L'infanzia nella Genova degli anni '50



















Elio Baldini ogni giorno pubblica su fb le fotografie del cortile davanti a casa, del panorama dei dintorni o di animali. Vive solo tra gli appennini del bolognese, ha una folta barba bianca e assomiglia un po' al nonno di Heidi. Queste immagini che vagano online  ripetute e a volte ritoccate, mi accompagnano nel quotidiano. Mi accorgo da questa piccola finestra fittizia che arriva la primavera, oppure che si scioglie la neve...I misteri e la forza di internet. Mi ha incuriosito questo signore che ho incontrato casualmente online e che non vive del tutto solo, ma con i suoi gatti. Ho voluto incontrarlo per farmi raccontare la sua infanzia.E così inauguriamo un nuovo ciclo di interviste sull'infanzia. Alternando colloqui con persone note o meno. L'idea è fare una sorta di riflessione leggera e senza sovrastrutture, rispetto all'infanzia, quella di oggi e quella di ieri, per cogliere le differenze delle generazioni, per pensare a com'è cambiata la visione del bambino, del figlio e dell'educazione.

E' cresciuto tra gli appennini del bolognese?
No, non proprio, mi sono trasferito qui dodici anni fa. Prima vivevo in centro a Bologna e prima ancora a Genova. La mia infanzia l'ho trascorsa con lo sguardo al mare e i piedi sui monti... ma considero anche questa la mia terra, in fondo è la mia terrà d'origine, mio nonno è nato qui. E' partito, come molti al suo tempo (e come accade ancor oggi) per andare a lavorare in Germania. Lavorava per una ditta di Genova, che finito il lavora all'estero, l'hanno richiamato in città. Così sia io che mio padre siamo nati e cresciuti a Genova. Fin da piccolo però trascorrevo molto tempo sugli appennini, ci venivo a passare le vacanze estive e ci stavo, anche tre, quattro, mesi. Da grande ho continuato a tornarci, qui ho conosciuto mia moglie, che di origina era napoletana...poi mi sono trasferito per lavoro e per amore.
Come ricorda l'infanzia a Genova?
Piena di persone e di affetti. In casa oltre a me e ai mie genitori, c'erano anche i nonni paterni e gli zii Osvaldo e Silvano, c'era anche lo zio Elio, ma non l'ho conosciuto, è morto giovane prima che nascessi. Da bambino passavo tanto tempo con il nonno paterno, trascorrevamo lunghe giornate insieme e facevamo belle passeggiate in montagna, tra campi e boschi. Mi portava a vedere una Genova che oggi è completamente scomparsa sotto uno strato di cemento. Giravamo per uliveti, tra i fichi... a volte andavamo a trovare dei suoi amici, che avevano nipoti, allora passavamo pomeriggi interi a giocare, i grandi a bocce e noi nei boschi, era tutto vicino a casa, abitavamo ai margini della città, vicino al fiume Bisagno, oggi tristemente famoso... ricordo anche le interminabili costruzioni di dighe.
E' andato all'asilo?
I nidi non esistevano, almeno che io sappia, ma le scuole materne si. Quando avevo circa 3-4 anni hanno tentato di iscrivermi ad un asilo allora rinomato e prestigioso. Era un asilo privato e laico. Ci andai un giorno, poi non ne volli più sapere. Volevo stare con mio nonno libero tra i monti e i campi. A cinque anni però trovarono un'altra soluzione, mi iscrissero ad un asilo vicino alla conceria dove lavorava mio padre. Quello potevo sopportarlo, perché quando uscivo in cortile a giocare vedevo mio padre. Lo frequentai per un anno.
Che ricordi ha?
Niente di preciso. Ricordo invece in modo vivido il primo giorno di scuola.
Era una scuola pubblica?
Si, avevo un maestro toscano molto in gamba e molto severo. Il primo anno eravamo i primi tre anni c'erano classi divise, i maschi da una parte e le femmine dall'altra. Non so come mai. Gli ultimi due anni li trascorsi in un'altra scuola, ci eravamo nel frattempo trasferiti e lì le classi erano miste. Il maestro Pinacci, quello toscano per intenderci, seguiva un sistema didattico che definiva globale, ma non ho ricordi precisi sull'insegnamento.
E il primo giorno com'è andato?
Un disastro, sono stato accompagnato da mia madre, entrati nelle grande aula, trovai tanti banchi, di quelli con il pianale inclinato e un buco per la boccetta dell'inchiostro. Ero curioso e forse anche emozionato, fatto è, che andai sotto il banco ad esplorare e...ops! rovesciai la boccetta dell'inchiostro sul vestito di mia madre.
E lei... si arrabbiò?
Non ricordo ma era così emozionata anche lei,che non credo si arrabbiò molto con me, alla fine era poco più che una ragazza.
Oggi ha due nipoti come li vede? I bambini sono cambiati molto dai suoi tempi?
Non saprei, ho due nipoti molto diversi tra loro. Difficile generalizzare. Certo è che il più piccolo, che ha 4 anni, è più ruspante, è abituato a stare dalla nonna che vive in campagna, gioca, si sporca va spesso a far funghi, si muove in sintonia con il paesaggio.... L'altro è tutto diverso, ha nove anni ed è molto impegnato è preso da tante attività extrascolastiche, fa arti marziali, musica, nuoto...secondo me sono un po' troppe.
E i suoi figli come sono cresciuti?
In una grande e vecchia casa in centro a Bologna in via Castiglione. Giravano con le macchinine a pedali sui pavimenti in cotto, c'era spazio e libertà, ci siamo divertiti molto e vicini a casa c'erano parchi, verde e colli.
Hanno frequentato il nido?
No, mia moglie non lavorava ai tempi. Però hanno frequentato le scuole dell'infanzia dove si sono trovati molto bene, sopratutto la femmina andava volentieri. A distanza di tanti anni i miei figli, che ora hanno più di 40 anni, hanno ancora amicizie di quel tempo, così io che ho legato con dei genitori. E' stata una bella esperienza non c'è che dire.