Calabria, Uil: "mai erogati i fondi del bando nidi d'infanzia". In arrivo la campagna " Io sono qui! Non mandarmi a casa"

Foto di Uil scuola paritaria e privata -RC 


Era il 12 dicembre del 2011 e l’allora assessore alle Politiche sociali della Regione Calabria annunciava in conferenza stampa le novità del bando “Nidi d’infanzia e servizi educativi”. Senza nascondere il proprio entusiasmo l’assessore parlava di “uno strumento di intervento estremamente innovativo” che avrebbe rivoluzionato il concetto di assistenza all’infanzia in Calabria. L’obiettivo del bando – spiegò – allora l’assessore era quello di “aumentare l’offerta educativa su tutto il territorio regionale” e a questo erano collegati il raggiungimento “una serie di traguardi come la creazione di nuovi posti di lavoro e l’aiuto alla conciliazione tra i tempi di vita e di lavoro delle donne”.

Il bando metteva a disposizione una dotazione finanziaria di 11 milioni di euro, risorse derivanti dal Fondo del Dipartimento della politica della famiglia per la prima infanzia e dal Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità. Di questi 11 milioni, 7 erano destinati alla realizzazione di nidi d’infanzia e servizi educativi e 4 alla creazione di servizi educativi domiciliari e familiari. 

Cosa ne è stato di questi finanziamenti? Un nulla di fatto – almeno a sentire la UIL –Scuole paritarie e private di Reggio Calabria che nei giorni scorsi ha denunciato “Gravi inefficenze e pressapochismo” da parte della regione nell’erogazione dei finanziamenti.  Il bando – spiega Demetrio Cento, dell’organizzazione sindacale – rappresentava un ottimo propulsore del sistema integrato”.  Buone intenzioni che, però, - spiega ancora il sindacalista – risultano vanificate o addiritura si sono trasformate in risultati opposti a quelli sperati.  Ed è insieme a Demetrio Cento che abbiamo provato a ricostruire la complessa vicenda dei finanziamenti previsti dal bando emanato nel 2011. 

Il sindacato non  intende fermarsi e per sensibilizzare politica e opinione pubblica lancerà a breve la campagna Io sono qui! Non mandarmi a casa”.

Recentemente il suo sindacato ha denunciato "gravi inefficienze e pressapochismo" da parte della Regione Calabria nell'erogazione dei finanziamenti regionali previsti, con un bando del 2011, per il finanziamento di nidi d'infanzia e servizi educativi domiciliari e familiari. Perché questa denuncia?
 L’emanazione del Bando di gara 2011 rivolto ai privati, assieme al precedente del 2009 riservato solo ai Comuni, rappresentava un ottimo propulsore del sistema integrato dei servizi per l’infanzia, rivolto ad ottenere principalmente un aumento dell’offerta regionale che all’epoca, per posti disponibili, costituiva il fanalino di coda delle Regioni d’Italia. Il bando agevolando l’iniziativa privata avrebbe consentito la nascita di nuove opportunità di lavoro e aumentato il livello occupazionale, soprattutto femminile, nonché favorito la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, sposando una strategia comune tra politiche educative e politiche del lavoro. Sembrava dunque che la politica calabrese fosse indirizzata verso investimenti sull’infanzia, mettendo a fuoco nuove priorità di riequilibrio territoriale per capitalizzare effetti positivi sull’intero sistema, a livello educativo, occupazionale e di propulsione alla crescita economica regionale. Ma tali buone intenzioni risultavano vanificate dall’inefficienza politica ed amministrativa della Regione Calabria, soprattutto in relazione ai tempi necessari per la definizione delle graduatorie, per l’erogazione delle risorse e per l’attuazione delle attività amministrative preliminari, necessarie per fornire concretezza operativa alle attività programmate nei progetti presentati dagli organismi sociali. Tutto ciò ha compromesso il raggiungimento degli obiettivi prefissati dal bando, sia in termini quantitativi che qualificativi, con perdita di cospicue risorse indispensabili per sostenere l’ampliamento e garantire la stabilità del sistema integrato dei servizi educativi. Prendendo atto che sono trascorsi ormai ben quattro anni dall’emanazione del Bando e per uscire dall’empasse in cui ricade la Regione Calabria, la Uil scuola di Reggio Calabria ha deciso di formalizzare la denuncia di tale inoperosità della burocrazia regionale, per costituire una valida prospettiva per i lavoratori e per i gestori dei servizi che, in tali iniziative, hanno riversato risorse umane e finanziarie col solo fine di garantire il diritto all’educazione dei bambini calabresi.


2. Il bando " Nidi d'infanzia e servizi integrativi" metteva a disposizione 11 milioni di euro, 7 per l'avvio di nidi d'infanzia e 4 per i servizi educativi e domiciliari. Avete una stima di quanti soggetti hanno aderito al bando e di cosa questo abbia comportato in termini economici e organizzativi?
 Al bando la realizzazione di nidi d’infanzia o servizi integrativi, hanno partecipato ben 145 organismi del privato sociale, con un notevole impegno sia sul piano progettuale che finanziario, finalizzato ad avviare servizi di alta valenza educativa e che sviluppino processi di apprendimento per favorire il benessere e la crescita dei bambini. Gli organismi del privato sociale per la partecipazione al bando hanno dovuto, preliminarmente, acquisire aree edificabili, nel caso di costruzioni in strutture prefabbricate, o un immobile esistente, nel caso di ristrutturazione, in cui progettare e realizzare il servizio educativo. I più fortunati hanno utilizzato immobili di proprietà, per i quali hanno rinunciato alla redditività immobiliare, mentre altri hanno sostenuto gravosi impegni finanziari, stipulando sin da subito contratti di locazione che prevedessero la piena disponibilità dell'immobile o del terreno, per un periodo non inferiore a 5 anni dalla prevista data di ultimazione del programma. Ciò ha posto l’impegno dei gestori a corrispondere, sin da subito, i canoni di locazione degli immobili locati, affrontare le anticipazioni per i costi di ristrutturazione degli immobili o le rate del mutuo, per chi ha optato per l’acquisto dell’area e per la costruzione ex-novo, il tutto nell’attesa di ottenere certezze sull’ammissibilità al finanziamento. Ulteriori oneri per gli organismi sono stati quelli relativi alle spese di progettazione preliminare, alla stesura del formulario di progetto e alla necessità di impegnarsi sul fronte delle garanzie bancarie per documentare la quota parte di cofinanziamento da garantire nell’investimento.

Per quanto riguarda, invece, i servizi domiciliari e familiari, quanti sono, chi sono e di cosa si sono fatti carico i soggetti che hanno richiesto i finanziamenti?
Sono state presentate 70 istanze per l’avviamento di servizi integrativi, domiciliari e familiari, promossi e gestiti da soggetti privati. I costi di investimento affrontati dagli organismi sociali sono stati mediamente pari a 15.000 euro per utente e quindi la realizzazione di un nido di 25 bambini ha richiesto un investimento di 375.000 euro; somma che, per una cooperativa sociale, rappresenta una cospicua anticipazione, spesso frutto di affidamenti bancari garantiti esclusivamente dai beni personali degli stessi soci lavoratori.

 Se i fondi non sono stati erogati, che effetto ha avuto questo sulle imprese, sugli enti, sulle cooperative e sui privati?
La mancata erogazione dei fondi, agli organismi sociali assegnatari, ha innescato dei risultati contrapposti a quelli per i quali era stato emanato l’avviso pubblico del 2011: cioè indurre alla chiusura i nidi d’infanzia che in tutti questi anni sono stati realizzati ed avviati nel territorio regionale. A causa della mancata erogazione dei fondi gli organismi partecipanti che avevano nel frattempo acquisito, in proprietà o locazione, le aree o gli immobili necessari per realizzare i servizi educativi si sono ritrovati a sostenere unilateralmente tutte le anticipazioni necessarie per gli interventi di costruzione o ristrutturazione e gran parte di quelle relative all’acquisto delle attrezzature. Ciò in contrapposizione con le principali finalità del bando che miravano proprio al sostegno finanziario degli investimenti necessari per l’avvio dei servizi educativi in un breve arco temporale di sei mesi. Invece di tempo ne è trascorso parecchio, ben 46 mesi dall’emanazione del bando e ad oggi la Regione Calabria non ha ancora erogato la prima anticipazione, mentre gli organismi sociali sono stati obbligati a rivolgersi al sistema bancario per surrogare le risorse mancanti, si sono indebitati ulteriormente, pur di non rimanere statici nell’investimento, con gli immobili e i servizi educativi che in quella situazione di immobilismo, di fatto, avrebbero condotto solo a pesanti passività. E cosi, a fronte di costi di gestione certi e rilevanti, i gestori per sopravvivere hanno deciso di sostenere gran parte delle anticipazioni, avviare comunque le attività tra mille difficoltà e mantenere in esistenza i servizi educativi. Ma oggi non hanno più le risorse per continuare a sorreggere tali attività, dovendo rientrare dai cospicui indebitamenti bancari,mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro di educatori ed assistenti, compromettendo irreversibilmente anche gli investimenti strutturali sostenuti in tutti questi anni.

Sta dicendo che chi ha avviato dei servizi potrebbe decidere di chiuderli?
Il risultato di tutto ciò e che molti dei nidi d’infanzia venuti alla luce in questi anni, avviati con gli investimenti dei privati, sono prossimi alla chiusura per insufficienti coperture finanziarie a causa della mancata erogazione dei finanziamenti relativi al bando 2011. La Regione Calabria, oltre ad attribuirsi la responsabilità di non avere ottenuto gli obiettivi prefissati dal Bando, non potrà esimersi dall’assumersi il demerito di avere condotto al fallimento decine di cooperative sociali e trascinato alla chiusura servizi per l’infanzia appena nati. Insomma il paradosso e che la Regione invece di favorire la nascita di servizi educativi pone le condizioni per la loro chiusura.

4. L'allora assessore Stillitani aveva parlato di una "vera innovazione per i servizi per l'infanzia" e della creazione di nuovi posti di lavoro. Promesse mantenute?
I risultati raggiunti in termini occupazionali non sono certo merito dell’azione politica dell’assessore Stillitani, nè dei suoi successori, ma esclusivamente del privato sociale che con l’immissione delle proprie risorse ha innescato le condizioni per assumere il personale necessario al funzionamento dei servizi educativi. Concretamente la vera innovazione che la Regione Calabria avrebbe dovuto sostenere, non attuata, è la capacità di gestire la fase amministrativa e di assegnazione delle risorse nel rispetto di una tempistica ordinaria congrua ai tempi di esecuzione previsti dall’avviso pubblico. Difatti il bando obbligava i soggetti privati, assegnatari di finanziamento, al rispetto di un cronoprogramma di soli sei mesi, necessari per realizzare l’intervento previsto comprensivo delle fasi di progettazione, costruzione e avvio dei servizi educativi. Di contro, paradossalmente, la Regione Calabria ha impiegato ben due anni per definire la sola graduatoria e a seguito alla firma delle relative convenzioni, pur avendo i soggetti privati rispettato i vincoli temporali imposti, la Regione non ha adempiuto ai propri impegni contrattuali, non erogando i finanziamenti. Siamo oltremodo stanchi di essere presi in giro dalla politica delle “promesse non mantenute”, che nel linguaggio politichese, significa avere svolto il ruolo degli annunciatori secondo un canovaccio comunemente diffuso che vede spesso le “buone intenzioni” non convertirsi “in obiettivi raggiunti”.

Che riflessi ha avuto quanto  denunciato dal suo sindacato sul sistema integrato dei servizi per l'infanzia?
Le conseguenze di tali inefficienze sono gravi e hanno compromesso gli investimenti e la stabilità del sistema integrato dei servizi educativi per l’infanzia. Basti pensare alla sola perdita delle ingenti risorse legate al mancato raggiungimento degli obiettivi di servizio previsti dal Quadro strategico nazionale, soprattutto nell’indicatore S05. A causa dei ritardi negli adempimenti i traguardi conseguiti sono stati insufficienti al raggiungimento dei target richiesti e hanno condotto la Calabria a perdere una premialità di quasi 25 Milioni di euro. Se raffrontiamo tale dato, in termini di creazione di posti utente, significa che con tali risorse si sarebbero potuti realizzare ulteriori 2.000 nuovi posti utente nei servizi educativi, che per una Regione che non superava la copertura del 3% dell’utenza potenziale, rappresentata da circa 50.000 bambini, significava raddoppiare la percentuale di presa in carico. Ciò a seguito di una acclamata incapacità dell’apparato politico-burocratico di gestire la governance Regionale del sistema integrato dei servizi educativi e di fornire concrete risposte all’esigenza di completare e qualificare la dotazione infrastrutturale di strutture per l’infanzia. Come per la legge n. 15 del 2013, che dopo 40 anni ha regolamentato i servizi educativi della Regione Calabria, fornendo gli strumenti operativi per la costruzione di un sistema integrato dei servizi educativi, la disapplicazione delle regole e delle buone intenzioni, come regola generale, di politici e funzionari incapaci di rendere improbabile una crescita del sistema educativo, non consente alla Calabria di formare una classe politica e dirigente capace di utilizzare al meglio le risorse disponibili, con dispendio delle risorse disponibili che altrove, in altre realtà regionali virtuose, sarebbero una vera “manna dal cielo”.

Sulla questione della mancata erogazione dei fondi avete interrogato anche l'attuale assessore al welfare Federica Roccisano. Quali risposte avete avuto?
Nessuna risposta ufficiale da parte dell’assessore Roccisano se non attraverso i filtri della struttura tecnico-amministrativa che sembrerebbe giustificare la mancata erogazione dei finanziamenti con le problematicheconnesse ai vincoli imposti dal patto di stabilità.

Avete in programma delle iniziative o delle mobilitazioni?
In un territorio regionale in cui l’assenza di una valida rete tra gli organismi che operano per lo sviluppo dei servizi educativi per l’infanzia, pone forti limiti all’efficacia delle azioni di contrasto all’immobilismo regionale, laddove i funzionari regionali non sono in grado di dare concrete prospettive in termini temporali sui tempi amministrativi e le associazioni di categorie esistenti assumono e gestiscono un enorme potere di interposizione al solo fine di usufruire e garantirsi ampi privilegi, mobilitare iniziative di sistema non è certo semplice.

Qual è il clima che si respira tra i genitori e i lavoratori?

Certo è che i lavoratori che operano nell’infanzia, i genitori e i gestori sono delusi, preoccupati e intendono rimanere vigili affinché venga rimesso in moto e garantito il sistema integrato dei servizi educativi della Calabria. Avvieremo a breve un’iniziativa di responsabilizzazione per mobilitare tutti i soggetti principali del sistema infanzia: i gestori per la salvaguardia degli investimenti sostenuti, gli educatori per la conservazione del posto di lavoro, i genitori per il mantenimento di servizi necessari per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e soprattutto per garantire ai bambini il diritto di fruire di servizi educativi sin dai loro primi mesi di vita. Chiederemo a tutti gli organismi sociali, assegnatari del finanziamento, di invitare gli educatori e i bambini ad elaborare, per ogni nido già operativo, un disegno o lavoretto che rappresenti il proprio asilo per lanciare l’iniziativa “Io sono qui! Non mandarmi a casa”. Tutti i lavori che verranno raccolti saranno consegnati all’assessore Roccisano richiedendo lo sblocco immediato delle risorse assegnate ai soggetti aggiudicatari del bando del 2011 e la piena attuazione della legge 15 del 29 marzo 2013, a partire dall’approvazione del Piano triennale regionale dei servizi educativi per i bambini da zero a tre anni.