Parola a...
Sara e Marta sono due sorelle che lavorano nel mondo complesso
mondo dell’educazione. Sarà è psicologa mentre Marta è
pedagogista. Insieme formano educatori e insegnanti e incontrano
anche tanti genitori per fare sostegno. Quello che ritengo
particolarmente interessante è che insieme hanno una visione ampia
del mondo educativo, allargata, avendo contatti con tutti i soggetti
coinvolti nell’educazione nei luoghi più diversi: nei nidi, nelle
scuole ma anche nelle aziende. Oggi incontro Marta Bruzzone,
la sorella pedagogista, per parlare d’infanzia, educazione e
genitorialità.
Sono tanti i pedagogisti, e non solo, che ci dicono che siamo in emergenza educativa. E’ d’accordo?
Sono tanti i pedagogisti, e non solo, che ci dicono che siamo in emergenza educativa. E’ d’accordo?
Diciamo che la pedagogia e la psicologia sono due discipline che rispecchiano la società in cui viviamo.
Per cui?
Per cui, si, ci sono problemi urgenti a cui siamo chiamati a rispondere. Forse il problema dei problemi, a livello educativo, è il capovolgimento dei ruoli che è tipico del nostro tempo.
Cos’è il capovolgimento dei ruoli?
La difficoltà che i genitori
incontrano a dare regole o imporre dei limiti.
Capita sempre più spesso che si
diventi genitore in età avanzata. I bambini poi sono molto cercati,
magari s’incontrano tanti ostacoli prima di riuscire ad averne uno
e quando arrivano diventano, giustamente, la cosa più importante
della vita. Così s’investano molte aspettative su di loro. Capita
spesso che si abbia poco tempo per stare con loro, perché si lavora
molto, perché le attività da svolgere sono sempre tantissime e così
scattano tanti sensi di colpa e la voglia di accontentarli in tutto.
Un problema di tempo, si, ma direi che
è anche un problema di qualità e di benessere. Il fatto è il
genitore, nel poco tempo in cui sta con i figli, vorrebbe avere una
relazione sempre buona, di totale benessere, ma non può essere
sempre così. Ci sono momenti in cui è necessario rimproverare, dire
di no, frenare...
Un tempo si diceva: “Chiedi a
papà”
E’ vero. Il padre era la figura di
massima autorità nella famiglia. Oggi i papà sono, spesso degli
“amiconi” e i bambini, i ragazzi ne hanno poco rispetto. Tutto
questo che dico sia chiaro è una generalizzazione.
Da grande farà fatica ad elaborare e rispettare le regole che la società necessariamente ci impone. Senza regole i ragazzi fanno fatica ad individuare i limiti e ad elaborare le frustrazioni. L’incapacità di elaborare le frustrazioni può indurre ad eccessi di rabbia, a volte clamorosi, che sembrano esplodere da un nonnulla. Non è così! Dietro quelle reazioni ci sono tante situazioni e disagi.
La scuola e il nido danno regole?
Sono due luoghi fondamentali per
l’educazione, ma le regole si consolidano sopratutto in famiglia.
La pedagogia e la psicologia non sono
mai a caccia di colpe! Il nostro lavoro è cercare di capire, di
individuare i problemi e di relazionarcisi. Le colpe, se così
vogliamo chiamarle, sono diffuse e condivise. Ci sono tanti fattori
che s’intrecciano e generano malessere in un delicato rapporto.
E’ fondamentale avere un dialogo e
un rapporto di alleanza e di sostegno reciproco. Quando faccio
formazione nei nidi lo dico sempre: quando c’è un problema non è
mai da imputare solo del genitore, o al bambino. Anche l’educatore
deve mettersi in relazione e interrogarsi. Educare significa mettersi
“in gioco” mantenendo la giusta distanza emotiva che è
indispensabile per non farsi sopraffare delle emozioni e dalle
situazioni. Non c’è educazione senza entrare relazione e nulla può
essere scontato.
Difficile generalizzare. Troviamo tante cose. In parte c’è molta voglia d’imparare, mettersi in relazione, formarsi, migliorarsi, in parte ci sono educatori difficili da coinvolgere a volte sono molto, molto stanchi. E’ un lavoro logorante, i bambini stancano, è bene dirlo chiaramente. E’ un lavoro che può essere anche molto frustrante. Spesso non si riconosce l’importanza dell’educatore, nemmeno i genitori lo fanno. E questo succede sopratutto in Italia. Ed è complesso anche perché è un lavoro che da molta libertà.
Un lavoro complesso perché libero?
Si. Per quanto le attività al nido
siano programmate l’educatore ha molta libertà di azione. La
libertà però è molto difficile da gestire.
Investendo nella formazione. E’
essenziale! Cercando continue relazioni con altri colleghi, con altri
servizi, con il mondo educativo. E’ un lavoro che va coltivato e
tenuto vivo l’interesse lo scopo per cui si svolge.
Non saprei. Magari è cambiato il modo
che hanno di relazionarsi, magari oggi rispondono con: “che palle!”
ma, no, non sono cambiati. Come diceva Maria Montessori
educare significa portare un raggio di sole. L’educatore deve
incantare... I bambini anche oggi non hanno bisogno di cose
sofisticate, a volte basta sussurrare invece di parlare…
Due libri da leggere indispensabili per genitori e per
educatori
Per i genitori consiglio A
piccoli Passi di Silvia Vegetti Finzi e Anna
Maria Battistin. Il libro spiega le evoluzioni dei bambini e il
difficile ruolo del genitore. Per educatori penso che Educare
alla libertà della Montessori sia ancora oggi indispensabile e
intramontabile.
Laura Branca
Mamme che fatica! è il loro blog