Lettera aperta a Daniele Novara: i nidi possono fare di più!



Lettera aperta
 
Gentile Daniele Novara, 
questa lettera pubblica è in risposta al suo post sui nidi d'infanzia. Un post che ha avuto molta diffusione, e consenso da parte di educatrici ed esperti del mestiere. 
Io invece le scrivo per esprimere pacatamente il mio dissenso, per motivarlo e  sopratutto per cercare di aprire un dibattito sui nidi. 
 
Non sono d'accordo essenzialmente su due punti. Lei scrive: 

"Se gli asili nido in Italia non coinvolgono non è soltanto per i costi, gli orari, o semplicemente perché non ci sono. Il problema è che persiste un equivoco culturale: vengono considerati un servizio di assistenza, un aiuto alle mamme che lavorano. Uno spazio utile all'adulto più che al bambino".
 
Non sono d'accordo, perché i nidi sono nati con questo doppio sguardo: all'adulto e al bambino. Hanno per definizione una doppia, una tripla, anzi una molteplice vocazione a dare tante risposte. La loro straordinaria forza sta proprio in questa capacità di restituire a tutti e tutte: bambine, bambini, mamme e papà, ma anche alla società, all'economia, alla parità dei diritti tra donne e uomini, tra italiani e stranieri... 

Adriana Lodi la mamma di tutti i nidi, la politica che nel 1969 aprì i primi nidi a Bologna, scoprì durante un viaggio presso il cugino i nidi del nord Europa. Li visitò facendo tante domande alle persone che ci lavoravano (facendosi tradurre tutto proprio dal cugino), annotò idee, pensieri e disegni sul suo blocco d'appunti e fotografò tutto quello che poteva con una piccola macchina fotografica. Quando tornò a Bologna, lei assessore ai servizi sociali, donna energica e con i piedi bene piantati per terra ordinò alla falegnameria del comune (allora c'era) di costruire i mobili dalle forme migliori per i bambini, come i tavoli a mezzaluna, le seggioline senza spigoli, tutte cose che l'industria del tempo non aveva e non costruiva. 
Diede battaglia a tutti i colleghi di partito (il PCI) che la rimproveravano di voler  spendere troppo per dei bambini così piccoli... 
Ma, sicura del fatto suo, si impegnò a trovare i soldi necessari per aprire il primo nido, grazie al lascito di un privato. In poco tempo il comune di Bologna ne aprì 19, tutti pubblici, tutti con mobili perfetti per i bimbi, tutti con il giardino. Perché Lodi aveva capito, grazie anche al sostegno e alla consulenza degli amministratori pubblici come il neuropsichiatra Nino Loperfido e il pedagogista Bruno Ciari che i bambini avevano bisogno di luoghi di grande qualità pedagogica con personale formato (Lodi fece creare corsi per istruire le educatrici), con giardini in cui giocare all'aria aperta, con cucine interne dove i pasti potessero essere cotti e mangiati sul posto facendo così ANCHE educazione alimentare.
 
Perché voglio soffermarmi su questa storia? 
Perché Lodi ha creato tutto questo partendo da un'esperienza personale. Lei aveva conosciuto anni prima sulla sua pelle di madre cosa volesse dire dover andare a lavorare e non avere un posto dove lasciare suo figlio serenamente. 
Ha creato i nidi in questa doppia, tripla, molteplice visione... 
I nidi sono nati così. 
I nidi sono stati concepiti come punti luminosi dove la pedagogia si potesse diffondere in modo pubblico e sul territorio.
 
Cosa non funziona dei nidi oggi?
Se oggi le cose non rispecchiano più questo pensiero, che è un pensiero  profondamente pedagogico, è perché, taglio dopo taglio, i lavoratori non sono più nella condizione di rispettare ciò che, anche come madre, ho sempre visto nei nidi, quando potavo le mie bambine:
"Il tempo al nido scorre a piccoli passi"  
Una frase semplice e assolutamente controtendenza rispetto a come intendiamo oggi la crescita dei bambini, a come vorremmo fossero le madri e i padri. 
Il tempo è vissuto come qualcosa da bruciare, per correre a lavorare fino allo sfinimento. I bambini che sono nostri figli e che sono calati in questa società  non fanno eccezione.
I nidi non funzionano perché mancano politici illuminati come Lodi, che sapevano tenere insieme tante e diverse risposte e sapevano lottare per trovare i soldi.
I nidi potrebbero essere un luogo da dove combattere per un futuro più a misura di essere umano, grande o piccolo che sia.
 
Secondo punto: la mamma e il bambino  
L'altro punto
 "Se la mamma può restare a casa per il primo anno di vita del figlio, è meglio, poi è il momento giusto per l’inserimento, quando si comincia a camminare e a interagire."
Non sono completamente d'accordo, perché credo che dipenda sempre dalla situazione, e non solo quella lavorativa, economica, che anche lei contempla, ma anche quella spirituale ed emotiva della madre. 
Diventare madre è un'esperienza meravigliosa e difficilissima. Dopo il parto succedono tante cose dentro e fuori dai nostri corpi, e non è detto che tutte le madri il primo anno stiamo meglio a casa con il bambino, magari da sole.
 
E  se non stiamo bene noi Madri, non stanno bene nemmeno i nostri figli. 
 
Magari il primo anno il bambino sta meglio a casa con la cura del padre che in quel momento è più sereno e motivato. Ecco io non chiuderei il discorso con questa certezza assoluta che lega mamma e bambino durante il primo anno.
 
Infine
Questa mia lettera, spero non troppo lunga, non serve per far le pulci al suo scritto, ma vuole essere un invito a trovare alleanze tra noi che amiamo questi servizi, un invito per dar battaglia alle vere cause che hanno impedito la diffusione e la qualità dei nidi.  Solo offrendo un servizio di eccellenza potremmo usare questi luoghi come luoghi di luce e di diffusione pedagogica. Così è stato per me e spero per la maggior parte dei genitori che li hanno frequentati
 
Grazie per l'attenzione, attendo fiduciosa una sua risposta,

Laura Branca