Nuovi alleati dal piemonte







Genitori e cittadini attivi ce ne sono, sono molti e si estendono in tutta Italia. Un gruppo molto attivo e compatto si muove ad Asti, città piemontese che conta sei nidi d'infanzia, tutti, almeno per ora a gestione diretta, quindi comunale. Le cose da dire sono molte.
Partiamo dal Chi: i genitori si sono raggruppati sotto il nome di Amici asili nido di Asti e si tratta di un comitato spontaneo. Cosa: stanno avvenendo cambiamenti sia a livello di gestione del personale che a livello legislativo. Come prevedibile i cambiamenti non sono in meglio. Come: si procede per gradi e incertezza, educatori spostati da un nido all'altro in corso d'anno, orari ridotti e il solito problema macro: mancano i fondi. I comuni non possono assumere, e quando gli educatori andranno in pensione? Domanda allarmante. Ad oggi  risposte non sembrano esserci. Ma i tempi di contratti e scadenze si accorciano e non danno tregua: un dipendente andrà in pensione a gennaio, altre precarie con contratto a scadenza dicembre...orari d'apertura coperti con ore strappate alla didattica. Insomma si capisce fin da lontano, la qualità è minata da una situazione difficilmente gestibile. E ancora quest'anno un nido ha cambiato orario. Chiusura alle 13,30. Un bel problema lo sappiamo tutti noi genitori  sempre in lotta con l'orologio che correndo ovunque spostiamo la prole, come fosse un pacco, da asilo a nonni, da nonni a babysitter e via discorrendo...
La cosa che risulta strana o inquietante, dipende dai punti di vista, è che il nido in questione, è stato ristrutturato e ampliato di recente.
Infine almeno per questo post, ma torneremo a breve dai nostri amici piemontesi, la legge regionale. C'è un nuova proposta, e qui la pillola si fa davvero amara. La legge attuale prevede un rapporto di un educatore ogni 4 fino ai 12 mesi (sezione piccoli) 1 a 6 tra l'anno e i due (sezione medi) e 1 a 8 tra i due i tre anni (sezione grandi). Bene questo rapporto secondo la proposta cambierebbe così: 1 a 8 per i bimbi fino all'anno e 1 a 10 per tutti gli altri . Detto questo, credo che le fila si debbano stringere per un'unione che possa farsi sentire e non solo ai comuni, che con tutti i difetti che possono avere, sono innegabilmente strangolati da patti di stabilità (non possono assumere) e bilanci preventivi (non possono spendere) ma si debba andare allo stato per chiedere un investimento su un servizio di capitale importanza: un investimento sul futuro. Avete idee sul come? Lasciatele in commento.