Il distacco al nido e le tante paure

 
bolognanidi bimbo che dorme

 Pensieri e Parole… 

Ogni volta che mi capita di incontrare genitori con figli che frequentano il nido la domanda che più frequentemente mi viene posta è: il nido che ho scelto è il migliore? 


Prima che possa rispondere, con una certa fretta e apprensione il neogenitore,  mi elenca i giochi che ci sono, gli spazi che trovano... Meno di frequente mi descrive "le maestre". 

(Devo sempre trattenermi un po' per non correggere il termine "maestra" con educatrice, ma preferisco rimanere in ascolto di descrizioni, idee, paure, suggestioni). 

Invariabilmente mi accorgo che manca una cultura del nido. 

Non si sa cosa i nidi dovrebbero offrire, oltre alla custodia,  ma sopratutto mi accorgo che i neogenitori (spesso più le madri che i padri) vivono il momento del distacco con grandissima apprensione, concentrando però tutta l'attenzione sui comportamenti, i pianti e le richieste del bambino, della bambina. 

Difficilmente mi raccontano le proprie paure. Paure del tutto legittime, in fondo al nido si lascia il proprio figlio, la propria figlia in un luogo estraneo.

Su questo aspetto credo si dovrebbe lavorare di più. 

Si potrebbe pensare di offrire ai genitori dei percorsi, dei momenti di confronto e conforto? Immagino dei percorsi guidati da pedagogisti e psicologi in cui offrire   tempo per elaborare il distacco, che non fa paura solo al bambino, ma anche il genitore. Un passaggio che è sempre denso di emozioni, di paure, di cambiamenti...  

Un passaggio tanto importante quanto trascurato e taciuto.

Certo in un tempo in cui si tende a risparmiare su tutto, e a risparmiare sopratutto sul tempo, questa mia ipotesi appare alquanto fantasiosa e molto improbabile. 

Per fortuna immaginare è ancora possibile. 


Laura Branca