Cronaca Bambina Ieri sera a Bologna
si è svolto il dibattito Chiedo ASILO organizzato da Liberi
e Uguali in risposta
alla nostra lettera-appello rivolta ai candidati (leggi
qui). Nonostante lo scarso pubblico il deputato Giovanni Paglia
e il capogruppo regionale Igor Taruffi hanno risposto alle
nostre tante domande. Presente al dibattito anche la pedagogista del comune di Bologna e delegata rsu CGIL Micol Tuzi. La serata si è animata in un dialogo
ravvicinato sul tema nidi e scuole d’infanzia. Vediamo insieme le
proposte di LeU.
Dal
nido all’università gratis: si può riassumere così il vostro
programma?
In estrema sintesi
si. Ponendo anche l’obbligo all’ultimo anno della scuola
d’infanzia. Rendere i nidi gratis ha una doppia ricaduta positiva.
Perché doppia?
Perché la gratuità
consente il libero accesso ai servizi ai bambini e sopratutto ai
bambini svantaggiati.
E poi?
E poi è un valido
aiuto per le donne. Recenti studi ci hanno dimostrato, una volta di
più, che è molto difficile tornare al lavoro dopo la maternità. E
il reinserimento, quando avviene, è quasi sempre con mansioni
inferiori.
Quanto costa
abolire le rette?
Difficile avere
numeri precisi. Comunque il costo è da stimare intorno ai 4 mld.
E per realizzare
nuove strutture?
Questo è un
discorso diverso. Credo sia utile ragionare, non tanto sulla
realizzazione di nuovi edifici, ma sulla riconversione di strutture
già esistenti. Abbiamo tante costruzioni nuove ma in disuso
sopratutto nelle periferie.
Non sarebbe più
conveniente riconvertire vecchie scuole?
No, perché gli
edifici datati presentano quasi sempre un grande problema di amianto.
E smaltire l’amianto costa.
Come immaginate
la gestione dei servizi?
Diretta.
E’
la gestione che costa di più ma garantisce, quasi sempre, una
migliore qualità. Con
questo non voglio dire che i privati gestiscano sempre male.
A Ravenna, la mia città,
è stata esternalizzata una scuola d’infanzia anni
che
è sempre stata valutata in
molto positivo
dai genitori, anzi,
era quella con un punteggio più alto
in città. Nel caso
specifico 4 maestre si sono costituite in cooperativa per gestire la
scuola. E le
cose hanno funzionato molto bene. Ciò detto, investire nel pubblico
crediamo sia una
scommessa vincente.
Perché?
Principalmente
per questioni contrattuali. Il pubblico garantisce contratti migliori
e stipendi migliori. Non possiamo inseguire l’ottica del risparmio
su tutto. La qualità ha un prezzo
e passa dal benessere del
lavoratore.
Investire non
sempre basta: al sud, ad esempio,
sono stati elargiti svariati mln per aprire nuovi nidi ciò
nonostante il finanziamento non ha realizzato quello che ci si
aspettava. Quindi?
L’unico
modo per gestire è aprire
un fondo nazionale
permanente.
Come ha fatto il
governo uscente?
Si,
ma con investimenti consistenti e garantendo
una gestione diretta.
Ora
concentriamoci sulla regione ER e chiedo al consigliere Igor
Taruffi un commento sulla legge regionale (19/2016)
che ha riscritto il sistema 0-3. Cosa ne pensa?
Cosa dire? Ho votato
contro. Purtroppo il dibattito non è stato costruttivo.
Perché?
Tutta l’opinione e
i media si sono concentrati su un singolo articolo della legge,
quello che imponeva l’obbligo dei vaccini. La legge però è lunga
39 articoli e stabilisce tante cose.
Cosa cambia
rispetto a prima?
Per sintesi potremmo
dire che c’è un preoccupante sbilanciamento verso il privato. Si
autorizza la finanziamento a soggetti privati autorizzati e a servizi
sperimentali e conciliativi. La legge da una spinta opposta rispetto
al nostro sguardo sul tema istruzione. Si da molto spazio a esigenze
individuali, con servizi diversificati, con orari più flessibili…
E intanto sono tanti i piccoli comuni che esternalizzano perché non
ce la fanno più a gestire. Dobbiamo tornare a mettere al centro del
sistema il servizio pubblico a gestione diretta.
Ci sono altre
novità peggiorative a suo modo di vedere?
A garanzia della qualità rimane solo l’autovalutazione anche per i
servizi privato autorizzati. Devo aggiungere altro?
Al nido servono
orari più flessibili. Come?
Possiamo ragionare
sugli orari dei nidi, certo, ma il problema sta altrove. E
principalmente sta nei contratti di lavoro. A Milano si ragiona sui
nidi di notte per i genitori turnisti. Il problema sta negli orari
del nido o nel fatto che i genitori, con bambini così piccoli,
debbano fare turni di notte? E poi vorrei capire anche perché solo
il nido deve essere flessibile. Alla scuola primaria nessuno
penserebbe mai di poter portare il figlio quando vuole. E allora
perché dovrebbe andare bene al nido?
Chiudendo la
serata non posso che chiedere: perché
due uomini a parlare di nidi?
E’ frutto delle
circostanze, per date e impegni... In Liberi e Uguali ci sono molte
donne e anzi forse sono la maggior parte, voglio ricordo solo Laura
Boldrini, Loredana De Pedris
o il deputato Maria Cecilia Guerra
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