Cronaca Bambina Si tratta di un
dossier di oltre 90 pagine. E' elaborato dal Senato che traccia la storia degli investimenti
sui servizi educativi dal 2007 ad oggi. Il dossier mette in fila i
numeri: quanto è stato investito? Quanto si è realizzato? Quanto si
dovrebbe fare ancora? Molti dati esposti, sono ormai noti ai nostri
lettori, ma il dossier risulta importante per due
motivi: per la prima volta il Senato analizza con cura la salute dei nidi e per la prima volta si individua quanto lavoro c'è ancora da compiere per raggiungere gli obbiettivi fissati dalla UE. Il
documento è a cura di Roberta Ceccaroni e supervisionato da
Renato Loiero.
Premessa: ZeroSei
tra Europa e Italia
Dal 2002 l’Europa
ci chiede di allinearsi agli standard di altri Paesi europei in tema
di nidi, scuole d’infanzia. Gli obiettivi da raggiungere era
fissati così: entro il 2010 i servizi all’infanzia avrebbero
dovuto “almeno essere pari al 90% dei bambini di età
compresa fra i 3 anni e l’età dell’obbligo scolastico” e
almeno il 33% dei bambini di età inferiore ai 3 anni”. Nel
2015 raggiungiamo obbiettivo scuola d’infanzia con una
diffusione pari al 96% Il secondo obiettivo invece è ancora
lontano, lo sappiamo bene e l’abbiamo visto più volte. Le
differenze territoriali sono enormi: in Valle d’Aosta vanno al
nido 4 bimbi su 10, in Campania si arriva a solo 6 su 100.
Il sud registra una crescita minima. Sicilia e Calabria registrano
addirittura un calo negli ultimi dieci anni nonostante i fondi pac
come abbiamo più volte denunciato (leggi il nostro report qui)
Cosa si è
fatto per raggiungere gli obbiettivi EU?
Innanzitutto è
stato varato un primo piano straordinario nel 2007 detto piano Bindi
durante il governo Prodi. Il piano prevedeva più nidi per tutti e la
sperimentazione delle sezioni primavera a partire dal 2007/2008. Nel
2011 si è avviato dopo grandi difficoltà il Piano di azione e
coesione destinati al sud (fondi Pac). Nel 2017 un piano di
azione nazionale per l’attuazione del sistema integrato
zero/sei.
Piano Bindi a
cosa mirava?
Il piano Bindi
mirava a creare 40mila nuovi posti nel sistema pubblico
integrato per raggiungere un livello di copertura media nazionale nei
servizi pubblici del 13% eravamo fermi all’11,4% nel 2004 e un
minimo regionale del 6% (in Calabria era dell’1,7%). Intanto il
Miur promuove la sperimentazione delle sezioni primavera, sezioni
aggregate alle scuole dell’infanzia e finanziate dallo Stato, che
accolgono bambini di 24/36 mesi.
Fondi Pac a cosa
miravano?
Dal 2011 lo Stato
destina ai territori regionali del sud Puglia, Calabria, Sicilia e
Campania circa 1.150 milioni di euro, in media circa 100 milioni
l’anno, per sviluppare i servizi per la prima infanzia. Le regioni
hanno assorbito da sole il 60% dei fondi. Legge delega
ZeroSei cosa mira? Dieci anni dal piano straordinario del
2007 si avvia un nuovo piano con risorse per i bimbi zero/sei. La
riforma del 2015, la “Buona scuola” introduce un “sistema
integrato di educazione e di istruzione dalla nascita fino a sei
anni”unendo il sistema educativo da zero a sei anni. Per attuarlo
si prevedono 209 milioni di euro nel 2017, 224 milioni nel 2018 e 239
milioni l’anno a decorrere dal 2019. Le coordinate quindi
indirizzo, programmazione e coordinamento per la prima volta sono
affidate al ministero dell’istruzione. Il ministero funge da cabina
di regia con funzioni di supporto, monitoraggio e valutazione
dell’attuazione del piano e della sua efficacia. Si prevede anche
la messa in sicurezza degli edifici e il miglioramento
della qualità dei servizi attraverso la qualificazione
universitaria e la formazione continua di tutto il personale,
educativo e docente un potenziamento della offerta complessivo.
Si pensa anche a come aiutare
le famiglie alla frequentazione introducendo, per le aziende
pubbliche e private, un buono nido fino a 150 euro mensili,
senza oneri fiscali e previdenziali e si stabilisce una soglia
massima di partecipazione economica delle famiglie. Infine si prevede
l’obbligo di monitoraggio continuo.
Cosa è
stato realizzato?
C’è stata una
crescita dell’offerta ma non quanto si era previsto. Il
settore non garantisce una proposta di qualità su tutto il
territorio nazionale. Il numero di bambini iscritti ai nidi comunali
o sovvenzionati dai comuni è passato da 165.214 nel 2007 a
181.160 nel 2014. Nel 2010 c’è stato un picco di iscrizione
che ha contato 200mila utenti ma dal 2012 si nota un calo nelle
iscrizioni al nido. Le motivazioni, indica il dossier, sono
molteplici, dalla difficoltà delle famiglie a sostenere i costi
delle rette all’esaurirsi della spinta data dai finanziamenti
statali degli anni precedenti. La maggiore criticità resta ancora la
limitata offerta di posti nido. Il Paese poi rimane ancora lontano
anche riguardo i costi per le famiglie che rimangono ancora
molto alti. Diseguaglianza territoriale. La
disuguaglianza territoriale persiste. Il tasso di povertà
materiale ed educativa dei bambini è in aumento, ed ai
primi posti dell’Indice di povertà educativa (Ipe) 2018, calcolato
da Save the children, troviamo Campania, Sicilia, Calabria, Puglia e
Molise.
Piano 2017 quale
obbiettivo?
L’obiettivo del
Piano 2017 è quello di aumentare l’offerta dei servizi, con
il raggiungimento del 75% dei comuni italiani. Nel 2014 si
registrava la presenza di servizi alla prima infanzia, pubblici o
privati, solo nel 55% dei comuni. Calcolando che il settore privato
attualmente copre circa l’11% dell’utenza, per raggiungere il
33% i servizi dovrebbero accogliere il 22% dei bambini tra zero e
tre anni raddoppiando il numero attuale di utenti attualmente
accolti, nel 2014 erano 197.328. I bambini accolti dovrebbero salire
a 343.583, ben 162.421 in più.
Dossier ZeroSei obbiettivi monitoraggio raggiungimento leggi qui