Roma fa male i conti: troppi bambini per educatore


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Roma. La confusione continua a registrarsi nei servizi educativi. Le modifiche contrattuali cambiano tra le altre cose anche i rapporti numerici tra bambino e insegnante. Lo abbiamo già racconta in una recente intervista all'educatrice Carla. La confusione però oltre che a livello pratico, si fa largo, anche a livello legale. Vediamo insieme perché.

La legge regionale del Lazio n 59 che risale al 1980 è stata modificata qualche anno fa con un provvedimento in sede di bilancio, durante la presidenza della Polverini. La modifica ha riguardato il rapporto numerico, tra educatore e bambini, che da 1:6, è passato a 1:7. La modifica ha sollevato più di una perplessità, e si è concentrata anche sugli spazi a disposizione dei bambini, che da 10 metri quadrati si sono ristretti a sei. I motivi come ovvio erano dettati da "necessità di risparmio". La cosa che qui ci interessa evidenziare si legge in questa circolare a firma è dell'allora assessore Aldo Forte, che specifica: "Il rapporto numerico di 1:7 è calcolato sulla base del numero degli iscritti, a tutela della qualità del servizio laddove si faccia ricorso, previsto da alcuni regolamenti comunali, all'incremento delle iscrizioni rispetto alla capienza di base in considerazione dello scarto che generalmente si registra tra bambini iscritti e reali frequentanti". La circolare è datata settembre del 2011 ed è indirizzata ai sindaci, ai comandi del Nas e ai dirigenti asl. Ci pare interessante questa precisazione. dopo questa lettura possiamo essere certi che oggi il rapporto salta. I lavoratori che hanno dimostrato forte preoccupazioni sulle difficoltà a dover curare più di sette bambini da soli, se ce ne fosse bisogno, sono supportati anche dal punto di vista legale. Il rapporto non si può calcolare sulla media giornaliera, ne sulle presenze, come è stato risposto, ma sugli iscritti reali. Qui si aggiungono due considerazioni: come mai ci siamo accorti solo noi di questa anomalia? I genitori, avendo iscritto alla frequentazione dei bambini con regole oggi disattese, potrebbero pretendere un risarcimento dal comune? E infine gli educatori che si trovano ad accudire più bambini, dovendo sopportare condizioni di lavoro più gravose, potrebbero paventare pretese risarciatorie?
Prof Avv Silvia Nicodemo e Laura Branca