Oggi riceviamo la lettera di una mamma di Bologna che pubblichiamo integralmente. Questo scritto, come quello ripreso e pubblicato stamattina (leggi qui), testimonia e mette in luce alcune delle criticità del sistema integrato tra pubblico e privato. La questione che descrive la mamma, che per ovvi motivi vuole rimanere anonima, è ancor più delicata e riguarda il nuovo sistema di convenzione dei nidi d'infanzia.
Cara Bolognanidi,
seguo spesso il vostro blog e vi
faccio i complimenti per l’impegno e la serietà che dimostrate nel
vostro lavoro.
Ho seguito ovviamente anche gli approfondimenti
che avete fatto in merito alle iscrizioni ai nidi di Bologna.
Purtroppo non ho potuto partecipare attivamente all’intervista ma
ci terrei comunque ad esprimere alcune considerazioni di carattere
generale.
Per mio figlio sarà il primo anno al nido, tra
tante incertezze abbiamo deciso di iscriverlo anche perché riteniamo
importante che nostro figlio impari a stare in comunità fin da
piccolo.
La scelta di inserirlo in un asilo privato è
stata ragionata ma anche molto influenzata dal fatto che le
possibilità di iscriverlo in un asilo pubblico sarebbero state per
noi molto scarse. Lavoriamo entrambi e volevamo avere la serenità di
saperlo a settembre in buone mani.
In occasione degli open day ho potuto visitare
vari nidi ma il cavallino a dondolo mi ha colpito in modo
particolarmente positivo sia per la struttura che per il personale
che ho incontrato durante la visita. E per fortuna siamo riusciti a
iscriverlo proprio qui.
Vorrei però segnalare un aspetto che credo
caratterizzi un po’ tutti gli asili privati e che, così come per
la scuola, si sta facendo sempre più evidente. E’ naturale che la
popolazione presente nelle strutture private abbia provenienze e
caratteristiche sociali differenti rispetto a chi frequenta strutture
pubbliche. Del resto le rette non sono alla portata di tutti. In
qualche modo i nostri figli possono essere parte di percorsi
educativi per certi versi privilegiati. Niente in contrario, ci
mancherebbe. Credo però che essere parte fin da piccoli sono di un
certo tipo di ambiente e di mondo non aiuti i nostri figli ad
apprendere quello che per me è un grande valore, l’eterogeneità e
la diversità. Sono convinta che da questo punto di vista, le
strutture pubbliche siano delle ottime palestre di vita.
La mia speranza è che la
realtà mi dimostri nei fatti che il mio “pregiudizio” sia del
tutto sbagliato e che tutti i bambini possano avere le stesse
opportunità. Perché, per me, ogni bambino deve poter essere un
cittadino di seria A.
Grazie per l’attenzione
Una mamma