Il primo nido in Italia chiude i battenti















Calano le domande e il nido chiude. Peggio perché sono due i nidi a chiudere i battenti in due anni. A Modena le domande d'iscrizione nel 2011 erano tante, oltre 1400, nel 2016 sono ridotte a poco più di 1000, e anche se quest'anno, sono un po' cresciute (1105) rimangono molte meno di un tempo. Succede poi a Modena, è un città che da sempre ha particolare attenzione all'infanzia. Si contende con Bologna il primato del primo nido pubblico in Italia. Qui però furono le donne ad aprirlo con l'occupazione e una contestazione che poi fu accolta dalla politica locale. Modena ancora oggi accoglie tantissimi bambini, ben oltre il limite imposto dall'UE (il 33%) . Eppure anche qui i servizi chiudono. Di fronte "alle esigenze delle famiglie che chiedono orari e calendari d'accesso diversi- dichiara vicesindaco e assessore Gianpietro Cavazza "abbiamo scelto di far rivivere il Triva, come un nuovo centro sperimentale e innovativo per i bambini e le famiglie". Il nido in questione, tanto per rimanere ancorati alla storia, è proprio il primo nido italiano: quello aperto con la lotta delle donne e secondo una donna, che i nidi li conosce bene,l'ex assessore  Adriana Querzè le cose sono molto diverse da quelle racconta dalla giunta e da Cavazza. L'abbiamo incontrata per ascoltare la sua versione dei fatti.

Le liste d'attesa sono calate? Si, sono calate in modo prevedibile e per più motivi. Siamo di fronte ad un lieve calo delle nascite e ad una crisi lavorativa e economica impegnativa. Questo è un dato reale che non ha trovato adeguate risposte politiche. Di fatto le liste sono calate anche perché i costi delle rette sono rimasti invariati.
Le rette sono aumentate? Non aumentate, precisiamo. Durante il mio mandato, la giunta riuscì a creare un "fondo anticrisi", oltre 250 mila euro, sono stati destinati per la riduzione le rette. Si applicava uno sconto proporzionale all'abbassamento dell'isee.
Ci spiega con un esempio? Se la famiglia aveva una variazione d'isee del 20%, aveva uno sconto proporzionale sulla retta del 20%. In questo modo le domande d'iscrizione avevano tenuto anche durante i momenti peggiori della crisi. Oggi quel fondo è ridotto a soli 100 mila Euro e le rette sono state scontate di 2-3 euro a pioggia, un po' a tutti. Una riduzione irrisoria e le iscrizioni sono calate.
Il nido Triva rivive una nuova stagione come centro d'infanzia. Cosa c'è che non va bene? Non riapre nulla di nuovo. Di fatto al Triva traslocano un centro giochi e un centro lettura che già esistevano, con aperture al pubblico di qualche ora la settimana. Questo al posto di un nido che accoglieva circa 30 bambini. 
Apre con orari diversi: il sabato, a Natale? Vedremo le risposte delle famiglie. In passato avevamo offerto servizi educativi durante le vacanze natalizie ma le domande erano state pochissime. Oltre a questo rimane il fatto che si chiude un nido, anzi due nidi, in due anni, che restavano aperti 5 giorni la settimana per otto ore al giorno per dare un'offerta di 4 ore settimanali a 16 bambini, che non è una risposta educativa, ma ludica. Con tutto il rispetto per i centri giochi, sono un servizio molto diverso dai nidi e, soprattutto non sostitutivo e nemmeno innovativo.
Quindi anche con pochi iscritti meglio i nidi? Dobbiamo distinguere. Se i genitori hanno bisogno di orari e calendari diversi ci dobbiamo riflettere attentamente e mettere in campo soluzioni mirate. Ciò non significa chiudere nidi pubblici. Il nido Triva, un fiore all'occhiello della storia dei nidi comunali di Modena, ha chiuso e ma non si è pensato di ridurre affidamenti o appalti a privati.
Quindi si toglie al pubblico per dare al privato? Ad ognuno i propri pensieri, mi pare che i fatti parlino da soli.