria. Poi ho avuto un breve incarico
come supplenza in un nido a Verona. Non sapevo nulla di bambini così
piccoli, e io da romana, facevo anche fatica a capire cosa dicessero
i bambini che parlavano quasi esclusivamente in dialetto...ma appena
ho avuto un bambino in braccio: ho capito che nelle vita non volevo
fare altro...
Poi ha lavorato a
Roma?
Si, dalla fine degli
anni 80. I nidi in quel periodo stavano vivendo un momento davvero
straordinario, si stava investendo molto in questi servizi.
Com’erano i
nidi romani in quel periodo?
Forse erano poco
strutturati. Forse noi educatrici eravamo poco formate, ma c’era
un’energia in quegl’anni, una voglia di costruire, di migliorare
davvero contagiosa! Il personale lavorava intensamente per
migliorare, per formarsi. Noi educatrici ci spendevamo per imparare,
per studiare per imparare da
altre esperienze che erano per noi modelli di riferimento.
E' arrivata
la formazione strutturata dal comune?
Si, il comune ha
investito molto nella formazione con buoni risultati, ma più passava
il tempo più ci accorgevamo che la formazione aveva un fine, quello
del risparmio.
In che senso?
Ad
esempio nello spiegare l’importanza dello spazio e
dell’indipendenza dei bambini, si tendeva anche ad affermare che il
personale poteva anche essere più ridotto. Se lo spazio è già di
per se educativo, si può fare a meno di un educatore, ad esempio in
una certa fascia oraria…
E poi?
Poi si è aumentata
la capienza nei nidi ed è arrivato anche il taglio del personale. Si
è giustificato il tutto, asserendo che in
altre regioni si lavorava già da tempo con questi rapporti
numerici...
Oggi se un
genitore entra in un nido romano cosa trova?
Dipende dal nido, è
davvero impossibile generalizzare. Ci sono nidi di grande qualità
dove l’accoglienza è ottima, altri invece, dove si respira
sfiducia, troppa sfiducia.
Sfiducia in cosa?
Nel sistema. Nella
scelte politiche che in questi anni tutte sono sempre andate in una
direzione: risparmio, risparmio, risparmio...I nidi pubblici sono
stati svuotati dall’entusiasmo, si è ceduto il passo ai nidi
convenzionati, che hanno talmente poche risorse, che per forza si
lavora al ribasso e con i nidi in concessione abbiamo toccato il
fondo. Mettono a bando la cura di un bambino a 500, 600 euro. Con una
cifra così come si può mantenere la qualità? E nel frattempo molte
educatrici che hanno creato i nidi rimani che li hanno visti crescere
che avevano a cuore il sistema hanno chiedono il trasferimento ad
altre mansioni.
Le "vecchie"
educatrici hanno lasciano un’eredità alle nuove leve?
Quali nuove leve? Le
neoassunte hanno 45, 50 anni. Sono stanche. Sono state maltrattare
per tanto tempo e l’entusiasmo, nella maggior parte dei casi, è
stato sepolto da un senso di sfiducia.
Un quadro
sconfortante...
Non voglio fare un
ritratto a tinte troppe fosche. Ripeto non tutti i nidi sono uguali.
Per anni sono stata sindacalista, ho girato moltissimi nidi, è
difficile fare un solo ritratto dei nidi generico…
Alcuni genitori
mi hanno raccontato di educatrici sciatte e sempre in ciabatte…
Si, ci sono anche
questi, è verissimo. La qualità non si è diffusa in modo uniforme
a Roma, non c’è stato il tempo.
In questi anni
sono cambiati anche i genitori?
Direi di si. Ci sono
genitori più consapevoli, più preparati, vengono agli open-day con
tante domande, girano diversi nidi per confrontarli. Ma anche se più
consapevoli, sono genitori più di fretta, meno tutelati sul lavoro e
di conseguenza meno disponibili a “perdere” tempo per
l’inserimento ad esempio. Le minori tutele e garanzie che abbiamo
subito noi educatrici del pubblico nel lavoro privato sono state
ancora più marcate. Questo affaticamento nel mondo lavorativo, si
rispecchia nelle relazioni famigliari anche con i bambini tanto piccoli.