BoNidi |
E'
educatrice da venticinque anni, si chiama Silvia e ha grande passione
per il suo lavoro che svolge a Rimini. Lavora in un nido di periferia
molto frequentato da genitori giovani e stranieri. Da questo punto
Silvia ha una visione del mondo che cambia e ci racconta la sua
esperienza professionale.
In
tanti anni di lavoro ha visto tanti genitori, secondo lei come sono
cambiati nel tempo?
E'
una domanda molto difficile, intanto perché anch'io in tanti anni
sono cambiata. Prima ero una ragazzina, o quasi, che si confrontava
con timore con genitori molto più “grandi” . Ora
i genitori sono più giovani di me e io ho molta esperienza.
Per certi aspetti le cose non sono cambiate affatto, i tipi di
genitori che arrivano sono di volta in volta apprensivi, fiduciosi,
efficienti...Rispetto ad un tempo forse sono meno omogenei, ci sono
più etnie, diversi saperi, più modi diversi di pensare...
E
i bambini sono diversi?
Non
direi. Cambiano le cose in superficie, ma oggi come ieri quando
riesci a coinvolgerli i bambini sanno rispondere con grande affetto e
tanta energia. E' per questo che il mio lavoro continua a piacermi.
Che
esperienza ha avuto con le colleghe?
Ho
avuto colleghe bravissime che mi hanno insegnato tanto. Quando sono
arrivata ero poco più di una ragazzina, avevo 19 anni. E ho avuto la
fortuna di lavorare per 12 anni a fianco di colleghe davvero esperte.
L'insegnamento più grande è stato il lavorare divertendosi...Si
divertivano a stare con i bambini e questa energia si contagia, si
moltiplica...se ci ripenso oggi posso dire che magari non
erano troppo appassionate alle teorie...ma erano stupende,
sempre sorprendenti.
Oggi
ci sono più regole al nido?
Si,
il nido potremmo dire è cresciuto in esperienza. La pedagogia ha
fatto passi da gigante ed è innegabile che sappiamo molte più cose
di un tempo, sull'infanzia e sulla complessità della crescita. Il
lavoro si è raffinato è diventato più complesso. Noi educatori ci
relazioniamo con nutrizionisti, psicologi, pedagogisti e ognuno porta
il suo sapere al nido.
Un
sapere indispensabile?
Direi
che se un nutrizionista mi da delle indicazioni io le seguo e le
sperimento. Il nido è fatto di questo, si sperimenta e si osserva
poi si valuta ciò che funziona e come funziona. Se una persona è
competente in un campo, va ascoltata e accolta, anche se magari
inizialmente non piace l'idea.. Ritornando all'esempio della
nutrizionista, oggi si pensano cose molte diverse sul cibo e il
rapporto che il bambino deve instaurare con la pappa rispetto a dieci
o quindici anni fa.
Ad
esempio?
Ad
esempio che la pappa non va introdotta come un premio: “se sei
bravo ti do il dolcetto” ma nemmeno “finisci tutto quello che hai
nel piatto”. Il bambino al nido impara le regole ma anche e
sopratutto l'autonomia.
Possiamo
dire che il maggior insegnamento del nido è l'autonomia?
Autonomia
e relazione con gli altri. Si, penso di si. E direi che la differenza
si vede quando i bambini accedono alla scuola d'infanzia. Chi viene
dal nido ha raggiunto molte autonomie ed è in grado di relazionarsi
meglio con i pari. Alle volte, ma questa è una mia considerazione
del tutto personale, ho l'impressione che il passaggio alla scuola
sia duro. Perché si perde un po' l'aspetto relazionale e
dell'ascolto...e forse anche a discapito dell'autoconsapevolezza. I
motivi sono tanti, sicuramente un diverso rapporto numerico, i
bambini sono più grandi e le maestra più sole con un gran numero di
bambini...