Cronaca Bambina Nel programma di
governo firmato da M5S e Lega il primo tema affrontato con tanto di
cifre è la famiglia. Prevista una spesa complessiva per 17
miliardi di euro da destinare alle politiche per
le famiglie.
Ma i passaggi poco chiari sono tanti anche su questo delicato e
fragile punto.
Passaggi poco
chiari
Non è chiaro a
quanto ammonteranno i rimborsi per la
frequentazione degli asili nido o
per le baby sitter, Quelli che nel governo
precedente sono stati definiti Bonus. Non è chiaro quanto andrà
agli enti locali per finanziare politiche di welfare familiare.
L’asilo nido invece è previsto in forma gratuita ma
non per tutti, dipenderà se la famiglia è di provenienza italiana
o, no. E questa è una scelta politica che necessita di una certa
dose di coraggio o forse di incoscienza perché è certo che il
provvedimento rischia di essere incostituzionale.
Gli asilo nido
per molti ma non per stranieri
Nel programma si fa
riferimento, oltre al discusso contratto di cittadinanza, anche alle
Politiche per la famiglia e la natalità per cui si prevedono
17 miliardi di euro. I nidi balzano tra i primi servizi a cui dare
sostegno. Il sistema che si adotterà a livello Nazionale, con ogni
probabilità, si rifarà all’attuale sistema adottato in Lombardia
con la strategia dei Nidi gratis.
Se vogliamo trovare
un merito c’è da riconoscere che si è individuato nei servizi
educativi 03 un luogo particolarmente strategico dove investire. La
nota stonata e non di poco è che i nidi sono previsti gratis e
aperti ma non per tutti sono esclusi i bambini stranieri, stranieri
nonostante siano nati in Italia….E se nella prima stesura del
programma si definiva (come succede in Veneto) che si dovevano
accogliere i piccoli nati in famiglie con residenza italiana da
almeno 5 anni, poi quei 5 anni è stato spazzato via, per
lasciare Nidi aperti alle sole famiglie italiane. La manovra mostra
una buona dose di razzismo e una forza politica di un partito che in
fondo è stato votato da circa 1 italiano su 10.
Poca attenzione e
sostegno si è dato alle madri e all’occupazione femminile che
viaggia attorno a cifre del 52%.