La complessa storia del Vestri












Un anno fa a Bologna si parla della chiusura di alcuni nidi comunali in diversi quartieri di Bologna, tra questi compare il Vestri. Dopo una dura battaglia il nido rimane aperto, per decisione del neosindaco Virginio Merola.

Ma perché ne era stata decisa la chiusura? E la sua riapertura di quest’anno sarà garantita? Per riassumere le alterne vicende riguardanti la chiusura del Vestri: nei primi mesi del 2011 cominciano a circolare voci insistenti sulla chiusura di alcune strutture che ospitano nidi comunali in diversi quartieri della città. Le pressioni da parte del comitato dei genitori e dei sindacati nei confronti dell’Amministrazione comunale, allora commissariata, generano un vortice di giustificazioni, smentite, e ritrattazioni che mirano a confondere le acque parlando di ristrutturazioni in luogo di chiusure, di “project financing”. Il 7 marzo 2011 si tiene in Comune un incontro, alla conclusione del quale, a tarda serata, apprendo che nella lista dei nidi in chiusura non compare il Vestri. Anche durante la riunione di quartiere di pochi giorni dopo la rassicurazione è la stessa, ci viene comunicato che per almeno 2 anni il nido Vestri sarebbe rimasto aperto. Sentiamo di poter tirare un sospiro di sollievo. Passa meno di un mese e una lettera, firmata dalla direttrice di Quartiere e dalla Responsabile dei servizi Educativi e Scolatici ci invita a partecipare ad un incontro presso il quartiere in cui sarebbero state illustrate le proposte alternative all’iscrizione al nido Vestri per l’anno educativo 2011/2012, vista la chiusura prevista genericamente dalla “programmazione dell’offerta dei servizi per l’anno educativo 2011/2012”. Nessuna motivazione addotta, neppure durante l’incontro del 6 aprile presso il Quartiere. In seguito a pressioni di genitori e lavoratrici del nido, l’Amministrazione Comunale adduce motivazioni varie tra le quali: la struttura è un immobile inadatto ad ospitare un asilo, ha alti costi dovuti al canone di locazione, perché l'immobile non è di proprietà del Comune. La Commissaria Cancellieri intanto la definisce una “struttura pericolosa e fatiscente”, ignara forse dei lavori di ristrutturazione ed ampliamente effettuati due anni prima. Nel sito internet del Comune Vestri è descritto così: E' un nido piccolo e accogliente, recenti ristrutturazioni hanno reso gli spazi interni maggiormente fruibili e luminosi. Com’è possibile parlare di questa struttura in termini tanto contraddittori? A seguito della verifica presso il Catasto, scopriamo che in realtà l’immobile è di proprietà del Comune e le presunte lamentele dei condomini sono negate dall’Amministratore di condominio. A questo punto ci appelliamo direttamente alla commissaria invitandola a visitare il nostro nido e verificarne le condizioni. A metà maggio la Cancellieri, dopo averci fatto visita, definisce il nostro nido “molto bello e ben organizzato” e ammette di aver trovato una situazione molto diversa da quella che gli era stata prospettata. Prospettata da chi e perché? Il 23 maggio tramite raccomandata inoltriamo al settore lavori pubblici del comune formale richiesta di accesso agli atti ed eventuali perizie tecniche che attestino la situazione della struttura. Il 28 giugno riceviamo risposta dal settore Lavori pubblici: non esiste alcun atto, documento o perizia che attesti la necessità di ulteriori interventi al nido Vestri per il triennio 2011-2013. Il neosindaco decide di riaprire le iscrizioni al Vestri, e ammette che la chiusura del nido rappresentava semplicemente un taglio di bilancio voluto dall’Amministrazione precedente. Ma se è vero come afferma che l’eventuale utilizzo del project financing dipenderà in gran parte dai conti di bilancio e dai (sempre presenti) tagli di bilancio delle finanziarie, quali garanzie abbiamo realmente? Perché ai genitori non vengono fornite motivazioni reali sul futuro del servizio nido? E perché nel caso del Nido Vestri si è potuto prendere una decisione tanto radicale basandosi su mancate verifiche? Chi ha deciso in tal senso e sopratutto perché? Alla luce delle prospettive tutt’altro che rosee per i nidi comunali di Bologna, e per evitare improvvise brutte sorprese, intendiamo procedere per far luce sulle responsabilità di questa decisione.
Maura Lauretani