BolognaNidi |
Pensieri
e Parola… Descrivere i nidi, osservarne le regole, seguire
le politiche a loro dedicate, ora in questa ora in quell’altra, è
un modo di capire l’aria che si respira e cogliere il diffuso senso
di iniquità. Da questo punto d’osservazione propongo alcune
riflessioni rispetto: alla democrazia, al diritto dell’informazione
e alla partecipazione cittadina.
I servizi
educativi, lo sappiamo, non godono buona salute e questo nonostante i
tanti passi avanti fatti negli ultimi tempi. Ora che l’affermazione
della legge 0-6 da’ ha trovato
una reale attuazione e arrivano anche i primi finanziamenti ai
comuni da parte dello Stato, viene in evidenza anche l’incapacità
di amministrare di molti politici locali.
L’aria che si
respira: l’iniquità
L’ultimo
rapporto
Istat ci restituisce una
fotografia sulla
distribuzione delle ricchezze.
I dati si ripetono ormai
simili da
qualche anno e ci raccontano
di un preciso trend: i
poveri diventano sempre più poveri e numerosi, mentre i ricchi sono
sempre pochi ma sempre più ricchi.
Gli
esperti dividono i poveri in
due classi: i poveri
assoluti e quelli relativi.
I primi sono quelli che non
possono mangiare carne, non riescono a scaldarsi a sufficienza, non
possono comprare scarpe. I
secondi non
possono fare alcuna attività straordinaria come
andare al
cinema, comprare un libro, o fare
sport…
La
povertà
in forte aumento “colpisce”
sopratutto le famiglie con
bambini.
E forse è anche
per questo che noi
donne italiane
siamo
quelle meno occupate e che fanno
meno figli nel
contesto UE.
La censura che ho
incontrato in questi giorni
A Trieste il
sindaco fa asportare dal “braccio armato” cittadino (i vigili) le
letterine che le educatrici hanno appeso all’albero di Natale
in piazza. Le letterine non avevano contenuti osceni ma spiegavano il
pensiero delle educatrici precarie ai cittadini triestini.
La politica ha
preferito la censura alla critica pubblica.
In questi giorni ho
telefonato al comune di Torino per sapere di un loro
progetto. Ma nessuno mi ha voluto rispondere per paura e di una
giornalista. Il paradosso è che se avessi telefonato come cittadino
mi avrebbero parlato, ma ad una giornalista che sta cercando
informazioni hanno preferito non rispondere. L’ultimo funzionario
con cui mi sono relazionata, quasi piangeva “non mi metta nei guai,
non sa che circolari passano nei nostri uffici...”
A Bologna
durante un convegno
sulla Buona
scuola una domanda, che metteva in evidenza uno scontro
ideologico, oltre e non aver trovato risposta è stata accompagnata
da “ramanzina” “Come si permette lei...”
La democrazia, la
partecipazione...
L’aria
che si respira è carica di paura e diffidenza e
la democrazia in
questo contesto è
messa a dura prova.
Non
solo per la
democrazia in
sé,
ma anche il
senso stesso
di democrazia fa
fatica a vivere. La politica
nazionale e locale, sempre più spesso, mettono
l’accento sul
fatto che tutti dovremmo
lavorare per il bene comune.
Qualche tempo
fa il Governo Renzi
chiedeva ai disoccupati, di non starsene in disparte a
non far niente, ma di
aiutare facendo
piccoli lavori necessari alla collettività.
Il
comune di Torino ha
lanciato il progetto
Senior
Civico per
coinvolgendo gli anziani
a
lavorare in luoghi pubblici:
biblioteche, scuole e
ultimamente anche nei nidi. La telefonata a
cui facevo
riferimento prima,
aveva il semplice scopo di
approfondire quale
compito
si chiedesse
di
svolgere
a
questi anziani che entrano a
scuola e nei nidi. La
risposta non l’ho avuta…
Chiedere
di fare, di
rendersi utile, quando non sai sa
da che parte sbattere la
testa perché un lavoro non ce l’hai, chiedere
di
fare quando sei in pensione,
ed
avresti diritto di non fare nulla,
non
è chiedere
e motivare una reale
partecipazione,
ma il
più delle volte è
un mero
risparmio
economico. La
spesa pubblica, che i
nostri politici dicono, di contenere,
non possiamo controllarla
in nessun modo e
non abbiamo gli strumenti
per conoscerla.
Ma quel che è certo è che
le tasse sono tante, il debito pubblico aumenta e i servizi sono
sempre meno. Dobbiamo
rimetterci nelle
mani di rappresentanti politici e di
amministrazioni che spesso censurano, non vogliono proposte
alternative perché sono
lette
solo
come
critiche, ma
poi ci chiedono
come
cittadini di
“partecipare”
con
l’unico scopo di
risparmiare
o convalidare le proprie idee.
Clima di rigore
In
questo scenario tinto di grigio e nero la libertà e le nuove idee
languono.
I
nidi aperti a
Natale urtano le educatrici e
non
aiutano davvero i
genitori.
Le
scuole pubbliche diventano a pagamento senza
scomporre
la
moltitudine e
alimentando
aspre le
battaglie ideologiche tra politici e gruppi
di canuti cittadini
che
ripetono le stesse poche idee da anni.
Chi
salverà la libertà la democrazia e la voglia di confrontarsi? Il
compito, o se preferite la missione, si deve dividere in modo uguale
tra
tutti i cittadini
perché, per
quanto difficile, è l’unica possibilità che abbiamo.