Cronaca Bambina
Il post che segue è il testo della lezione di formazione che ho ideato per le educatrici e gli educatori di asilo nido. Il tema della lezione è la comunicazione e la relazione tra genitori ed educatori. Le citazioni che riprendo sono tratti dal mio libro Mamma Portami al Nido! e si rifanno alla mia esperienza, a quella di educatori e alla parole di Adriana Lodi. Durante lo svolgimento della lezioni emergono tanti quesiti, annotazioni, esperienze dirette e domande che sono molto stimolanti e che cambiano lezione da lezione. Il tema che affronto qui è davvero molto ampio e se ne potrebbe parlare per anni. Il testo che metto a disposizione è un avvio ad una riflessione e al riconoscere, in caso ce ne sia bisogno, di quanto sia importante il lavoro dell'educatore! Un grazie particolare va a Silvia Iaccarino a al suo prezioso team che con il suo invito a presentare il mio libro mi ha fatto ideare questa lezione che spero possa essere un riferimento per molti.
Mettici
una buona parola!
Il
tema che intendo affrontare
in questa lezione è importante
e al contempo delicatissimo
ed è:
La
comunicazione e la
relazione tra genitori ed educatori.
Dal
mio punto d’osservazione questa relazione sta diventando sempre più
complessa da gestire ed è sempre più frustrante per entrambi.
Ma
prima di procedere nel mio intervento vorrei presentarmi così da
motivare questa lunga riflessione.
Non
vorrei che questa lezione vi apparisse come una lunga predica, non lo
è, vorrei solo portare in evidenza alcuni aspetti della
comunicazione, che è il
mezzo e il prodotto del mio lavoro quotidiano.
Vorrei invece ragionare
rispetto a come
la comunicazione possa
rientrare nel vostro lavoro.
Prima
di proseguire mi
presento.
Mi
chiamo Laura Branca,
sono giornalista
professionista iscritta all’albo nel 2006: ho lavorato per
quotidiani, mensili cartacei, per riviste online e ho lavorato per la
stampa specialistica. Da dieci anni gestisco un blog dedicato
esclusivamente ai nidi d’infanzia e nel 2018 ho pubblicato il libro
‘Mamma portami al nido!’ Oggi trarremo parte della nostra lezione
facendo riferimento ad alcuni brani del libro.
Perché
vi racconto di queste mie attività professionali?
Perché
la mia storia personale continuerà a rientrare ed essere al centro
della nostra lezione in più modi- poi vedremo quali.
Dividerò
l’intervento in tre parti:
nella
prima andremo a definire
cos’è una comunicazione,
nella seconda parleremo
invece della relazione
(tra educatori e genitori) e infine
apriremo un dialogo sul
tema perché vorrei che questa lezione fosse un momento di vero
confronto e magari di sviluppo di nuove idee.
Cos’è
la comunicazione ?
In
tutte le comunicazioni c’è sempre un emittente che veicola un
messaggio ad un ricevente.
Queste
tre parti – comunicatore, messaggio, ricevente - possono variare
moltissimo.
Il
comunicatore può essere singolo: una persona, o più persone, può
essere un bambino, una adulto, un animale, ma anche un oggetto, un
luogo.
Posso
decifrare un oggetto - ad esempio il cielo che si è rannuvolato - o
un oggetto fuori dal solito contesto e che può comunque veicolare un
messaggio.
Il
messaggio invece può essere trasmesso attraverso le parole
parlate,
scritte, ma può essere anche un’immagine, un guaito se è un cane,
o ancora, un
gesto ...
Per
il ricevente colui colei a cui è destinato il messaggio il discorso
è il medesimo che abbiamo fatto rispetto al comunicatore quindi può
essere singolo o un gruppo.
Nella
comunicazione quotidiana siamo spesso comunicatori e riceventi in
modo alternativo.
Dobbiamo
poi tener presente un’altra questione che non è di poco conto ed è
il contesto.
Dove
si “consuma” la comunicazione? Il contesto è fondamentale.
Perché se in un contesto informale posso esprimermi in un certo
modo, quando sono al lavoro magari esprimo lo stesso messaggio, ma
usando modalità del tutto diverso.
Da
un certo punto di vista siamo avvantaggiati perché ai fini del
nostro discorso, nella comunicazione-relazione tra genitori e
educatori, il contesto è quasi sempre il nido. Quasi, come poi
avremo modo di vedere. La comunicazione educatori-genitori si consuma
quindi in confini prestabiliti e precisi.
*
Durante il colloquio quotidiano la mattina e il pomeriggio ( e la
comunicazione qui è spesso uno a uno, e si svolge dentro al nido.
*
Poi durante le riunioni, quando ci sono più relatori con più
riceventi, ed è anche in
questo caso un rapporto
orale, e sempre
dentro al
nido.
*
La comunicazione avviene anche con avvisi che sono comunicazioni
scritte, avvengono da un emittente a molti riceventi e si svolge
sempre nel contesto del nido.
*
Può avvenire con i diari ed
i registri: hanno
forma scritta, da uno a molti
- i genitori, i nonni, il bambino, e
si svolge per un arco di
tempo più lungo.
*
Oppure nelle chat o sui social ecc ed è ancora un messaggio
scritto, da uno -spesso anonimo- a molti, fuori dal nido. Questa
forma di comunicazione dovrebbe essere usata solo a scopo puramente
informativo (orari, date, avvenimenti)
Tutti
questi sono modi diversi di comunicare ed hanno finalità diverse e
si consumano in modo diverso. Le parole scritte. È banale ma è
meglio specificarlo, possono essere ripetute e riprese all’infinito.
Entrambe
le comunicazioni, scritta o orale, sono fraintendibili e possiamo
controllarle solo fino ad un certo punto. Quasi tutte le
comunicazioni possono essere fraintese, non capite, confuse,
storpiate, possono avere successo o cadere nel vuoto. Non c’è
professionalità
che tenga: la comunicazione è sempre in qualche modo “rischiosa”
La
relazione
I
tipi di comunicazione che stiamo trattando si svolgono sempre in una
relazione: più o meno vicina, più o meno confidenziale, più o meno
diretta che si consuma nella relazione tra educatori e genitori
Anche
se con finalità, contesti e modalità differenti.
Dobbiamo
chiederci chi sono queste due figure (retoriche)? E in che relazione
stanno?
Ora
vorrei leggervi un breve brano del libro mamma portami al nido! in
cui descrivo lo stato d’animo che ho provato quando sono entrata al
nido:
“Il
secondo giorno ho accompagnato Cecilia, sono rimasta con lei un poco,
poi su consiglio dell’educatrice, ho salutato e me ne sono andata.
Siamo state separate per circa 15 minuti. Ricordo ancora quel tempo
di lontananza, il sapore del caffè amaro bevuto al bar di fronte e
la sensazione di essere divisa a metà. Ho capito in quei 15 minuti a
cosa stavo andando incontro e in quel breve lasso di tempo ho
compreso una cosa fondamentale: non ero solo io a lasciare lei, ma
era anche venuto il momento in cui lei lasciava me, di nuovo e per la
terza volta. La prima separazione c’è stata quando è nata, la
seconda quando ho finito di allattarla e ora il nido”
Questi
sono i sentimenti, i dubbi, i problemi, i conflitti, le passioni di
una persona che si accosta per la prima volta al nido.
Se
è vero che non si può generalizzare e la generalizzare è un
grandissimo nemico di una buona comunicazione, è anche vero che le
madri vivono la separazione che si consuma al nido, più o meno con
questo stato emotivo. Si tratta di una separazione dolorosa,
difficile, emotivamente sconvolgente.
Sempre.
Quando
siamo con un genitore teniamolo sempre ben presente, anche quando
siamo con persone che ci sembrano arroganti, distanti, indifferenti!
Quando
avremmo instaurato una buona relazione la comunicazione non avrà
bisogno di parole straordinarie, magiche, di comportamenti speciali,
verrà naturale!
Instaurare
la relazione con una che non ci piace, che ci tratta con sufficienza,
o che troviamo supponente non è semplice ma fa parte del ruolo
dell’educatore accoglierlo.
Ora
vorrei leggervi un altro passaggio dal libro. E’ Adriana Lodi “la
mamma dei i nidi” l’assessore che apri il primo nido comunale e
che poi firmò la legge che li istituì a livello nazionale a
raccontare la sua esperienza all’Onmi, gli istituti che avrebbe
chiuso per
poi avviare i nidi d’infanzia comunali:
“Non
c’erano giochi. L’unico gioco per i bambini erano quello di fare
il girotondo tenendosi per il grembiulino. Le donne che ci lavoravano
erano brave donne ma sembravano infermiere e spesso non avevano
attitudine all’educazione...”
E’
per cambiare quel sistema freddo e distaccato che sono nati i nidi
comunali che ancora oggi sono modello per tutti i nuovi tipi di
nido: bilingue, agrinido, nel bosco, 06 ecc ecc
Ma
chi è l’educatore e cosa fa?
Leggo
sempre dal mamma portami al nido!:
L’educatore
è dedito allo “sviluppo delle facoltà intellettuali, estetiche
e delle qualità morali di una persona, specialmente in giovane età”
Questo
è il difficilissimo e importantissimo ruolo a cui siete chiamate e
chiamati a rispondere. E’ difficile, è estremamente difficile. Ma
per sviluppare la persona di giovane età dobbiamo passare della
relazione e dalla buona comunicazione, anche con il genitore del
bebè.
Fa
parte del lavoro e può essere un grandissimo aiuto al vostro lavoro
diretto con il bambino.
Il
genitore è sempre il primo educatore , è colui o colei che dobbiamo
accogliere al nido se vogliamo tentare di assolvere al nostro ruolo.
Se
il genitore si fida, il bambino è già inserito nel vostro contesto.
Ma come facciamo a guadagnarci la fiducia del genitore?
Attraverso
una relazione “sana” tra educatore e genitore, in cui i ruoli non
siano confusi: voi siete i professionisti e in quanto tale dovete
mantenere autorevolezza che significa mantenere la giusta distanza
emotiva (anche di fronte ad atteggiamenti poco rispettosi) per
ASCOLTARE “il genitore, accoglierlo, comprenderlo, ma anche
“istruirlo” su come si sta all’interno del nido che è in
vostro contesto.
Negli
ultimi anni vedo una sempre maggiore difficoltà a relazionarsi su
questioni quotidiane. Noto che i post che fanno più ingressi nel mio
blog, sono quelli CONTRO i genitori, quelli che raccontano della
“multa ai genitori ritardatari” oppure: “petizione contro i
genitori che portano i bambini malati al nido”… E questo
è preoccupante
Se
non si riesce a comunicare e trovare un punto d’incontro su queste
questioni pratiche significa che c’è qualcosa a monte nella
relazione e nella comunicazione che non funziona.
Tra
le due parti genitori-educatori è l’educatore a dover mantenere
il controllo
La
comunicazione efficace merita la
giusta attenzione. Alla base
c’è sempre la relazione che si sviluppa sull’ascolto.
La
consapevolezza del ruolo che ricoprite e come si veicola il
messaggio. Non ci sono parole giuste o sbagliate, ci sono solo parole
di buon senso, dettate dalle vostre conoscenze e rivolte con
professionalità dopo essere state filtrate dal vostro sentire e
dal vostro vissuto emotivo.
Spero
che queste poche indicazioni possano esservi utili nella vostre
relazioni e comunicazioni quotidiane.
Laura
Branca giornalista blogger e autore del libro Mamma portami al nido che potete leggere in anteprima da qui
Se
avete domande potete contattarmi su fb o scrivendo a
info@bolognanidi.it