Cara Bologna nidi
Sono educatrice da oltre trentacinque anni, ho scelto di fare questo lavoro per passione e con convinzione. E' un lavoro che ho sempre amato molto e che mi ha dato tantissimo, stare con i bambini e le bambine ti rende una persona migliore, un lavoro che ti mantiene giovane, eppure negli ultimi anni faccio sempre più fatica e sto pensando di terminare la mia carriera lavorativa altrove. Non sono le bambine e i bambini a stancarmi, ma i genitori. (...) Leggendo l'articolo Il distacco al nido e le tante paure ho sentito la necessità di scrivervi.
Le mie sono osservazioni empiriche e non sono certo supportate da studi, di cui ritengo ci sarebbe grandissimo bisogno, ma dal mio nido sto osservando una nuova generazione di genitori che mi spaventa.
Con la parola genitori faccio una generalizzazione che va intesa e interpretata non come "tutti i genitori", ma come tanti. Se un tempo c'erano due o tre genitori in un gruppo che avevano certi comportamenti ora sono la maggior parte.
Faccio alcuni esempi di ciò che osservo: la mattina arrivano e hanno fretta di "scaricare" la figlia e il figlio per correre al lavoro. Non esprimono sentimenti, non si fermano, non accompagnano il bambino, hanno fretta e sembrano distaccati. Quando tornano il pomeriggio la scena si ripete. E' difficile che si fermino per una breve restituzione della giornata e così diventa impossibile avere un momento per raccontare il tempo della giornata passata al nido.
Il tempo per questa nuova generazione di genitori sembra qualcosa sempre da inseguire e di tempo da dedicare al bambino non ce n'è se non a piccoli brandelli. Così la figura genitoriale si allontana sempre più perché tra nido, babysitter, nonni, zii e zie ecc ecc i genitori sono poco presenti, mentre a quest'età, la pedagogia ce lo insegna, si forma molta parte della persona, si consolidano dinamiche affettive e relazionali molto, molto importanti. Non c'è consapevolezza rispetto allo sviluppo del bambino e non c'è consapevolezza di cosa un nido dovrebbe restituire (...)
Oltre alla consapevolezza manca la fiducia. Noi educatrici siamo sfiduciate. L'autorevolezza che la nostra professione ci garantiva oggi è semplicemente rasa al suolo, non riguarda solo la nostra categoria, perché si tratta di una sfiducia che riguarda tutte le istituzioni, le politiche e tutto il sistema. Il fatto che i genitori non si fidino, significa che mettono in dubbio tutto quello che diciamo e spesso ci mentono. (...)
Ci sono meccanismi che rimangono uguali da sempre, ad esempio: se il bambino è abituato a stare tutto il giorno sempre in braccio, farà più fatica ad adattarsi al nido dove necessariamente non può stare sempre in braccio. Oppure se chiediamo di abituare ad addormentare l'infante in culla, invece che in braccio, è per lo stesso motivo. Molto spesso quando diamo questi suggerimenti loro negano che in casa i bambini stiano sempre in braccio. Pensano anche che noi diciamo queste cose per fare meno fatica noi, ma noi lo diciamo perché uno degli scopi del nido è aiutare i bambini a raggiungere le autonomie indispensabili per crescere consapevoli. Forse potrebbero sembrare piccoli fatti insignificanti, ma non lo sono affatto, perché se non c'è fiducia e continuità educativa viene a mancare armonia e si genera invece attrito, che i bambini inevitabilmente assorbono e rielaborano. (...)
La condivisione e la fiducia sono alla base del nostro lavoro che così diventata quasi impossibile. Siamo di fronte ad una generazione di genitori che in modo un po' brutale definisco anaffettivi. E' come se i figli dovessero essere incastrati tra le attività che svolgevano prima di diventare genitori. Questo è ciò che vedo dal mio osservatorio e questo è qualcosa che mi preoccupa moltissimo.
Grazie,
Giovanna