La battaglia di Adriana Lodi

foto di Tano D'Amico








Bologna guarda al futuro, o meglio, Bologna guardava al futuro e...
faceva da apripista al resto del paese, istituendo nel 1969 il primo nido. Era il 9 novembre di quell'anno quando il signor Aldo Patini (filantropo bolognese) tagliò il nastro inaugurale del nido intitolato ai suoi genitori. Era un nido con 35 posti per bambini nell'età compresa tra i tre mesi e i tre anni. L'orario di apertura andava dalle 7 del mattino alle 7 di sera. Adriana Lodi allora assessore ai servizi sociali si batté per rivendicare la gestione dei nidi da parte del comune. Fino allora infatti i nidi erano sotto la gestione del Onmi (opera nidi e maternità d'infanzia) ente nato e sopravvissuto al fascismo. La retta si muoveva entro i confini di gratuità ad un massimo di 1000 lire al giorno. Nello stesso anno e nello stesso quartiere, nacquero altri due asili, tanto si era trovata utili la prima struttura. Ma purtroppo la battaglia non finiva qua. Il comune l'anno dopo, respinge i costi per sostenere i nidi, non indispensabili, secondo la giunta. Adriana Lodi giunta in parlamento per il Pci, non si arrende e porta avanti la sua causa a livello nazionale. Dopo aver raccolto una cifra considerevole di firme, per una rete nazionale di asili, e a seguito di due grandi manifestazioni di donne e bimbi si arriva alla legge nazionale 1044 del 1971. E oggi, viene spontaneo chiedersi, Bologna dove sta guardando? Al passato? Non pare. Al futuro? Non crediamo  Sembra piuttosto che sguardo si accorci da oggi alle prossime elezioni? E questo sguardo corto, non pare faccia bene a nessuno, neanche alla politica.