Parola a...
Chiedersi il senso pedagogico delle azioni intraprese quotidianamente nei servizi per l’infanzia comporta per le educatrici e le insegnanti domandarsi quali criteri ispirino le proprie scelte educative, il loro significato nel “qui ed ora”, in quale percorso esse si iscrivano e quali modalità educative le caratterizzino.
All’interno di questa cornice presento una breve riflessione sul tema dei LEaD al nido, un argomento ampiamente dibattuto che vede opinioni spesso divergenti all’interno dei servizi e tra i professionisti.
Io credo che tale strumento possa rappresentare una buona opportunità in questo difficile momento a patto che educatrici, figure di coordinamento e professionisti di supporto abbiano presenti alcuni punti fermi.
I LEaD aiutano a limitare il rischio della frammentazione del rapporto con i bambini e le loro famiglie, perché costituiscono un segno della presenza dei servizi – in termini di pensieri e di pratiche - in una situazione caratterizzata dalla lontananza e dall’incertezza.
Deve essere chiaro che essi non possono sostituire la varietà e la ricchezza delle esperienze sensoriali e di socialità che costituiscono il cuore del vissuto dei bambini al nido; la relazione a distanza passa attraverso la mimica, la parola usata con sapienza, la tonalità della voce, la capacità di gestire il tempo con elasticità.
Le proposte di attività si devono basare sulla conoscenza dei bambini, vanno presentate con tatto e discrezione, non come un obbligo ma come una possibilità, avendo cura dei rimandi che arrivano dai piccoli e dai genitori per calibrare al meglio contenuti e tempi.
Entriamo pertanto nelle case in punta di piedi, tenendo conto delle individualità, come cerchiamo di fare all’interno dei nidi.
I professionisti che supportano il lavoro degli operatori possono favorire all’interno dei gruppi di lavoro la condivisione di emozioni, dubbi, idee, nonché confronti e scambi tra varie realtà.
Anche la disponibilità e la sensibilità dell’adulto, che a casa tiene vivo il ricordo dell’esperienza del figlio attraverso l’evocazione di alcuni momenti passati al nido o l’uso di materiali specifici del servizio educativo, possono contribuire a mantenere una forma di relazione pur nella lontananza.
Quando saremo usciti da questo momento difficile potrebbe essere interessante valutare che cosa abbiamo imparato dall’esperienza dei “legami educativi a distanza”, relativamente al rapporto con i bambini, le famiglie e alle nostre risorse comunicative.
Giulio Reggio
Formatore, consulente pedagogico e psicomotricista,
Gestisce il sito Lo Specchio di Alice