Elio Baldini ogni giorno pubblica su fb le fotografie del cortile davanti a casa, del panorama dei dintorni o di animali. Vive solo tra gli appennini del bolognese, ha una folta barba bianca e assomiglia un po' al nonno di Heidi. Queste immagini che vagano online ripetute e a volte ritoccate, mi accompagnano nel quotidiano. Mi accorgo da questa piccola finestra fittizia che arriva la primavera, oppure che si scioglie la neve...I misteri e la forza di internet. Mi ha incuriosito questo signore che ho incontrato casualmente online e che non vive del tutto solo, ma con i suoi gatti. Ho voluto incontrarlo per farmi raccontare la sua infanzia.E così inauguriamo un nuovo ciclo di interviste sull'infanzia. Alternando colloqui con persone note o meno. L'idea è fare una sorta di riflessione leggera e senza sovrastrutture, rispetto all'infanzia, quella di oggi e quella di ieri, per cogliere le differenze delle generazioni, per pensare a com'è cambiata la visione del bambino, del figlio e dell'educazione.
E'
cresciuto tra gli appennini del bolognese?
No,
non proprio, mi sono trasferito qui dodici anni fa. Prima vivevo in
centro a Bologna e prima ancora a Genova. La mia infanzia l'ho
trascorsa con lo sguardo al mare e i piedi sui monti... ma considero
anche questa la mia terra, in fondo è la mia terrà d'origine, mio
nonno è nato qui. E' partito, come molti al suo tempo (e come accade
ancor oggi) per andare a lavorare in Germania. Lavorava per una ditta
di Genova, che finito il lavora all'estero, l'hanno richiamato in
città. Così sia io che mio padre siamo nati e cresciuti a Genova.
Fin da piccolo però trascorrevo molto tempo sugli appennini, ci
venivo a passare le vacanze estive e ci stavo, anche tre, quattro,
mesi. Da grande ho continuato a tornarci, qui ho conosciuto mia
moglie, che di origina era napoletana...poi mi sono trasferito per
lavoro e per amore.
Come
ricorda l'infanzia a Genova?
Piena
di persone e di affetti. In casa oltre a me e ai mie genitori,
c'erano anche i nonni paterni e gli zii Osvaldo e Silvano, c'era
anche lo zio Elio, ma non l'ho conosciuto, è morto giovane prima che
nascessi. Da bambino passavo tanto tempo con il nonno paterno,
trascorrevamo lunghe giornate insieme e facevamo belle passeggiate in
montagna, tra campi e boschi. Mi portava a vedere una Genova che oggi
è completamente scomparsa sotto uno strato di cemento. Giravamo per
uliveti, tra i fichi... a volte andavamo a trovare dei suoi amici,
che avevano nipoti, allora passavamo pomeriggi interi a giocare, i
grandi a bocce e noi nei boschi, era tutto vicino a casa, abitavamo
ai margini della città, vicino al fiume Bisagno, oggi tristemente
famoso... ricordo anche le interminabili costruzioni di dighe.
E'
andato all'asilo?
I
nidi non esistevano, almeno che io sappia, ma le scuole materne si.
Quando avevo circa 3-4 anni hanno tentato di iscrivermi ad un asilo
allora rinomato e prestigioso. Era un asilo privato e laico. Ci andai
un giorno, poi non ne volli più sapere. Volevo stare con mio nonno
libero tra i monti e i campi. A cinque anni però trovarono un'altra
soluzione, mi iscrissero ad un asilo vicino alla conceria dove
lavorava mio padre. Quello potevo sopportarlo, perché quando uscivo
in cortile a giocare vedevo mio padre. Lo frequentai per un anno.
Che
ricordi ha?
Niente
di preciso. Ricordo invece in modo vivido il primo giorno di scuola.
Era
una scuola pubblica?
Si,
avevo un maestro toscano molto in gamba e molto severo. Il primo anno
eravamo i primi tre anni c'erano classi divise, i maschi da una parte
e le femmine dall'altra. Non so come mai. Gli ultimi due anni li
trascorsi in un'altra scuola, ci eravamo nel frattempo trasferiti e
lì le classi erano miste. Il maestro Pinacci, quello toscano per
intenderci, seguiva un sistema didattico che definiva globale, ma non
ho ricordi precisi sull'insegnamento.
E
il primo giorno com'è andato?
Un
disastro, sono stato accompagnato da mia madre, entrati nelle grande
aula, trovai tanti banchi, di quelli con il pianale inclinato e un
buco per la boccetta dell'inchiostro. Ero curioso e forse anche
emozionato, fatto è, che andai sotto il banco ad esplorare e...ops!
rovesciai la boccetta dell'inchiostro sul vestito di mia madre.
E
lei... si arrabbiò?
Non
ricordo ma era così emozionata anche lei,che non credo si arrabbiò
molto con me, alla fine era poco più che una ragazza.
Oggi
ha due nipoti come li vede? I bambini sono cambiati molto dai suoi
tempi?
Non
saprei, ho due nipoti molto diversi tra loro. Difficile
generalizzare. Certo è che il più piccolo, che ha 4 anni, è più
ruspante, è abituato a stare dalla nonna che vive in campagna,
gioca, si sporca va spesso a far funghi, si muove in sintonia con il
paesaggio.... L'altro è tutto diverso, ha nove anni ed è molto
impegnato è preso da tante attività extrascolastiche, fa arti
marziali, musica, nuoto...secondo me sono un po' troppe.
E
i suoi figli come sono cresciuti?
In
una grande e vecchia casa in centro a Bologna in via Castiglione.
Giravano con le macchinine a pedali sui pavimenti in cotto, c'era
spazio e libertà, ci siamo divertiti molto e vicini a casa c'erano
parchi, verde e colli.
Hanno
frequentato il nido?
No,
mia moglie non lavorava ai tempi. Però hanno frequentato le scuole
dell'infanzia dove si sono trovati molto bene, sopratutto la femmina
andava volentieri. A distanza di tanti anni i miei figli, che ora
hanno più di 40 anni, hanno ancora amicizie di quel tempo, così io
che ho legato con dei genitori. E' stata una bella esperienza non c'è
che dire.