Aude Pacchioni è una donna energica ad
uno sguardo vitale corrisponde una voce forte e un portamento retto.
Non si direbbe che la sua storia personale e d'impegno politico
risalga a tanto tempo addietro. Partigiana durante la resistenza,
assessore al comune di Modena nel 1969 ha aperto il primo nido in
città. “C'è sempre stata tra Modena e Bologna la diatriba per
quale delle due
città abbia il primato del primo nido, sinceramente
non credo abbia importanza. Ciò che conta è che la regione
Emilia-Romagna ha sempre avuto una particolare attenzione al
servizio”.
Cosa pensa di questa privatizzazione
che si sta allargando nel mondo dei nidi d'infanzia?
La prima volta che il comune di Modena
fece una convenzione per le scuole d'infanzia, ci furono molte
discussioni. Erano in molti a pensare che il servizio doveva
essere del comune e non dovesse percepire finanziamenti o contributi
pubblici. In linea di principio se è possibile va evitato. Quando
abbiamo fatto la convenzione abbiamo dettato noi le caratteristiche e
dal punto di vista sanitario, e dal punto di vista alimentare e sul
sistema educativo in generale, insomma abbiamo stabilito che il
protocollo di gestione, quindi la sostanza di come la scuola doveva
essere, fosse rispettato con le stesse caratteristiche di quello a
gestione comunale. L'amministrazione si impegnava a vigilare sulla
qualità, una qualità propria del comune. Questo sistema oggi si può
proporre anche per i nidi. Non è pensabile che tutto dipenda dal
comune.
Cito la situazione che conosco
meglio quella bolognese. Nelle regole per gli inadempimenti e penali
, rispetto alla sostituzioni durante l'anno del personale educativo
effettuato per esigenze organizzative del concessionario, la sanzione
è di 200 euro. Ora tutti capiamo che con un contratto di lavoro meno
tutelato e meno redditizio (la differenza da contratta nazionale tra
i due gestori è di circa 400 euro) nel privato sociale può
avvenire una maggiore turnazione. Quindi questo pacchetto di gestione
non è comunque sempre comparabile.
Questo è
assolutamente sbagliato. Facendo parte delle stessa amministrazione i
cittadini devono pretendere la stessa garanzia. La qualità deve
essere rispettata da tutti i gestori anche quelli comunali. Non è
detto infatti che gli asili pubblici siano sempre eccellenti. La
qualità non determinata solo dalla scelta del personale, si decide
strada facendo...con delle funzioni di base che devono dare garanzie.
C'è necessità di un personale capace di essere vicino, di vigilare,
ci aver attenzione. La qualità la fanno anche responsabili
preparati. Queste sono le misure da seguire. Lo sbaglio è nel non
seguire un protocollo di gestione poi rispettato.
Sempre rimanendo nel caso bolognese,
che può comunque essere applicato allo scenario nazionale, dal 2000
al 2011 nel comune tutti i nuovi nidi aperti, hanno aperto sotto la
gestione di un consorzio di cooperative Karabak ( che raduna Camst
per i pasti, Cipea e Manutencoop per la
ristrutturazione/edificazione, Cadiai e Dolce sono le due cooperative
che si alternano nella gestione educativa) Lei non crede che si debba
tutelare la gestione indiretta con delle regole che tutelino una
pluralità di gestori e non di un singolo?
Questo discorso è
sempre da far rientrare con il sistema con il quale si gestisce il
servizio e come ci si comporta di fronte ad un servizio delle
delicatezza del nido d'infanzia. In linea di principio ed è sempre
stata questa la modalità con cui fin dall'inizio la scuola materna e
i nidi a Modena sono le basi dell'educazione della formazione dei
ragazzi. Non si comincia a sei anni. L'educazione comincia prima.
Abbiamo fatto le nostre battaglie per farla risalire ai tre e ancor
prima nella fascia dei d'età de nidi. La socializzazione del bimbo
al di sotto dei tre anni è importantissima, perché non crescono da
soli. Riconoscere questo servizio come fondamentale per la
socializzazione e la formazione del bambino e forse mettere
l'obbligatorietà di frequenza sarebbe un passo importante. Una
società evoluta dovrebbe dire che l'educazione comincia da subito
fin dalla primissima età
Questo discorso non avrebbe tanto
successo con i genitori e le mamme in particolare...
Io non voglio aver
successo con le mamme. Quando parlo di nidi e di servizio, penso ai
bambini non ai genitori. Le mamme si devono adeguare i loro modelli
anche a seconda delle migliori scelte per i piccoli. Le madri devono
imparare ad educare anche dal nido. Ora che sono nonna e ho
frequentato il nido con mio nipote mi sono resa disponibile al
servizio per fare delle attività. Da dentro ho notato che spesso i
genitori si pongono in un modo forviante rispetto alle esigenze dei
figli. Il nido diventa il luogo in cui anche i genitori imparano ad
esempio, a dire di no. Quello che l'amministrazione pubblica può
fare quando progetto il servizio è stare attento agli orari e alle
esigenze delle famiglie, poi le famiglie devono sapere che ci sono
delle regole e il rispetto del lavoro che si svolge nel servizio. E
ancora facciamo un distinguo importante: il nido così come la scuola
materna non sono strutture o servizi pensati e progettati per le
mamme che lavorano. Sono un servizio educativo per i bambini. Vanno
bene per la madri che lavorano, ma in una società che voglia essere
civile dovrebbero andar bene a tutti. Soprattutto oggi quando sempre
più spesso i bambini stanno giornate intere con un adulto
annoiandosi da morire. Se vogliamo che il servizio si generalizzi in
tutto il paese, dobbiamo vederlo in questo profilo altrimenti diventa
un hobby per gli emiliani