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Parola a... Lui non ha bisogno di presentazioni. Daniele Novara è uno dei più noti pedagogisti del paese e domani sarà a Ferrara per l'incontro pubblico Non è colpa dei bambini (che è anche il titolo di un libro). Il dibattito si inserisce in una più ampia rassegna titolata: "I buoni Maestri" (leggi qui). Ma con Novara parliamo solo di tante cose e la conversazione, non c'è che dire, è stimolante e non delude le aspettative. Attraversiamo molti argomenti, educazione, certo, ma anche storia, politica, società e scuola, in un continuo rimando di idee che descrivono una mente brillante e piena di fantasia.
Dottor
Novara "Non è colpa dei bambini" se…?
Se
hanno un’educazione inadeguata, se soffrono di psicosi evolutive,
se i genitori non li fanno dormire a sufficienza, se usano in modo
eccessivo mezzi tecnologici per loro inadeguati, se passano troppo
tempo davanti alla tv, se dormono nel lettone con mamma e papà fino
agli otto anni...Se quando hanno deficit di qualunque genere, invece
di indagare le possibili carenze educative, vengono “spediti” da
specialisti - di solito neuropsichiatri - che li curano.
Quindi
la colpa è dei genitori e della scuola?
Non
parliamo di colpa. Oggi manca l’educazione. Spesso è autoritaria.
Troppo spesso è inesistente.
Sono
passati 50 anni dal‘68. Cos’è rimasto di quella rivoluzione?
Dal
mio punto di vista il ‘68 è stato mal interpretato. Si è spesso
confuso il ‘68 con una rivoluzione politica che avrebbe voluto
sovvertire la democrazia, per chissà quali scopi, forse per
instaurare il comunismo. Si tratta di polvere negli occhi. Il ‘68,
badi io avevo solo 11 anni allora, è stata soprattutto una
contestazione dei modelli educativi.
Modelli
autoritari?
Si,
a scuola, come in famiglia. Nulla è stato più come prima. C’è
stato un grande cambiamento nelle relazioni tra giovani e adulti. E’
cambiato il rapporto tra padre e figlio, tra alunno e maestro. La
scuola è stata criticata in tutto. Si è lottato contro la lezione
frontale, contro il sistema dei baroni, contro l’autoritarismo...
Quali
frutti di quella rivoluzione ci sono rimasti?
Tutto
è cambiato, ma credo anche che abbiamo metabolizzato quel passaggio
in modo sbagliato. Troppo spesso i genitori di oggi si pongono nei
confronti dei figli in un rapporto di parità, avendo poi reazioni
troppo emotive.
Un
esempio?
Se
il figlio non ascolta il genitore, quest’ultimo si arrabbia in modo
eccessivo. E’ un atteggiamento che non pone le giuste distanze.
L’educazione va organizzata. I bambini vanno guidati, accolti e
contenuti. L’adulto deve trasmettere sicurezza.
Quindi
non va bene il rapporto padre-padrone e nemmeno il padre-amico?
Esatto,
entrambi i modelli non organizzano l’educazione.
Oggi
i bambini sono mal educati?
No,
non maleducati, più che altro, depressi.
Depressi
perché hanno cattivi genitori?
Non
diamo giudizi. I genitori molto spesso sono più in difficoltà dei
loro figli. Cresciuti in una società narcisistica, dove la
responsabilità non è stata trasmessa come valore, sono oggi adulti
in seria difficoltà e reagiscono in modo eccessivo e troppo
emotivamente.
Come
quando i genitori picchiano gli insegnati che hanno ripreso i figli?
Si,
credo che siano comportamenti che si possano ascrivere ad
un’incapacità emotiva, a un forte disagio.
E
la scuola come sta?
Male,
molto male, soprattutto quella pubblica. A Milano quando è tempo di
iscrivere i figli a scuola la prima cosa che si fa è cercarne una
privata che magari offra metodi alternativi come Montessori,
Steiner...
Cosa
manca alla scuola di oggi?
Formazione.
E l’organizzazione soprattutto.
E
poi?
Uno
svecchiamento. La scuola è abbarbicata al passato. Lo vediamo da
tante cose pratiche: la campanella, i banchi, la cattedra... E’
tutta rivolta al passato. Si crede davvero di poterla innovare con
una didattica digitale?
Ho
notato che dal nome del Centro Psicopedagogico, di cui lei è
Direttore, avete eliminato la parola pace. Perché?
Il
Centro nasce nel 1989 dopo eccezionali manifestazioni che nessuno più
pare ricordare, ma che hanno portato milioni di persone in piazza per
manifestare contro i missili nucleari e in favore della pace. La
spinta verso la pace è stata così forte che lo Stato ha dovuto
eliminare il servizio di leva obbligatoria. La parola pace è nata e
ha trovato conferma in quel clima.
E
poi?
Poi
abbiamo sostituito la parola pace con un’altra parola educazione.
Pace ha significato una lotta attiva contro la violenza. Educazione è
un processo di crescita che porta alla maturazione di bambini e
adulti che può contrastare la paura, la mancanza di coraggio e di
fiducia nel futuro.
Quindi
una buona educazione ci può liberare dalla paura?
Dalla
paura, dall’oppressione e dal senso di colpa. Si, certo una buona
educazione ci può guidare lontani da tutto questo.
Eppure
la pedagogia che nel ‘900 ha fatto passi da gigante, non ha
migliorato il modo di educare. Perché?
La
domanda parte da presupposti sbagliati. E’ vero che il Novecento è
stato il secolo della pedagogia. Ma alla teorizzazione non c’è
stata una conseguente applicazione pratica. A scuola, tanto per dire,
non ci sono pedagogisti. E’ come se l’architetto potesse
progettare sulla carta, ma non gli fosse data la possibilità di
realizzare l’edificio.
Forse
per questo che le cose funzionano meglio nei nidi…
Attenzione
il pedagogista c’è nei nidi in Emilia Romagna, non c’è in
Lombardia, come in molte altre Regioni. Oggi c’è una legge che
riconosce questa figura nelle scuole, è appena stata approvata, mi
auguro che i prossimi governi ne abbiano cura e la portino avanti. Ne
abbiamo bisogno.