Stella Targetti è vicepresidente della Regione Toscana e assessore alla scuola. Fin dall'inizio della sua carriera politica si è interessa alla scuola, l'istruzione e la ricerca in generale. L'abbiamo
incontrata a proposito dei servizi educativi, nidi e scuola d'infanzia che stanno vivendo, nonostante i problemi comuni a livello nazionale, una situazione differente e le scelta politiche fanno la differenza.
Nello
scenario attuale un fatto emerge con evidenza: i servizi educativi
sono in grave crisi e senza un intervento politico sono destinati a
ridurre l'offerta o a subire un calo della qualità. La regione
Toscana si sta muovendo in modo anomalo rispetto al contesto
nazionale continuando ad investire permettendo anche una crescita
nell'offerta con servizi privati in convenzione. Ci racconta cosa
sono le sezioni Pegaso? Quali le modifiche normative sono state
fatte rispetto ai servizi rivolti allo 0-3? Come la regione si sta
muovendo per garantire un privato di pari qualità rispetto al
pubblico?
Le Sezioni Pegaso sono
sezioni della scuola dell'infanzia finanziate dalla Regione Toscana.
Con questo intervento, ormai da 4 anni riusciamo a far sì che tutti
i bambini toscani possano andare alla scuola materna nonostante il
blocco dell'organico deciso dallo Stato centrale. Un blocco che ha
finito per creare lunghe liste d'attesa per le scuole dell'infanzia,
con il paradosso che alcuni bambini rischiano di non frequentarla
dopo aver frequentato il nido. Noi siamo convinti che la scuola
dell'infanzia sia un diritto, anche perché pensiamo che la lotta
all'abbandono scolastico debba iniziare da qui: nessun studente
lascia gli studi all'improvviso, la scelta è sempre un processo che
parte da lontano e ha cause diverse, tra cui la possibilità o meno
di accedere al sistema educativo fin dai primi tre anni d'età.
Quest'anno abbiamo investito 6,5 milioni di euro per creare oltre 100
sezioni Pegaso, riuscendo a togliere più di 3mila bambini dalle
liste d'attesa. E' un risultato che consideriamo in continuità con
quello sulla frequenza dei servizi all'infanzia per i bimbi da 0 a 3
anni, che in Toscana raggiunge il parametro stabilito dalla Strategia
di Lisbona.
L'innalzamento della
qualità dei servizi sia pubblici che privati è un obbiettivo
prioritario delle politiche regionali per l'infanzia. Come Regione
puntiamo a raggiungerlo attraverso la formazione del personale e
educativo da una parte e, dall'altra, il potenziamento e lo sviluppo
degli elementi che garantiscono la tenuta e il buon funzionamento del
sistema pubblico-privato, e cioè gli organismi di coordinamento
pedagogico a livello comunale e zonale (le “zone educative” sono
raggruppamenti di Comuni di livello subprovinciale). A
entrambi questi strumenti riserviamo una quota di finanziamento
nell'ambito della programmazione territoriale (i cosiddetti “PEZ
Infanzia”).
Durante
il convegno di Montecatini organizzato del gruppo nazionale dei nidi,
lei ha lanciato un appello rivolto ai genitori: creare un “partito
del pannolino” in difesa dei diritti dei bambini. Bolognanidi
insieme a diverse altre realtà sul territorio nazionale, si sta
alleando in un comitato nazionale per la difesa qualitativa dei
servizi. Crede che un comitato di questo genere possa fare la
differenza nel dibattito politico?
L'idea
nasce in Brasile, dove è già attivo un “movimento dei pannolini”
impegnato in azioni per tenere alta l'attenzione sui diritti dei
minori. Sicuramente in Italia avremmo bisogno di qualcosa del genere,
in questa o altre forme, perché si fa un gran parlare d'infanzia ma
alla fine sono stati pochi i governi che ci hanno investito davvero.
Servirebbe insomma un forte impegno collettivo, un sommovimento
pacifico e civile di famiglie e mondo scolastico per portare
l'infanzia al centro del dibattito pubblico. In questo senso un
comitat nazionale mi sembra una buona idea. L'importante è partire!
Servizio
pubblico e privato (privato convenzionato): la differenza non è una
differenza qualitativa, anche se il pubblico ha con più frequenza
cucine interne, una maggior continuità educativa e una maggiore
attenzione alla sperimentazione, ma non sarebbe corretto fare
differenze a spanne, tra i privati ci sono enormi differenze e l'ente
è il controllore ultimo. Una differenza però tra i due gestori
esiste sempre: il contratto di lavoro. Il privato costa meno perché
il personale è meno pagato ed ha contratti peggiori. Come si
dovrebbe agire per tutelare i lavoratori del privato e in ultima
istanza avere una maggiore equità qualitativa?
In
Toscana, anni fa, ci siamo dotati di un Regolamento regionale sui
servizi all'infanzia che prevede l'applicaizone dei contratti
nazionali di lavoro di riferimento anche per il privato
convenzionato. Credo che questa sia una buona strada per tutelare i
lavoratori e garantire qualità per tutti e a tutti.
In
questo momento in cui ci affacciamo verso nuove elezioni tra i molti
temi in discussione i servizi educativi non rientrano nel dibattito
politico, nonostante i servizi per i più piccoli, 0-3 in
particolare, siano i migliori sostegni al lavoro femminile e
nonostante il lavoro femminile sia uno dei maggiori investimenti per
innalzare il pil. In Italia, secondo un recente studio di Daniela De
Boca, noi donne siamo tra le ultime nella classifica europea in
termini di occupazione e le ultime in termini di procreazione. Due
dati che incrociati dipingono un paese senza futuro. I servizi
educativi rispondono molto bene ad un problema di questo tipo. Quindi
sarebbe bene investire nei servizi, ma in servizi di che tipo? E come
definire gli standard di qualità entro cui potersi muovere?
Un
altro esempio – oltre ai servizi per l'infanzia di cui abbiamo già
parlato – sono i progetti di conciliazione vita familiare-vita
lavorativa. Ad esempio noi come Regione assegniamo alle famiglie
buoni servizio per accedere a servizi educativi per la prima infanzia
pubblici o privati accreditati e convenzionati con i Comuni. Per
l'anno educativo 2012/2013 abbiamo messo a disposizione 4 milioni di
euro, provenienti da fondi europei . Tornando
ai servizi e alle loro caratteristiche generali, è la Commissione
Europea a dirci su cosa investire: “offerta di servizi di alta
qualità, coinvolgimento attivo dei genitori nel progetto educativo,
disponibilità di personale e operatori con una buona formazione di
base, con formazione in servizio e supervisione pedagogica” sono i
'parametri' contenuti nella comunicazione del 17 febbraio 2011 della comunità europea.